mercoledì 21 aprile 2021

Legge Clima: se l’accordo non è abbastanza ambizioso, l’intero Green Deal diventa un’operazione di green washing

riceviamo e volentieri pubblichiamo  

"Durante la notte il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno trovato un accordo sulla Legge Europea sul Clima. Quella che doveva essere la pietra miliare del Green Deal Europeo, la prima legge sul clima che porterebbe l’UE a diventare il primo continente a emissioni nette pari a zero si è di fatto tradotto in misure decisamente insufficienti a contrastare l’attuale crisi climatica”, così l'eurodeputata dei Verdi Europei, Eleonora Evi, commenta l'accordo.

E se i leader europei pensano che il risultato di oggi possa essere sfoggiato domani in occasione del Summit sul Clima a guida USA, vuol dire che continuano a chiudere gli occhi alla scienza " – prosegue l'eurodeputata.
Non solo l’obiettivo deciso di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 non è in linea con le raccomandazioni degli scienziati dell’IPPC del 65%, ma è anche ulteriormente indebolito dal conteggio di questo obiettivo al netto della capacità di assorbimento di suoli e foreste, traducendosi di fatto in una riduzione del 52,8% delle emissioni entro il 2030. Decisamente troppo poco per mantenere le temperature globali entro 1,5 C° nel rispetto degli Accordi di Parigi.
Un’occasione mancata per la creazione di posti di lavoro in un periodo in cui la pandemia ha portato a un crollo occupazionale. Secondo lo studio commissionato dai Greens alla Cambridge Econometrics, infatti, una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030 porterebbe in Italia un aumento dell’occupazione dell’1,2% e una crescita del PIL del 2,6%. Ne ho parlato personalmente con il Ministro Cingolani ed ho esposto questi dati anche al presidente di Confindustria Bonomi.
Un aspetto positivo di questo accordo è l’istituzione di un Gruppo Consultivo di esperti indipendenti sulla lotta al cambiamento climatico, come proposto dal Parlamento Europeo, con l’obiettivo di fornire pareri scientifici, redigere relazioni sulle misure esistenti, sugli obiettivi climatici e sui bilanci indicativi dei gas a effetto serra e sulla loro coerenza con gli impegni dell'Unione ai sensi dell'accordo di Parigi.
Si è deciso anche di preparare un bilancio indicativo dei gas a effetto serra, un passo fondamentale per poter monitorare se stiamo andando nella giusta direzione e stabilire un obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2040.
Peccato però che il bilancio verrà istituito solo per il periodo 2030-2050, un assurdo se si pensa che da adesso al 2030 le nostre azioni saranno determinanti per riuscire a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Quest’ultima dovrà essere raggiunta a livello di unione europea, non sarà quindi un impegno vincolante per ogni singolo Stato Membro, un altro favore a quei paesi che continuano a mostrare poca ambizione e a nascondersi dietro gli impegni degli altri.
Infine, il Consiglio si è opposto alle misure proposte dal Parlamento per migliorare l’accesso alla giustizia, caposaldo della democrazia europea, così come all’eliminazione chiara e immediata di tutti i sussidi alle fonti fossili, condizione “sine qua non” per poter parlare di una società neutrale dal punto di vista climatico.
“Non nascondo il rammarico per un’occasione persa, ma continuerò a battermi affinché quei risultati raggiunti siano da stimolo per avanzare nella lotta alla crisi climatica e un invito a quei Paesi più ambiziosi ad andare oltre e seguire la scienza”, conclude Eleonora Evi.

 


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