lunedì 14 maggio 2018

Musica e storia. Money can't buy life

riceviamo e volentieri pubblichiamo Da T.P.
Money can't buy life
Disse Bob Marley al figlio Ziggy in letto di morte. Emblema di una vita, la sua, troppo breve, vissuta contro il capitalismo, per la musica e per la libertà. 37 anni fa, oggi, ci lasciava dunque una delle più importanti icone di pace e ribellione insieme del nostro tempo, stroncato da un melanoma inguaribile.
Cresciuto nei sobborghi di Kingston, uno degli angoli più difficili del pianeta, Bob con Peter Tosh e Bunny Livingston fonda nel 1966 i The Wailers(letteralmente, coloro che si lamentano) e a quel periodo risalgono i primi successi, poi planetari. Megafono instancabile di oppressi e diseredati, a Marley, poeta combattente, dobbiamo gran parte dello sviluppo della musica moderna, che in quella giamaicana in levare ha trovato fonte imprescindibile di ispirazione.
Due i concetti fondamentali che ritornano nel credo rasta, che con lui abbiamo imparato a conoscere: l'odio verso Babilonia, ossia l'inferno in terra, il mondo occidentale bianco, la società oppressiva in contrapposizione con l'Etiopia - terra madre che un giorno accoglierà la gente di Jah, il Dio rasta - e verso la cultura imposta dal regime. Nulla di più attuale, quattro decadi più tardi in un mondo via via peggiore.
"Emancipate voi stessi dalla schiavitù mentale, nessuno a parte noi stessi può liberare la nostra mente".
Grazie di tutto, Bob.

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