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(ANSA) - ROMA - La raccolta differenziata dei rifiuti nel Nord Italia è al 64%, al Sud è al 38%. Nelle città dove il servizio di raccolta è peggiore, la spesa è più alta per le famiglie. Al Nord il 69% dei rifiuti viene bruciato per produrre energia, al Sud il 62% va in discarica. Nel Mezzogiorno gli operatori pubblici del settore sono il 33%, nel settentrione il 66%. Sono questi i dati più importanti del Green Book, il rapporto annuale di Utilitalia (la federazione delle aziende pubbliche di acqua, ambiente ed energia) sulla gestione dei rifiuti in Italia, presentato a Roma.
Secondo il rapporto, preparato dalla Fondazione Utilitatis con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, la produzione dei rifiuti in Italia ha ripreso a crescere nel 2016 (+2%), dopo alcuni anni di stabilizzazione, soprattutto per via della ripresa economica. La raccolta differenziata ha raggiunto il 52,5% nel 2016: il nord arriva al 64%, il centro al 48,6% e il sud al 37,6%. Una famiglia tipo (3 persone che vivono in 100 metri quadri) nel 2017 ha speso mediamente 227 euro in un comune sotto i 50.000 abitanti e 334 euro in un comune con popolazione superiore a 200.000 abitanti. In media sempre nel 2017 al nord la spesa è stata di 271 euro, di 353 al centro e 363 al sud. I costi sono più alti dove la qualità è peggiore, cioè dove si fa meno differenziata e ci sono meno impianti. Con 575 gestori individuati, il settore dell'igiene urbana ha registrato oltre 12 miliardi di fatturato, occupando 90.433 addetti. Gli operatori di piccole dimensioni (con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro) rappresentano il 55% del totale, anche se contribuiscono a solo il 10% del fatturato nazionale. Il 37% del fatturato è generato dal 3% di operatori con un volume d'affari superiore ai 100 milioni di euro. La stima del fabbisogno nazionale di investimenti in raccolta differenziata e nuovi impianti viene valutata in circa 4 miliardi di euro.
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