Il 3 è il numero perfetto anche per il pensiero costituzionale: la cifra dell’equilibrio dinamico che garantisce tutti. Se in Parlamento hai tre forze, due potrebbero accordarsi per eliminare la terza, ma poi si piomberebbe nel numero 2: la stasis e lo scontro. Invece conviene a tutti che esista sempre una terza forza, a garanzia delle altre due, contro l’esplodere del conflitto radicale.
Nei sistemi proporzionali, tutti sono chiamati a mettersi in gioco per ottenere ciò che più desiderano e per impedire ciò che più temono. E solo alla fine, se falliscono, a scegliere l’opposizione. Non dall’inizio, ‘a prescindere’.
domanda: Renzi dice che il Pd ha perso e sarebbe assurdo se andasse al governo.
Risposta: Che abbia perso milioni di voti, non c’è dubbio. Ma che gli elettori l’abbiano destinato all’opposizione è una sciocchezza. Gli elettori non mandano nessuno da nessuna parte. Intanto, perché ‘gli elettori’ non esistono: esiste una molteplicità di elettori, ciascuno dei quali spera che il suo voto venga usato per il meglio. Nel proporzionale, diversamente che nel maggioritario, non esistono vincitori né vinti. Esiste solo chi va bene e chi va male alle elezioni, chi guadagna voti e chi ne perde. Ma nessuno è esentato in partenza dalla responsabilità di contribuire a un governo. Nemmeno chi raggiunge il 50% più uno è ‘il vincitore’: è solo il più alto responsabile del dovere di mettere a frutto i voti ottenuti per agire per il governo del Paese.
(su questo chi vi scrive sorride, avendolo spiegato a dei dodicenni, spiegando che la politica non è una partita di pallone)sul maggioritario (anticamera della deriva autoritaria)
L’Italicum fu bocciato dalla Consulta perché al secondo turno prevedeva un ballottaggio mai visto al mondo fra liste nazionali (non fra singoli candidati in ogni collegio, come in Francia) e assegnava la maggioranza parlamentare a chi rappresentava un’esigua minoranza nel Paese, senza neppure fissare una soglia minima di voti. I premi di maggioranza sono, appunto, di maggioranza, non di minoranza: possono aiutare chi si avvicina alla maggioranza ad averne una più agevole, non a trasformare una piccola minoranza in maggioranza. Il referendum non c’entra nulla: quello riguardava una ‘riforma’ che, insieme a varie aberrazioni, avrebbe voluto fare del Senato un docile strumento in mano all’oligarchia regionale e comunale dei partiti.
domanda: Ma ormai il Pd è il Partito di Renzi e la maggioranza dei parlamentari, scelti personalmente dal capo, seguirà il capo.
Dovrebbero ricordarsi di essere stati eletti in rappresentanza di tutto il popolo e, per una volta, pensare all’interesse generale. Che poi è anche il loro interesse: non rischiare un’altra disfatta elettorale e non distruggere il loro partito. Del resto tutte le simulazioni dicono che, se si tornasse a votare, non esisterebbe comunque un blocco autosufficiente nemmeno se la Lega e i 5Stelle aumentassero i loro voti. Né rivotando col Rosatellum (ipotesi più probabile), né cambiando radicalmente il sistema elettorale (ipotesi, secondo me, improbabile) per adottarne uno qualsiasi fra quelli in circolazione. Quindi il dovere di sedersi al tavolo del più vicino o del meno lontano si riproporrebbe tale e quale fra qualche mese. Che senso ha rinviare la scelta, anziché affrontarla, o almeno tentarla, adesso?
cit. ilfattoquotidiano
Vogliamo semplicemente far notare, a commento dell'intervista, che a seconda di come si pongono le domande, si hanno delle risposte, per questo la lucidità del Professore ci aiuta a comprendere quello che sta avvenendo, con buona pace degli urlatori del nulla;
ricordiamo per sorridere, un sondaggio che circolava nel 1996, per vedere come porre la domanda, a volte determina la risposta;
Elettore, preferisci Berlusconi o disapprovi Prodi?
la risposta degli analisti era, l'80% preferisce Berlusconi e disapprova Prodi, il 20% non si esprime, e al lettore superficiale, questo non faceva una grinza; forse è una battuta, forse no, ma la politica, ricordiamolo, non è una partita di pallone.
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