lunedì 17 maggio 2021

Cile. I risultati delle elezioni

Di Luca Profenna (fotografo, attivista, esperto) 

Le elezioni per i candidati e le candidate all'Assemblea Costituente si sono chiuse poche ore fa. E il risultato è questo.

Dei 152 seggi disponibili, un terzo è rappresentato dai candidati e dalle candidate provenienti dalle liste indipendenti e dai movimenti sociali. Sono esattamente 48, le persone che entrano nell'assemblea. Un risultato, a mio avviso, ottimo. A questi 48 si aggiungono 17 persone provenienti da liste legate ai popoli originari.

Inoltre le destre, unite nella lista "Vamos por Chile", si fermano a soli 37 eletti, sotto la soglia dei 52 posti per influire nel contenuto della nuova Carta Costituente e per porre veti.

E ancora, la somma degli indipendenti assieme alle due liste della sinistra "Apruebo Dignidad " ( 27 elettə ) e "Lista del Apruebo" ( 25 elettə ) supera i due terzi dei seggi dell'assemblea.

Resta importante sapere che nei 48 seggi vinti dai candidati e dalle candidate indipendenti, quasi la maggioranza, fa parte di movimenti, comitati, associazioni e collettivi presenti nelle lotte sociali cilene, come la Coordinadora Feminista 8M, ad esempio.

Tutti gli eletti, tutte le elettə ora avranno nove mesi per redigere la nuova Carta Costituente.

Ricordo che nei 152 elettə, più della metà, sono donne.

Insomma, c'è ancora tanto da fare, ma dal Cile proviene l'ennesima bella boccata d'ossigeno. Il che non vuol dire che con le elezioni si sistemerà tutto. Il che non vuol dire che attraverso lo strumento del voto, i problemi del paese latinoamericano spariranno.

No, assolutamente no.

È che dal Cile, forse, arriva un'onda enorme che ci sbatte davanti agli occhi, l'importanza della pluralità delle lotte. Che scendere per le strade vuol dire lottare. Che scioperare vuol dire lottare. Che fare resistenza vuol dire lottare. Che rispondere alla violenza dello Stato e dei Carabinieri con l'uso collettivo della forza vuol dire lottare. Che organizzarsi vuol dire lottare, ma anche talvolta essere spontanei e selvaggi vuol dire lo stesso. Che è importante dare fuoco ai luoghi del potere e degli abusi. Che è fondamentale stringersi comunità e tutelare tutte e tutti. Che bisogna continuare a occupare università, scuole, piazze e luoghi di lavoro per rivendicare cambiamenti sistemici radicali. Che bisogna continuare a richiedere la liberazione di tutte le attiviste e gli attivisti detenutə nelle prigioni. Che non esiste lotta  senza femminismi e distruzione del patriarcato. Che il capitalismo è il male assoluto. Che la lotta dei popoli originari è al centro di tutto. Ma che talvolta, lo strumento del voto, può essere utile, se si prova a ribaltare le logiche del potere.

Che ognuna di queste cose rappresenta un tassello che non esclude nulla, ma che amplia il fronte.

HASTA QUE LA DIGNIDAD SE HAGA COSTUMBRE!

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