riceviamo e volentieri pubblichiamo
in prima serata su Rai 3 sono state mostrate ancora una volta immagini dure e davvero preoccupanti dello stato degli allevamenti italiani.
La nuova inchiesta di Sabrina Giannini per la trasmissione Indovina chi viene a cena ha colpito nel segno, non solo mostrando le reali condizioni di vita degli animali, ma smascherando anche le operazioni di marketing utilizzate per confondere i consumatori.
Siamo orgogliosi di essere stati parte integrante di questa inchiesta: non solo sono state utilizzate immagini riprese da un nostro investigatore sotto copertura, ma abbiamo personalmente accompagnato la giornalista all'interno di diverse strutture del nord Italia per documentare le condizioni degli animali.
E oltre 1 milione di persone hanno visto quelle immagini e seguito il programma
È una novità del mercato: carne, latte e presto anche le uova, etichettate e certificati di “Benessere animale“. Che significato ha questa dicitura? Come si ottiene e quali sono le differenze rispetto ad altri metodi di allevamento?
Basta un abbeveratoio per la certificazione
Sabrina Giannini ha visitato diversi allevamenti già certificati “Benessere animale”, tra cui alcuni fornitori dei marchi Granarolo e Granapadano DOP. Verrebbe da aspettarsi di scorgere mucche al pascolo assieme ai propri vitelli, ma gli animali vivono come prima chiusi in stalla e lo stesso allevatore rivela che per avere questa certificazione è stato sufficiente aggiungere qualche abbeveratoio in più.
Il trasporto non viene considerato
L’inchiesta continua indagando anche la provenienza di questi animali: non vi sono parametri che valutino la fase del trasporto degli animali dall’allevamento al macello, momento molto delicato. Addirittura le certificazioni “Benessere animale” vengono rilasciate anche nel caso l’animale provenga da allevamenti situati all’estero e abbia viaggiato per giorni prima di essere ingrassato o macellato in Italia.
Scrofe in gabbia e mutilazioni denza anestesia
Il “Benessere animale” nel settore dei suini non tiene conto di tre gravi problematiche, che abbiamo più volte evidenziato e che stiamo cercando di risolvere con la campagna #SosPig.
Come mostra il servizio, le femmine sono quelle che soffrono di più all’interno degli allevamenti di maiali, passando un terzo della loro vita in gabbie appena sufficienti a contenerle.
E la castrazione? Si tratta di una pratica effettuata su tutti i suini maschi a pochi giorni di vita e la legge, così come anche la certificazione “Benessere animale”, consentono di effettuarla senza anestesia e analgesia. Inoltre tagliare la coda ai cuccioli di maiale per evitare che se la strappino dovrebbe essere un caso eccezionale, invece nel nostro Paese, pur essendo vietato, viene eseguito normalmente al 98% dei maiali.
Nessun controllo serio
L’ente principale che rilascia le certificazioni di “Benessere animale” è il CSQA. Rispetto a queste problematiche il certificatore ha risposto di affidarsi soprattutto all’autocontrollo delle aziende stesse, ma non ha voluto rilasciare un’intervista al programma. E lo stesso Ministero della Salute ha dei dubbi su questa etichettatura volontaria.
Un'operazione di marketing
Come si evince chiaramente dal servizio l'attuale l'etichettatura “Benessere animale” non garantisce migliori condizioni agli animali, ma è piuttosto una strategia di marketing per attrarre i consumatori.
per approfondire https://www.essereanimali.org
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