mercoledì 29 aprile 2020

F. D'Alfonso AMLETO C'È. MA NON C'È METODO IN QUESTA FOLLIA

riceviamo da Franco D'Alfonso e volentieri pubblichiamo 
Ascoltando il premier Conte nella sua ennesima conferenza stampa serotina e sostanzialmente capendo poco o nulla di quello che stava dicendo con quell’amletico sorrisetto stampato sopra la pochette, mi è venuto il dubbio che gli estensori materiali del dpcm “riapriamo il 4 maggio, ma forse prima o magari dopo” fossero Rosencrantz e Guildenstern, gli amici di Amleto, il personaggio cui chiaramente l’ex avvocato del popolo si ispira.
 Fosse così avremmo anche risolto il mistero dell’identità della mente burocratica contorta che sta dietro l’emissione di 200 provvedimenti di origine governativa che hanno prodotto l’indispensabile decreto attuativo (senza di questo siamo alle chiacchiere e distintivo in mondovisione) in numero 2 (due) casi, in numero 22 (ventidue) casi sono scaduti e dovranno essere reiterati in qualche maniera e negli altri 176 (centosettantasei) casi sono “in attesa”, lasciando migliaia di sindaci, amministratori, imprese e cittadini prigionieri di un eterno “essere o non essere” applicato perfino alla autocertificazione da esibire.
Non è così naturalmente, non siamo in una “shakespeariana” Danimarca, soprattutto perché non potremmo mai dire con Amleto che “c’è del metodo in questa follia” … E’ proprio il metodo l’assente totale in queste giornate di una “emergenza” che, dopo oltre due mesi dal paziente(forse) 1 di Codogno dovrebbe ormai essere normalità, nel senso di avere chiaro almeno le principali azioni appropriate per l’attesa fase di calo dei contagi.

Invece non riusciamo nemmeno ad avere certezza sui numeri dei contagiati, dei morti, della localizzazione dei focolai, non dico una indagine epidemiologica come pure sarebbe giusto pretendere: una situazione che inevitabilmente produce provvedimenti contraddittori sin dai propri capoversi interni, per non dire fra Governo, Regioni, commissari, comitati consultivi, virologi e immunologi di vario genere e numero.
Più che l’incompetenza inevitabilmente generalizzata, anzi “globalizzata” nell’affrontare l’epidemia, ha pesato da noi indubbiamente la scarsa qualità della maggior parte dei responsabili politici ed amministrativi, con l’esempio negativo tragico della Regione Lombardia di Fontana e Gallera, arrivati a quelle responsabilità in questi anni di disprezzo per la buona politica, per il sapere e perfino per il congiuntivo e la lingua italiana.

Ma soprattutto la crisi del coronavirus ha reso evidente a chiunque l’inadeguatezza ai limiti del grottesco di una impalcatura istituzione e di procedure e logiche amministrative che nell’affrontare la pandemia hanno fatto una figura peggiore dell’amministrazione spagnola con la peste manzoniana.
Al grido di “niente sarà più come prima” tutti continuano ad esibire gli stessi comportamenti di prima, considerando questi due mesi nel migliore dei casi una parentesi da chiudere in qualche modo.
Non sarà possibile perché il virus ha portato alle estreme conseguenze processi già avviati e ne ha innescati di nuovi, come il tentativo oggi credibile di una nuova Europa.

Non possiamo più permetterci né il conservatorismo romanocentrico che pretende più potere per “risolvere” i problemi della sanità o del Mezzogiorno che non ha risolto in più di centocinquanta anni, né la versione stracciona e populista del nazionalismo che va sotto il nome di “sovranismo” e l’attuale classe politica, maggioranza e opposizione, purtroppo non ha nemmeno iniziato a capirlo.
Ancora una volta, abbiamo bisogno di una nuova politica e di una nuova classe dirigente, basata su competenza, valori civici e spirito di comunità, quelli che da anni ormai portiamo avanti nelle nostre realtà e che ci ha portato a lanciare il nostro progetto civico e politico.
Come già detto, il tempo è adesso.

POST SCRIPTUM. Il dramma e la farsa
La farsa.
Non diversamente si può definire la notizia che un apposito spazio sarà dedicato all'approfondimento del termine 'Congiunti'.
Dopo le parole di Giuseppe Conte di domenica sera sulle visite ai congiunti, il chiacchiericcio mediatico si è concentrato attorno al termine usato e su cosa debba intendersi. Da una prima interpretazione del Dpcm in vigore dal prossimo 4 maggio per «congiunti» debbono intersi «parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili». È stato assicurato che sugli 'affetti stabili' le Faq sul sito di Palazzo Chigi, chiariranno gli eventuali dubbi interpretativi !!

Il dramma.
25 aprile 1945, ci si ritrovava per quelli che hanno messo a rischio la vita per difendere la libertà
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25 aprile 2020, ci si ritrova fra quelli che hanno messo a rischio la libertà per difendere la vita.
I tempi cambiano, ma non la volontà di ripartire ed andare avanti , per quelli che non ce l'hanno fatta e per quelli che ce la devono fare.
Per noi tutti, per la libertà e la vita.

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