Caro Sindaco Giuseppe Sala, molti hanno utilizzato il termine “guerra” per definire questo periodo di massima emergenza sanitaria. C’è l’alto numero di morti, ospedali da campo attrezzati in tutto il paese, molte attività economiche ferme, confini chiusi, le persone chiuse in casa, le forze dell’ordine impegnate nelle nostre strade a far rispettare le nuove regole di distanziamento sociale.
I cittadini milanesi hanno accettato e applicato alla lettera le istruzioni e le direttive che sono arrivate ad ondate successive e sono stati talmente ligi che secondo una ricerca dell’Economist, da lei citata, Milano è risultata la prima città al mondo per decremento della mobilità legata al lockdown. I nostri vecchi, i bambini, i genitori i cittadini in generale hanno dato grande prova di maturità e responsabilità. Hanno fatto quello che è stato chiesto. Sono rimasti a casa. I bambini milanesi in particolare sono a casa da scuola dal 22 febbraio (e solo per le scuole fino alla terza media sono oltre 120 mila). Ricorda, sindaco? Avevano preparato i festeggiamenti per il Carnevale Ambrosiano. Erano pronti con i coriandoli ed i vestitini da principesse e supereroi, per le festicciole di classe, le recite, le sfilate per la città. E si sono trovati, primi tra tutti gli italiani, a casa. Sono 8 settimane, sindaco, di cui 6 di clausura. In una città come Milano in cui la maggior parte della popolazione vive in appartamenti, senza giardini o cortili condominiali, senza terrazze o balconi, spesso in pochi metri quadri, ecco, a Milano i bambini sono la categoria che ha subito di più la quarantena dal punto di vista psicologico. In primis per l’isolamento sociale in una fase della vita delicata in cui non si hanno ancora gli strumenti psicologici per metabolizzare e razionalizzare eventi così traumatici, poi per la mancanza di movimento fisico ed esposizione alla luce solare, infine perché hanno improvvisamente eliminato le relazioni primarie con i coetanei, che, come attestano psicologi e pedagoghi, sono parte integrante della loro crescita formativa. I bambini, come i loro genitori hanno ubbidito come soldatini, ma ora pensiamo debbano essere presi in considerazione e rientrare quindi tra i protagonisti dei provvedimenti della “fase 2”. Nel suo video odierno parla dei bambini a casa da scuola solo come un problema per i genitori che devono rientrare a lavorare, e non come piccoli uomini e donne con diritti e bisogni propri, che vanno oltre la semplice necessità di madri e padri di parcheggiarli da qualche parte. I nostri piccoli avranno bisogno di ritrovare l’equilibrio, staccarsi dalle tv, dagli smartphone, dai tablet e pure dai genitori. Esiste anche una ecologia della crescita. Pensiamo che la riapertura dei parchi cittadini, quando inizierà la fase 2, potrà sicuramente dare un contributo in questo senso come giustamente propone Giampiero Sammuri, presidente Federparchi. Oltre alle summer school che lei auspica, si potrebbero organizzare attività all’aria aperta, in collaborazione con le scuole, le parrocchie, gli educatori, contingentando sicuramente il numero delle persone, limitando la partecipazione ai tamponati, o a chi risulta positivo e guarito al test sierologico. Facciamoli uscire, organizziamo campi sportivi, giochi, didattica all’aria aperta. Facciamoli incontrare, camminare, correre, giocare. Mettiamo in piedi misure che li proteggano e ci proteggano ma non li costringano ulteriormente alla sedentarietà, la reclusione e la tristezza. Diamo la possibilità, caro sindaco, ai nostri bambini di ritornare a fare i bambini. Non dimentichiamoci ancora una volta di loro, perché i figli sono un patrimonio dell’intera collettività, non dei soli genitori che li allevano; sono la futura classe dirigente, i futuri lavoratori, coloro che manterranno noi nella fase della vecchiaia. La loro responsabilità non può e non deve essere carico esclusivo delle famiglie.
I Verdi di Milano
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