domenica 19 aprile 2020

Da FridayforFuture Milano, la lettera a Sala e una analisi della lettera da un ecologista. per un dibattito propositivo

A distanza di pochi giorni, abbiamo ricevuto due lettere:
la prima a firma FridayForFuture Milano e la seconda da un'attivista di FFF Milano che puntualizza alcuni limiti; per onor di cronaca le riportiamo tutte e due, per provare a stimolare una riflessione individuale dei singoli attivisti e per portare a una sintesi propositiva, per un nuovo punto di partenza della mobilitazione ecologiste, per la giustizia climatica e per la conversione ecologica.
Nel fratttempo, il Sindaco di Milano non si è fatto attendere ed è arrivata una prima risposta che riportiamo.
Nota di redazione, nella lettera di FFF, mancano dei soggetti fondamentali, ovvero, le amministrazioni provinciali e di Milano Città metropolitana, non è un errore "leggero" in quanto, negli ultimi 30 anni, sono state le province, l'ente più vicino ai cittadini, dalle scuole, strade e parchi, a portare maggior impegno e a mostrare maggior sensibilità sui temi ambientali, cercando di coordinare le azioni dei singoli comuni; un esempio rimane il laboratorio di AGENDA 21. 


Da FridayForFuture Milano
Le amministrazioni - comunale e regionale - stanno approntando un piano "New Start" per la gestione della seconda fase dell'emergenza: il rientro al lavoro di migliaia di cittadini.
Questa tragica epidemia e l'arresto forzato di tutte le attività che ne è conseguito devono rappresentare un'opportunità di ripensamento e di cambiamento, ma soprattutto della messa in campo di nuove soluzioni per una partenza in netta controtendenza con il passato.
Per questo, abbiamo inviato una lettera al Comune di Milano e alla Regione Lombardia con alcune proposte:
- creazione di una "rete ciclabile di emergenza", come suggerito da Bikeitalia.it;
- disincentivo all'utilizzo dei mezzi di trasporto privati;
- potenziamento del servizio pubblico ATM e Trenord, con aumento del numero di mezzi e di corse;
- incentivo allo smart working, nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
Per far si che la nostra lettera venga ascoltata abbiamo bisogno anche della tua firma!
Di seguito il testo completo della lettera:
All’attenzione di
Comune di Milano Regione Lombardia Sindaco Beppe Sala Presidente Attilio Fontana
Siamo venuti a conoscenza che è allo studio il piano “New Start” in cui viene delineata la strategia per affrontare la seconda fase di questa emergenza: il rientro al lavoro di migliaia di cittadini.
Vorremmo portare alla vostra attenzione i seguenti argomenti.
  1. 1)  Nell’ultimo mese la qualità dell’aria è sensibilmente migliorata.
    ARPA, nel suo report alle proprie rilevazioni, scrive*:
    “[...] per il biossido di azoto (NO2) e ancora più per il monossido di azoto (NO) e per il Benzene le concentrazioni rilevate si sono sensibilmente ridotte e, in alcune stazioni, risultano perfino inferiori ai valori più bassi registrati in ciascun giorno di calendario nel periodo di osservazione nei dieci anni precedenti. In questo caso è quindi più evidente l'effetto della riduzione delle emissioni connessa alla riduzione dei flussi di traffico, che in ambito urbano è certamente la prima fonte di ossidi di azoto.”
    E conclude:
    “Lo studio ha evidenziato che il trend di generale riduzione delle concentrazioni degli inquinanti che si sta osservando in questo periodo deve essere attribuito, in proporzioni non quantificabili in modo preciso e comunque dipendenti dalle singole giornate e dal singolo inquinante, all'insieme di 3 fattori: riduzione delle emissioni (in particolare dal settore trasporti), variazione delle condizioni meteorologiche (comunemente meno favorevoli all'accumulo in questo periodo dell'anno) e condizioni ambientali che influiscono sulle reazioni chimico-fisiche in cui sono coinvolti gli inquinanti.”
  2. 2)  Numerosi studi scientifici sia italiani che esteri evidenziano una correlazione tra inquinamento dell’aria e diffusione del virus.
    Tra questi ultimi, quello pubblicato il 4 Aprile 2020 da ricercatori dell’Università di Siena e della Aarhus University** e confermato da un’altro studio dell’università di Harvard***, mette a confronto il tasso di mortalità nelle regioni di Lombardia e Emilia Romagna (12%) con quella del resto dell’Italia (4.5%), concludendo che:
    “[...] it is well known that pollution impairs the first line of defense of upper airways, namely cilia,thus a subject living in an area with high levels of pollutant is more prone to develop chronic respiratory conditions and suitable to any infective agent. Moreover, as we previously pointed out, a prolonged exposure to air pollution leads to a chronic inflammatory stimulus, even in young and healthy subjects. This, in our opinion, may partly explain a higher prevalence and lethality of a novel, very contagious, viral agent such as SARS-CoV-2, among a population living in areas with a higher level of air pollution, particularly if we consider the relatively high average age of this population. [...]”
Alla luce di queste premesse, abbiamo appreso quindi con stupore che, al fine di limitare la concentrazione di persone in spazi limitati, uno dei punti del piano “New Start” si basi sullo scoraggiare l’utilizzo dei mezzi pubblici a favore dei mezzi di trasporto motorizzati privati. Per fare questo, ci risulta stiate pensando ad una riduzione del servizio pubblico in numero di mezzi e frequenza di corse. Ciò causerebbe l’ingresso di circa 750.000 veicoli giornalieri in più oltre a quelli che già intasano le vie e inquinano l’aria di Milano.
Noi chiediamo che vengano invece prese in considerazione le seguenti proposte:
  1. seguendo il modello di altre città europee, incentivare l’utilizzo della bicicletta come principale mezzo di spostamento, ponendo in opera la realizzazione di una “rete ciclabile di emergenza”, come suggerito da Bikeitalia****: “un sistema rapido ed economico per mettere in sicurezza la circolazione delle due ruote”;
  2. scoraggiare l'utilizzo dell’auto come mezzo di trasporto non solo in quanto fonte di inquinamento, ma anche perché incentivo a una mobilità privata che promuove un sistema socialmente iniquo;
  3. potenziare il servizio di trasporti cittadino (ATM) e ferroviario (Trenord), aumentando il numero di mezzi e di corse, affinché gli utenti possano facilmente mantenere la distanza di sicurezza richiesta. Prima della loro messa in servizio, sarebbe opportuno sottoporre i mezzi a sanificazione, informando gli utenti e rassicurandoli per la loro salute;
  4. nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, porre in atto politiche che incentivino lo smart working, considerato da molti esperti un modo di lavorare più consono alla qualità della vita dei singoli, nonché un forte disincentivo agli spostamenti con mezzi propri e, in ultima analisi, un aiuto al contenimento di emissioni inquinanti;
Questa emergenza ci ha mostrato tutta la nostra fragilità. In pochi giorni abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini per adattarci a qualcosa di più grande dei bisogni del singolo: la salute di tutti.
Milano e l’intera Lombardia sono state costrette a fermarsi: difficilmente alle vostre amministrazioni si ripresenterà un momento più opportuno di questo per ripartire in modo nuovo, mettendo in campo ogni iniziativa possibile, con la giusta attenzione per la salute, per il lavoro dei cittadini e insieme per l’ambiente. Non possiamo essere sani se l’ambiente in cui viviamo è malato.
Non possiamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema.
Speranzosi di essere non solo ascoltati ma anche compresi, vi porgiamo i nostri saluti.
Fridays for Future Milano
Extintion Rebellion Milano
Centro Sudi Systasys
Roberto Romizi, presidente ISDE
Edoardo Bai, presidente sezione ISDE Milano Avv. Veronica Dini
la risposta, analisi 

cARO AMICO TI SCRIVO: GLI ERRORI DI FRIDAYS FOR FUTURE MILANO IN UNA LETTERA

Non si può dire che Fridays For Future stia vivendo una vita rigogliosa. Venuta meno la sua principale arma, la manifestazione, sta attraversando una fase carsica, di cui sarebbe azzardato vaticinare gli esiti, ma su cui ci si può fare delle idee se guardiamo al percorso fatto finora. Se Fridays For Future, in cui chi scrive milita, è (o forse sarebbe meglio dire: è stato) un momento importante di creazione di coscienza, ha però mostrato dei limiti evidenti, che non gli stanno permettendo di affrontare l’attuale situazione. Oggi FFF si riduce a un numero estremamente esiguo di attivisti rispetto alle grandi masse di persone che sono scese in piazza. Essendo in buona parte un prodotto mediatico, legato a una storia accattivante che poteva essere vendibile per i giornali, il movimento ha sempre vissuto una scissione tra chi scendeva in piazza e chi invece lo organizzava, al punto che diventa difficile parlare di movimento se non in senso molto ampio, come movimento d’opinione. Nei fatti, invece, Fridays For Future, come la sua cugina Extinction Rebellion, è più simile a un gruppo politico ambientalista che non a un vero e proprio movimento.
Un gruppo ambientalista che, se da un lato ha a disposizione una struttura impensabile per i movimenti che l’hanno preceduto, su scala internazionale, con referenti e momenti assembleari continuativi, dall’altro non è riuscito a farne un sistema organizzativo efficace, immune da personalismi (come quello della pseudo-portavoce Federica Gasbarro), chiaro e trasparente. Al momento la maggior parte dei militanti non conosce la struttura, l’organigramma e il funzionamento di FFF. Questo è dovuto sia all’estrema eterogeneità dei componenti del movimento, all’aver preso in prestito alcune pratiche dell’autonomia come il «metodo della sintesi» e l’allergia per qualsiasi tipo di votazione, ma anche al divario tra i semplici simpatizzanti del movimento e il movimento stesso.
Questo divario si è ampliato e accentuato nel corso del tempo. Il caso di Milano è esemplare. Il gruppo locale di FFF, costituito da una cinquantina di militanti attivi, di cui chi scrive fa parte, non è riuscito ad aggregare nuove persone; se si è posto il problema di un radicamento sociale nelle scuole, l’ha fatto in modo estemporaneo e finalizzato a una semplice sensibilizzazione degli studenti e non alla raccolta di attivisti, per i quali si è semplicemente affidato al lavoro già esistente dei centri sociali. Al lavoro di reclutamento politico, si è sostituito un lavoro di comunicazione mediatica, che aveva come unico scopo apparire sui giornali, parlando alla popolazione (non c’è altro termine per definire la genericità del referente politico di FFF) attraverso gli strumenti e i canali istituzionali. In questo modo ci si è esposti a un duplice problema: la subalternità nei confronti dei media, per cui il movimento scompare quando non è illuminato dai loro riflettori, e l’impossibilità di instaurare un rapporto politico con i destinatari del proprio messaggio.
Parallelo e speculare al rapporto con i media, è il rapporto con le istituzioni. Un rapporto che si può definire propriamente dialogico: né totalmente collaborativo, né pienamente conflittuale. Ora, Fridays For Future Milano è particolarmente frazionata al suo interno: una parte, di cui fa parte anche un membro dell’attuale maggioranza del Consiglio comunale, organizza ogni venerdì un presidio di qualche decina, se non qualche unità, di persone sotto Palazzo Marino, mentre la parte maggioritaria (anch’essa etereogenea e frazionata al suo interno) gestisce tutto il resto del lavoro di FFF senza partecipare ai presidi. Non stupisce quindi che la linea adottata finora sia particolarmente compromissoria, e volta quasi più a mostrare la propria coerenza ecologista nei confronti di eventuali critiche che non alla realizzazione di una lotta effettiva.
Un ottimo esempio dei limiti politici e organizzativi di FFF è la lettera che l’8 aprile Fridays For Future Milano, insieme a Extinction Rebellion ha scritto al Sindaco di Milano e al Presidente della Regione in occasione del progetto “New Start” in vista della gestione del dopo-quarantena, che promuove l’uso di mezzi privati e automobili al posto dei mezzi pubblici. Un affronto su cui, come minimo, FFF Milano avrebbe dovuto indire un’assemblea e un momento di confronto. Invece il gruppo comunicazione ha deciso in autonomia di scrivere una lettera e inviarla, senza che tutti i militanti potessero discuterla. Non è un atteggiamento nuovo in FFF: la disorganizzazione è tale per cui l’attività politica viene gestita di volta in volta da gruppi ristretti di persone, portando a una sempre maggiore autoreferenzialità e alla costituzione di poteri di fatto e gerarchie informali. Questo è evidente anche per le questioni di livello nazionale: nelle ultime settimane si sono creati dei gruppi di lavoro senza che la maggior parte dei militanti ne fosse a conoscenza e senza che potessero scegliere dei referenti per questi gruppi. Anzi: spesso i gruppi di lavoro a cui potrebbero accedere solo un numero limitato di referenti vengono aperti ad altre persone, rendendo del tutto arbitraria la rappresentanza in quei contesti.
Ma torniamo alla nostra lettera. Premesso che sarebbe stata opportuna una campagna di comunicazione diretta con la cittadinanza, la scelta di scrivere una lettera avrebbe avuto senso solo facendo leva sulle contraddizioni di una politica sedicente ambientalista e che poi promuove l’utilizzo delle automobili. Il referente, però, dovrebbe essere in ogni caso la cittadinanza, senza avere la pretesa di convincere l’istituzione, tanto più che già una lettera era stata inviata la Sindaco, lo scorso novembre. Lettera che non ha suscitato alcuna risposta né particolari polemiche. Una nuova lettera, per quanto indirizzata anche al Presidente della Regione, non sembra una scelta propagandistica, bensì una pia richiesta di ascolto, in cui l’unico orizzonte è il confronto con l’istituzione. A dieci giorni di distanza, non ha acceso alcun dibattito ed è stata confinata negli archivi dei rispettivi uffici protocollo.
Ma è interessante entrare nel merito della lettera, che, pur senza essere un documento politico, mostra tutta la mancanza di direzione politica del movimento. Una prima parte porta all’attenzione delle istituzioni due questioni, avvalendosi di un rapporto ARPA e di uno studio di ricercatori dell’Università di Siena: il miglioramento della qualità dell’aria di questi giorni e la correlazione tra inquinamento dell’aria e diffusione del virus. La seconda parte è invece più politica e richiede una serie di misure:
Noi chiediamo che vengano invece prese in considerazione le seguenti proposte:
1. seguendo il modello di altre città europee, incentivare l’utilizzo della bicicletta come principale mezzo di spostamento, ponendo in opera la realizzazione di una “rete ciclabile di emergenza”, come suggerito da Bikeitalia: “un sistema rapido ed economico per mettere in sicurezza la circolazione delle due ruote”;
2. scoraggiare l’utilizzo dell’auto come mezzo di trasporto non solo in quanto fonte di inquinamento, ma anche perché incentivo a una mobilità privata che promuove un sistema socialmente iniquo;
3. potenziare il servizio di trasporti cittadino (ATM) e ferroviario (Trenord), aumentando il numero di mezzi e di corse, affinché gli utenti possano facilmente mantenere la distanza di sicurezza richiesta. Prima della loro messa in servizio, sarebbe opportuno sottoporre i mezzi a sanificazione, informando gli utenti e rassicurandoli per la loro salute;
4. nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, porre in atto politiche che incentivino lo smart working, considerato da molti esperti un modo di lavorare più consono alla qualità della vita dei singoli, nonché un forte disincentivo agli spostamenti con mezzi propri e, in ultima analisi, un aiuto al contenimento di emissioni inquinanti;
 La genericità di queste richieste è evidente, e le rende facilmente rifiutabili. Con che modi incentivare l’utilizzo della bicicletta? Come scoraggiare l’utilizzo dell’auto? Con quali politiche? Su questo dovrebbe interrogarsi Fridays For Future Milano, e invece non l’ha mai fatto. Non ha mai preso in mano il Piano di Governo del Territorio per mettere in campo una controproposta; non ha mai pensato a delle alternative credibili e concrete. In questo modo ci si limita a una richiesta di buon senso ma che dà anzi la possibilità a Comune e Regione di replicare che non esistono alternative, e che le uniche scelte concrete e applicabili sono le loro, altrimenti FFF sarebbe in grado di dare le proprie.
Mentre le prime tre richieste sono banalissime ma condivisibili, la quarta è invece proprio sbagliata. Il lavoro da casa, altrimenti detto smart working (non si capisce perché sia per forza più intelligente, ma ci adeguiamo) è in questo momento una misura emergenziale che permette di tenere in piedi proprio quel sistema economico che sta devastando uomo e ambiente, e contro cui FFF dovrebbe lottare. Se come misura emergenziale non possiamo che accettarlo perché non vi sono le condizioni oggettive per opporvisi, e opporvisi significherebbe esporre i lavoratori al contagio, non possiamo in alcun modo pensare che sia «un modo di lavorare consono alla qualità della vita dei singoli», come si legge nella lettera.
È, al contrario, un modo di lavorare che rende i lavoratori soli, fisicamente soli e quindi impotenti. E non è un caso che il lavoro da casa sia una modalità lavorativa molto diffusa nei paesi più poveri del pianeta. Dove non c’è la necessità di concentrare i lavoratori in un unico posto, è più proficuo isolarli. Sia per ridurre i costi (niente affitti, niente spese di corrente, niente strumentazioni fisiche), sia perché, isolato, il lavoratore non è nulla, è un numero che si può lasciare a casa con un messaggio su Whatsapp. È vero: l’azienda ha meno controllo sul dipendente. Ma ha uno strumento di controllo che nessun lavoratore può eludere: il rendimento. I lavoratori da casa esistono già, e fanno parte di quel «proletariato cognitivo» fatto di partite IVA che in realtà mascherano rapporti di lavoro subordinato, forme di iper-precariato e di lavoro a chiamata che non hanno nulla a che fare con la «qualità della vita».
Infine, questa lettera, pur presentando un punto di vista politico (e, come abbiamo visto, non certo vicino ai lavoratori e ai più deboli), non lo esplicita. Essendo una semplice comunicazione a Sindaco e Presidente della Regione, e non un discorso che abbia come referente la cittadinanza, non si perita in alcun modo di fare un ragionamento politico. L’ecologia è ridotta così a mera questione amministrativa – e, per giunta, affrontata malamente, con pressapochismo e ingenuità, come se l’amministrazione del territorio fosse qualcosa che si può realizzare con dei buoni propositi. 
Si sarebbe potuto fare un discorso sulla riduzione dell’urbanistica a una mera spartizione fra privati, oppure parlare della privatizzazione di ATM (purtroppo, Fridays For Future Milano si rifiuta di incontrare il comitato ATM pubblica, se non per cinque minuti di intervento durante lo sciopero globale), o ancora del modello Milano. Si sarebbe potuto avviare da tempo, come detto più volte, un programma di rivendicazioni cittadine, con la consapevolezza che le questioni politiche sono tali perché riguardano l’interezza della società. E che dunque è necessario intervenire su tutta la società se si vuole cambiarla.
Fridays For Future Milano, invece, continua ad andare in tutt’altra direzione.
La risposta del Sindaco di Milano Giuseppe Sala
Il primo cittadino di Milano annuncia gli obiettivi a breve, medio e lungo termine“Quello che noi dobbiamo fare è esattamente questo: fronteggiare il problema, lavorare in termini di pianificazione e immaginare il futuro”.
Poi comunica la collaborazione con la Regione Lombardia“Ieri sono stato critico nei confronti di Regione Lombardia, ma al contempo ho scritto al presidente Fontana dimostrando la mia volontà di collaborare: con lui e con la Regione. Mi ha chiamato ieri sera e lavoreremo perché abbiamo un mare di problemi davanti a noi che dovranno essere risolti”.
Sul fronte mobilità c’è la questione del trasporto pubblico locale che andrà ripensato per evitare il collasso: “Vi faccio l’esempio dei trasporti: è chiaro che se vogliamo riaprire Trenord e ATM avranno un problema enorme, ma dobbiamo risolverlo non possiamo sfuggire. Ci vorrà grande razionalità e, permettetemi di dire, ci vorrà anche un po’ di creatività”.
Tra le idee di Beppe Sala c’è anche quella di incentivi da parte del governo per l’acquisto di bici a pedalata assistita: “Ieri ne parlavo con la task force di Colao e, per esempio, si ipotizzava che il governo finanzi l’acquisto di biciclette elettriche: è una soluzione, una delle soluzioni. E a noi (amministratori, ndr) competerà il fare in modo che le biciclette potranno circolare meglio”.

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