mercoledì 29 aprile 2020

Fare profitti con la pandemia da jacobin

Liberanotizie rilancia questo articolo uscito su Jacobin, perchè è un ottimo articolo, per farVi conoscere questa importante e utile rivista On line, e perchè il tema trattato è fondamentale che venga esteso il più possibile al dibattito pubblico.

I difensori dello status quo neoliberista usano trattati e accordi commerciali per sottrarsi al dibattito pubblico e imporre ancora le loro regole, nonostante i fallimenti del mercato evidenziati dalla crisi sanitaria.

Articolo di Francesco Paniè
Una interessante interpretazione di Quinn Slobodian ha di recente messo in questione la proposta di Karl Polanyi, secondo cui l’ideologia neoliberale si condenserebbe nel dogma del mercato come entità capace di autoregolarsi. 
Quinn Slobodian, con un’accurata ricerca storica che si dipana lungo le oltre 400 pagine del suo Globalists – The End of Empire and the Birth of Neoliberalism, dimostra che il ruolo delle reti istituzionali è fondamentale per proteggere la proprietà privata dalle interferenze della democrazia. Ecco perché l’obiettivo degli alfieri di questa scuola di pensiero non è la morte dello stato o delle autorità di regolamentazione, ma la loro funzionalità al perpetuarsi dello schema del mercato. Una simile visione sarebbe sottesa alla nascita di super-istituzioni come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l’Organizzazione mondiale del commercio o l’Unione europea. Questi pilastri del neoliberalismo costituiscono il telaio di una fitta trama di relazioni, costellata da diversi altri gangli istituzionali nati per consolidare e tramandare il drenaggio di potere e risorse dall’interesse pubblico a quello privato e individuale. 
Il complesso e costante lavoro di tessitura è in atto anche in questo momento di profonda crisi, nel tentativo di volgerla ancora una volta in favore di un’agguerrita minoranza. Ogni crisi, del resto, rappresenta sempre un’opportunità per qualcuno e l’epidemia di Covid-19 è oggi il campo di battaglia su cui si fronteggiano forze che tirano in direzioni opposte. Da un lato i movimenti della società civile premono per un cambiamento radicale in senso emancipativo dell’organizzazione sociale ed economica, dall’altro chi ha retto i pilastri dello status quo pretende un ritorno alla «normalità» il più possibile indolore. Oltre che su una maggiore capacità di influenza dovuta al potere economico e finanziario, questa seconda falange può contare su alcuni sistemi di soft law creati ad hoc, che permettono ai suoi scherani di esercitare un potere impositivo sulle autorità pubbliche praticamente impossibile da contrastare. Ѐ il caso del meccanismo di arbitrato internazionale Isds (Investor-State Dispute Settlement), un sistema giudiziario per le imprese ideato negli anni Settanta e votato alla difesa della centralità del mercato nel sistema di relazioni contemporaneo. Se la crisi può essere tramutata in opportunità di accumulazione è grazie a strumenti come l’Isds, che permettono alle grandi aziende di aggirare le corti ordinarie e imboccare una corsia preferenziale per giocarsi la partita giudiziaria su un terreno di gioco inclinato e con l’arbitro a favore.
Tra accademici è in corso un dibattito intenso. Studi legali specializzati e think tank di settore discettano della possibilità di sfruttare le vaste potenzialità dell’arbitrato per rovesciare sugli Stati tutti i costi della pandemia. Questi esperti stanno cercando di guardare oltre la minaccia sanitaria, per capire quali strategie legali suggerire alle società che vogliono lucrare contestando politiche pubbliche adottate sull’onda dell’emergenza. E molti suggeriscono che il Coronavirus avrà, fra gli altri, l’effetto di far crescere le cause arbitrali intentate da investitori esteri ai governi. 

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