sabato 25 marzo 2017

“I VOSTRI MURI SONO I NOSTRI MORTI”.


Domenica 19 marzo si è tenuto a Como l’incontro per ricordare il ragazzo maliano che il 27/2/2017 è morto, fulminato dalla linea ad alta tensione, mentre cercava di oltrepassare il confine e raggiungere la Svizzera nascosto sul tetto di un treno diretto a Balerna. Decine e decine di persone appartenenti ad associazioni, movimenti, partiti politici, atei, cristiani, musulmani, accomunati da un’unica voglia di urlare contro l’ingiustizia di essere umani costretti a morire solo per poter attraversare un confine. Tra gli interventi, particolarmente commoventi le parole di un giovane migrante, che vive in Svizzera da quattro anni, che riportiamo integralmente:
“Oggi siamo venuti dalla Svizzera per quello che è accaduto sulla ferrovia che attraversa i Paesi dove abitiamo. Alcuni di noi sono svizzeri, altri migranti come me, alcuni cattolici, altri musulmani, atei, alcuni di partiti politici, altri di associazioni, movimenti, altri semplicemente liberi cittadini. L’importante non è da dove veniamo né a cosa apparteniamo ma ciò che ci consente di trovarci assieme in questa giornata. Noi non accettiamo che le persone debbano morire solo per essere nate nel luogo sbagliato; non accettiamo che debbano mettere a rischio la propria vita per attraversare un confine o arrivare alla fine di un lungo viaggio. Guardiamoci tutti negli occhi gli uni con gli altri. Noi siamo dalla parte dei diritti umani. Noi vogliamo un mondo dove la gente viva libera, dove la gente si rispetti. Ma queste sono solo parole, traduciamole in azioni concrete. Non dobbiamo né possiamo permetterci di fermarci qui. Esigiamo delle risposte, dei cambiamenti ed una presa di responsabilità da parte di chi ha il dovere di proteggere la vita di tutti gli esseri umani e invece molto spesso chiude gli occhi. Siamo venuti in treno da Balerna fino qui a Como per riunirci con l’altra realtà al di là del confine, perché anche se le frontiere vogliono dividere i popoli, noi ogg dimostriamo di essere al di sopra di questo e collaborare assieme. 
Siamo venuti qui per riunirci con i migranti che, come il ragazzo morto a Balerna, non possono attraversare la frontiera”.
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