lunedì 27 febbraio 2017

STORIA Robecco sul Naviglio 20 luglio 1944

Eccidio Nazi-Fascista del 20-21 luglio 1944
(video, 20 luglio 2014, e una canzone)

Il 20 e 21 luglio 1944 il paese di Robecco sul Naviglio fu colpito da una rappresaglia nazifascista nella quale persero la vita otto persone: Luigi, Angelo ed Enrico Valenti il giorno 20, Giovanni Castellari, Mario Locatelli, Ermanno Pellegatta, Luigi Pellegatta e Angelo Staurengo il giorno successivo.
In seguito alla rappresaglia inoltre risultò disperso Mario Barolat e diversi uomini del paese vennero prima incarcerati e in seguito deportati in Germania. Perirono per le conseguenze della prigionia Ernesto Beretta, Nazzaro Bosetti, Mario Cavallazzi, Edoardo Dameno, Italo Giacoletti, Gerardo Lissandrin, Luigi Magna, Carlo Nebuloni, Camillo Sala.
La rappresaglia ebbe origine da uno scontro a fuoco tra alcuni soldati tedeschi e un gruppo di giovani sbandati avvenuto nel pomeriggio del 20 luglio presso la cascina Chiappana di Corbetta nel corso del quale venne ucciso un ufficiale tedesco e rimase gravemente ferito Luigi Valenti, di Robecco, appartenente al suddetto gruppo.


Nelle ore successive la cascina fu teatro di una prima azione di rappresaglia: venne dato fuoco agli edifici, i suoi abitanti vennero minacciati di morte e arrestati e infine furono uccisi oltre al giovane già ferito, il padre e il fratello, sopraggiunti da Robecco per assisterlo.


Il giorno successivo, venerdì 21 luglio, i nazifascisti - su ordine del comando germanico con sede a Milano - compirono una seconda azione di rappresaglia nel cuore del paese di Robecco. Dopo il rastrellamento avvenuto nelle case, per le vie e nelle campagne, gli uomini, radunati in piazza, vennero costretti ad assistere alla fucilazione di cinque persone, tra cui alcuni sfollati ed alcuni appartenenti al Comune di Robecco.
Al termine della sparatoria, dopo aver minacciato misure punitive più severe in caso di ulteriori problemi di ordine pubblico o manifestazioni di resistenza, alcuni giovani e meno giovani del paese furono arrestati e condotti nel carcere milanese di San Vittore. Da qui nelle settimane successive, alcuni partirono alla volta del campo di lavoro di Kahla (Weimar).

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