In molti Paesi la pandemia di Covid-19 è già diventata l’occasione per sperimentare forme neo-autoritarie e anti-popolari o per accrescere le strette repressive già in corso.
In Ungheria Orban avoca a se tutti i poteri esautorando il parlamento, in Cile la quarantena applicata anche alla vastissima sollevazione popolare che stava ponendo le basi per il superamento della costituzione
pinochetista è sorvegliata dalle stesse forze di polizia che hanno ucciso e torturato nei mesi scorsi, in Bolivia il governo golpista approfitta per consolidare la sua posizione con l’inevitabile slittamento delle elezioni…
E in Italia? Al netto di personaggi come il comandante Alfa ed il suo predecessore capo-forcone Pappalardo, entrambi militari in pensione, che non perdono occasione per straparlare di militari al potere la situazione non è certo rassicurante.
Se i due personaggi si rivolgono ad una platea tutto sommato ristretta di neofascisti e reazionari (compreso però personale in servizio nelle ff.aa e forze di polizia) i loro ragionamenti rischiano di risuonare nelle corde di una più ampia zona grigia dove il condensato di insicurezza (sociale), rabbia e disorientamento produce una “domanda” autolesionista di “uomini forti” al comando e di dispositivi repressivi da repubblica delle banane.
Questa “domanda” (peraltro infondata se si leggono le statistiche ufficiali su natura e volume dei reati contro persone e proprietà) si è materializzata negli anni grazie al combinato disposto di bufale social, false statistiche e pompaggio mediatico di fatti di cronaca nera (spesso a senso unico).
Il trentennio di sistematico impoverimento imposto dal dogma liberista ha suggerito la rappresentazione, nell’immaginario collettivo, di una società sotto assedio da difendere a suon di manganelli. Questo immaginario è stato assecondato e “confortato” dai vari governi che si sono succeduti con una escalation di misure securitarie: DASPO, CPR, lager per procura in Libia (Minniti-PD) e Decreti sicurezza (Salvini-Lega, M5S) sono i più recenti approdi di questo opportunismo politico.
La presenza di migliaia di militari per le strade con la missione “Strade Sicure” voluta dal ministro della Difesa La Russa (centro-destra) 12 anni fa è stata riconfermata, di governo in governo, nonostante la sua palese inutilità e nonostante i malumori manifestati in seno alle stesse forze armate.
Oggi il governo Conte-bis riconverte questo “patrimonio” nella sorveglianza e repressione di ciò che l’OMS definisce un “presidio sanitario” ai tempi della pandemia di covid-19 ossia almeno mezz’ora al giorno di passeggiata e/o attività fisica all’aperto rispettando naturalmente distanze di sicurezza.
Al contempo il governo, che coccola e nutre una terribile epidemia di isteria delatoria verso gli untori comuni si genuflette alle richieste criminali di Confindustria di ammassare le persone nelle produzioni non essenziali e nei mezzi pubblici necessari per raggiungerle.
La ferrea repressione e sanzione morale dei “runners” (per la verità, ad un certo punto autonomamente perseguita dai governatori regionali e dai media mainstream piuttosto che da disposizioni governative) serve ovviamente a coprire la servile accondiscendenza verso il padronato. Così la salute pubblica viene sacrificata sull’altare del profitto ad ogni costo.
Nel frattempo la ministra dell’interno Lamorgese ha pensato bene di mettere tutti in allerta perché in questa situazione sarà necessario “…contenere le
manifestazioni di disagio che possono verosimilmente avere risvolti anche sotto il profilo dell’ordine e sicurezza pubblica”.
Chi se ne occuperà? Prefetti, forze di polizia e servizi segreti.
Gli stessi servizi segreti che lo scorso 2 marzo hanno presentato a Palazzo di Montecitorio il rapporto intitolato “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2019” (http://www.governo.it/it/ articolo/relazione-sulla- politica-dell-informazione-la- sicurezza-2019/14197). Corredato in copertina di graziose colombe stilizzate grigie, blu e azzurre questo corposo documento presenta le considerazioni e le linee di azione dei nostri servizi sul tema della “sicurezza” in tutte le sue declinazioni esterna, interna, cyber…
Nella premessa/sintesi iniziale domina la narrazione che tratteggia il nostro Paese come una sorta di colomba minacciata da “complessi” scenari globali e dalle perduranti tensioni e conflitti internazionali.
Balza subito all’occhio come i nostri 007 mettano in estremo risalto la proficua interazione col mondo delle imprese a supporto della loro internazionalizzazione e dei loro interessi. Insomma un saldo “presidio dell’economia nazionale” fatto coincidere con la tutela delle multinazionali di bandiera operanti nei settori strategici primi fra tutti quello estrattivo e della “difesa”.
Decisamente in linea, ai tempi della quarantena, con la decisione del governo confindustriale di includere la produzione di sistemi d’arma tra i codici ATECO non sottoposti a chiusura eccezionale (ben pochi per la verità)….
Ma la vera chicca di questo documento è la parte che si occupa dell’Interno.
Ci sarebbe davvero da ridere se non si trattasse di documenti e relazioni rivolte a rendere edotti i nostri parlamentari sulla situazione generale ma soprattutto se si considerano le premesse più sopra tratteggiate.
Con una pretestuosità che appare grottesca viene definita la classifica delle minacce: al primo posto gli anarco-insurrezionalisti, al secondo posto i marxisti-leninisti, al terzo gli “antagonisti”, al quarto la “destra radicale”.
“…La minaccia anarco-insurrezionalista ha continuato a rappresentare un ambito di impegno prioritario per l’intelligence…”, così si apre il paragrafo “Eversione ed Estremismi” assegnando agli anarchici anche l’onore della fotocomposizione di corredo. Quelli anarchici sarebbero “…ambienti dalle proiezioni offensive imprevedibili, declinate con modalità diversificate, incluso il sabotaggio…” e dove non mancano “…slanci mobilitativi in chiave antimilitarista, ambientalista e contro il dominio tecnologico”.
Si tratta chiaramente di una terribile minaccia per l’ordine costituito alla quale si aggiunge quella dei marxisti-leninisti con il loro “…impegno divulgativo volto a tramandare la memoria degli anni di piombo…” e la loro propaganda che si insinua nella composita area dell’antagonismo di sinistra.
Proprio quel dissenso antagonista che a sua volta “è parso trovare momenti di coesione nelle mobilitazioni sviluppate attorno a tre temi: l’antifascismo, l’antimilitarismo e l’ambientalismo…”.
E la “destra radicale”? Già questa definizione elusiva si commenta da sola. In questo testo non si parla mai di fascismo o neofascismo ma si fanno riferimenti generici alla galassia skinhead e ad attentati di matrice neonazista avvenuti in altri Paesi.
Tuttavia è chiaro che lo stillicidio di azioni violente, aggressioni, omicidi, sobillazioni di carattere razzista e xenofobo nelle periferie sono riconducibili (anche in sede giudiziaria) non a marginali e residuali organizzazioni skinhead ma alle ben più estese e ramificate Casa Pound e Forza Nuova peraltro ben introdotte nelle istituzioni democratiche con consiglieri comunali e dotate di una fitta rete di lucrose attività economiche che ne foraggiano abbondantemente le attività.
La strizzata d’occhio appare tanto evidente quanto grave e lugubre anche alla luce della storia della Prima Repubblica.
Andrà tutto bene, si dice, ma è chiaro che ci aspettano tempi ancora più duri.
A tutti/e coloro che lottano per la giustizia sociale, per la pace e il disarmo, per l’ambiente, per i diritti, per attualizzare l’antifascismo è stato recapitato un messaggio piuttosto chiaro: siete una minaccia, sarete ancor più “attenzionati” e “contenuti”
Vale la pena tenere le antenne ben alzate e serrare i ranghi poiché una cosa è certa: la frammentazione dell’opposizione sociale e di classe ed i settarismi che la sottendono renderanno la vita più facile ad un neo-autoritarismo che sta trasversalmente cavalcando a spron battuto.
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