Dalle pagine social dell'Eurodeputata Ilaria Salis
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Quello che vedete in foto รจ il cortile di un caseggiato Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale), situato nel quartiere Giambellino, alla periferia di Milano. Non ho scelto la foto perchรฉ particolarmente d’impatto, nรฉ perchรฉ rappresenta il peggio della zona. ร lo stato normale – se di normalitร si puรฒ parlare – in cui versano moltissimi stabili di edilizia popolare in una cittร ricca e smart come Milano.
La manutenzione รจ pressochรฉ inesistente e il numero di abitazioni chiuse, murate o lamierate, รจ impressionante. La narrazione secondo cui l’occupante ruberebbe casa alla signora anziana serve solo ad alimentare la guerra tra poveri e a sollevare gli enti gestori dalle proprie gravi responsabilitร . Non descrive minimamente la realtร dei fatti. Oltre agli incontestabili dati sulle case vuote e le persone in liste d’attesa, immagini come questa parlano da sole.
Alle volte capita che, in quartieri periferici e trascurati come il Giambellino, un gruppo di persone diventi una comunitร solidale. Questa comunitร cresce, si organizza e reagisce all’abbandono e all’ingiustizia con azioni concrete: si apre un doposcuola, una mensa popolare, una scuola di italiano; si creano momenti di sport e socialitร e occasioni in cui, tutti insieme, si fa manutenzione nei cortili e nelle abitazioni. Spazi dove normalmente si sopravvive appena, diventano luoghi in cui vivere bene.
Alle volte capita che persone in difficoltร economica decidano, piuttosto che dormire in macchina – se ne hanno una – di entrare in uno di quelle migliaia di appartamenti disabitati da anni, risistemandoli in autonomia con i mezzi a loro disposizione. Gli occupanti eliminano muffa e sporcizia, imbiancano le pareti e cambiano i sanitari, questi ultimi spesso distrutti da Aler stessa per scoraggiare le occupazioni e impedire le assegnazioni allo scopo di fare delle case vuote oggetto di speculazione edilizia. Quegli spazi degradati tornano ad essere luoghi accoglienti che possono ospitare la vita. Le persone che occupano avrebbero tutto il diritto a una casa assegnata, ma in Italia il meccanismo del diritto all’abitare รจ inceppato, e queste abitazioni finiscono per essere lasciate al racket.
Questa รจ la storia dei movimenti di lotta per la casa, in Giambellino come altrove. Questa รจ la realtร delle occupazioni abitative, che rappresentano l’unica vera politica per il diritto all’abitare che esista in questo paese.
Alle volte, perรฒ, capita anche che magistratura e polizia decidano che non si tratta di una comunitร solidale, bensรฌ di una pericolosa associazione a delinquere. Che organizzarsi collettivamente per migliorare la propria condizione e aiutare il prossimo senza alcun tornaconto economico รจ un crimine da punire severamente. La premier Meloni ha esaltato l'efficacia del metodo “follow the money” alle Nazione Unite, ma in questa vicenda di soldi – persino a detta della procura – non se ne sono mai visti.
Si tratterebbe, sempre secondo gli atti, di “sostituirsi allo Stato”, pur se lo Stato in periferie come il Giambellino รจ completamente assente quando si parla di welfare e servizi.
Nel 2018 sono state sgomberate case e spazi destinati alla socialitร e ad attivitร per il quartiere. Oggi, quelle case e quegli spazi sono ancora vuoti, murati, e non assegnati.
Nel 2022 nove persone sono state condannate in primo grado per un totale di 30 anni di carcere (la pena piรน alta supera i cinque anni).
Mercoledรฌ 2 ottobre si terrร presso il tribunale di Milano l’udienza di appello.
Oltre ad esprimere tutta la mia solidarietร alle persone imputate, invito tutte e tutti a sostenere le ragioni dei movimenti di lotta per la casa. Perchรฉ questa รจ una storia che ci riguarda tutti, che riguarda tutti coloro che si battono per migliorare le condizioni materiali di vita.
Se venisse confermato il reato di associazione a delinquere, sarebbe un ulteriore grave passo in avanti nella repressione delle lotte e criminalizzazione della povertร . Un altro tassello nella direzione autoritaria e classista tracciata dal nuovo DDL Sicurezza.
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