Dal fb di Omar di Felice
Viaggio costantemente all’estero dall’inizio degli anni ‘2000 (e il più delle volte in bici) e la velocità con cui sto vedendo cambiare il volto delle città europee è inversamente proporzionale all’immobilismo di quelle italiane.
Prima che qualcuno si agiti con la solita affermazione su “beh ma sei in nord Europa, troppo diverso da noi…” vi chiarisco un concetto: le immagini si riferiscono a città francesi, nostri cugini “mediterranei” che, esattamente come gli spagnoli, lavorano su mobilità e sicurezza stradale da anni.
Partiamo da un concetto: la CITTÀ DEVE TORNARE A ESSERE A MISURA D’UOMO.
E prima che vi sprechiate a dire “eh ma hai fatto un esempio di città diversa dalle nostre per grandezza etc” vi dico che ciò accade in città medio-piccole come Grenoble, medie come Lione o metropoli come Parigi. Il modello è scalato e rapportato ad ogni realtà! (Più in generale in Europa funziona così dal piccolo villaggio alla grande capitale senza eccezioni)
La prima immagine parla chiaro: il simbolo scelto è una BICICLETTA posta davanti ad una automobile.
Questa è la barriera mentale da superare. Quella barriera senza cui non smetteremo di pensare agli spazi come esclusiva delle automobili.
Qui trovate alcuni esempi di:
- SENSI UNICI in cui le biciclette possono circolare in doppio senso: la strada è dei più deboli e i più “grandi” devono andare così piano e stare così attenti da dover decidere, a un certo punto, di cambiare mezzo di trasporto.
- PARCHEGGI: vengono tolti per far spazio a dehor e aree pedonali. E per quelli che “se mi levi i parcheggi la mia attività commerciale ne risente” vi prego di andare a leggere gli studi. Tutte le città pedonali hanno visto incrementare i profitti dei negozianti! Semplicemente perché in città a misura d’uomo le persone passeggiano in relax, si fermano, comprano, dialogano, “vivono” la città in ogni senso.
- DIVIETO DI SORPASSO: per quelli che “toglietevi che siete di intralcio” non solo il metro e mezzo è inserito in cds ma, in alcune strade e’ tassativamente VIETATO sorpassare.
- CORSIE AUTO RIDOTTE: gli spazi sono di pedoni ciclisti e utenti leggeri. In auto devi avere meno spazio. Sei il più inquinante, il più ingombrante, il più pericoloso, ergo devi essere ridimensionato.
- VELOCITÀ 20/30: mentre in italia dibattiamo dei “limiti per fare cassa” (la baggianata dell’italiano medio insofferente alle regole) nelle città del mondo intero le auto vengono obbligate a procedere a passo d’uomo. E non c’è discussione in merito: a 20-30 km/h un investimento di pedone o ciclista può ancora risultare non letale. Oltre questo limite si uccide o si offende gravemente. È un dato, non una chiacchiera becera da bar.
Potrei continuare con questa lista all’infinito, e non mi interessa istituire una discussione in merito: qui non c’è nulla di cui discutere, non ci sono opinioni diverse da rispettare.
È ora che vi mettiate in testa che non siamo tutti uguali in strada e che il rispetto non è simmetricamente reciproco ma deve partire dalle categorie pesanti verso quelle più leggere. Io in bicicletta o a piedi devo avere spazi e libertà di azione maggiore, così come le mie tutele e i diritti devono essere maggiori.
Io, utente leggero, se mi colpisci, muoio in strada.
Qui l’unico rispetto che bisognerebbe iniziare ad avere è quello per la vita altrui.
Poter esprimere l’idea che si debba usare la strada come una pista di formula uno e che le città siano preda del traffico veicolare non è democrazia ma stupidità atavica.
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