martedì 8 dicembre 2020

La sinistra milanese sull'autocandidatura di Sala

 Di Matteo Prencipe 

AUTONOMI DA SALA. Esiste nella città di Milano una sinistra autonoma. Variegata e resiliente. Esiste non per se', ma per rappresentare e organizzare, la parte della società che non ha voce. Quelli senza voce. Quelli che silenziosamente e a testa china, fanno grande Milano e dalla Milano del capitale predatorio non hanno che l'elemosina. Quelli che non sanno neanche cosa sia la "narrazione" del "modello Milano", che non hanno una casa dignitosa e che non possono permettersi la clinica privata. Quelli che i grattacieli non li guardano ebeti con l'aperitivo in mano, perché li puliscono e ci lavorano, con paghe ferme da anni e pure precari. Quelli della gig-economy, che per un tozzo di pane pedalando portano il cibo nelle case. Dare voce a chi non ce l'ha, è il compito della sinistra e lo si deve fare anche dalle istituzioni. Questo è stato fatto, nei cinque anni scorsi con la lista di "Milano in Comune" e dall'opposizione. Senza sconti, davanti ai regali alla rendita dei nuovi palazzinari, all'ossequio a qualsiasi interesse privato e al consumo di suolo. Senza sconti nel vedere la programmazione pubblica, piegata agli interessi dei pochi come sul nuovo stadio. Dialoganti giustamente davanti ai valori dell'antifascismo, dell' antirazzismo e dei diritti civili. Il sindaco Sala, come previsto, ha riconfermato la sua candidatura. Lo fa senza ripensamenti su quanto fatto ieri sugli Scali. Nessun ripensamento sulle torri ufficio che segnano la città per i prossimi decenni, mentre in tutto il mondo si interrogano ora su come non farlo. Sa bene il sindaco, che quelle torri saranno a monito, perché la pandemia probabilmente cancella l'esigenza delle stesse. Sa che rischiano di diventare cattedrali semi deserte, perché nuovi saranno i paradigmi del lavoro. Non può però cambiare, perché lui stesso è espressione manageriale di quegli interessi, che hanno gentrificato la città. Non servirà rifugiarsi in vaghe parole sull'equita', semplicemente perché la povertà provocata dal suo "modello Milano", è tanta e troppa come denuncia la Caritas. Sala semplicemente, non è il sindaco della ricostruzione necessaria dopo la pandemia, dopo i morti e i rischi della crisi sociale futura. Occorre un cambiamento radicale. La sinistra non PD della città, ha davanti a sé quindi due scelte. Tentare di condizionare "da dentro", sopportare e allearsi con i centristi. Cio' e già stato sperimentato, con desolanti risultati da ben 10 anni e produce solo rendite di posizione individuali e la necessità inevitabile del silenzio. Silenzio su tutto. Le persone che rispetto sanno bene lo stato di cose. Oppure scegliere come 5 anni fa la strada dell'autonomia, conquistare nuovamente il proscenio in Consiglio e dare voce a chi non ce l'ha. Strada possibile, con chi vorrà a costruire una coalizione rosso-verde, oppure nella disponibilità unitaria della lista di "Milano in Comune". Dare voce libera e autonoma a chi non ce l'ha, è il compito della sinistra e sono certo lo faremo in tanti e tante. La porteremo nuovamente in Consiglio.

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