venerdì 14 luglio 2017

Discorso di Enzo Selvaggio al primo consiglio comunale dell'amministrazione Calati

Il discroso di Enzo Selavaggio "consigliere anziano" (ovvero il più votato), che come da regolamento, fa le veci del presidente del consiglio comunale prima della nomina del nuovo presidente del Consiglio Comunale
Buonasera a tutti. È bello per me questa sera sedermi di nuovo tra i banchi del consiglio comunale della nostra città. Sono al mio terzo mandato, ma l’emozione è ancora forte, come fosse la prima volta.


Desidero innanzitutto fare – a titolo personale e a nome dell’intero consiglio, che in questa fase della seduta ho l’onore di rappresentare – i più sinceri auguri di buon lavoro al sindaco Chiara Calati e alla squadra che ha chiamato a collaborare con lei.
Essere amministratori della propria comunità, posso dire di parlare per esperienza, è un privilegio e una grande responsabilità: svolgere al meglio questo incarico richiede impegno e sacrifici straordinari, ma altrettanto straordinarie sono le soddisfazioni che derivano dalla consapevolezza di aver dato il proprio contributo al bene comune. Che è il bene di tutti e il bene di ciascuno.
Viviamo tempi difficili e decisivi, in cui la crisi e la perdita di punti di riferimento tendono a imporsi come dimensione essenziale della nostra epoca. Cresce, di conseguenza, il senso di precarietà e con esso la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, spesso percepite come distanti e incapaci di leggere il presente, i bisogni, le speranze.
Ma a maggior ragione tutti noi che abbiamo ricevuto fiducia dai nostri concittadini abbiamo il dovere di non “sprecare la crisi”. Come? Cogliendola come un’occasione per ripensare a cosa non ha funzionato e cercando di definire nuove strategie, individuare nuove soluzioni e nuove proposte. Avendo il coraggio di fare ciò che è giusto, e non ciò che appare più conveniente. Di tenere insieme concretezza e visione. Di preoccuparsi dell’oggi, con lo sguardo già proiettato al domani.
Mi sento di dire che questo è il compito a cui ciascuno, pur nella differenza di ruoli, sarà chiamato, dialogando con la città e facendo sentire la propria presenza in ogni suo angolo. Avendo cura di mettere al primo posto gli ultimi, chi vive in condizioni di maggiore fragilità. Facendo sì che nessuno, per nessuna ragione, possa sentirsi un cittadino di serie B, dimenticato o escluso.
Il nostro compito è quello di costruire ponti verso la città e siamo fortunati perché come non prendere spunto dai nostri due “Ponti” laboratori di comunità: PonteVecchio e PonteNuovo.
È una sfida ardua ma a cui non vogliamo né dobbiamo sottrarci. Una sfida che, per essere vinta, richiede il contributo di tutte le realtà che fanno di Magenta una comunità viva, operosa e solidale: penso alle nostre associazioni, ai comitati, ai mondi vitali presenti in ogni quartiere e a tutti coloro che, singoli o gruppi che siano, avanzano proposte, si rimboccano le maniche e diventano cittadini attivi.
Sono certo che la Città di Magenta che ha contribuito nella seconda guerra d’indipendenza a costruire la storia della nostra nazione risponderà. E ognuno soprattutto noi, nuovi amministratori sapremo rispondere a questa sfida riuscendo a raccogliere la voce dei nostri concittadini

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