Di seguito il suo discorso in Consiglio regionale e la comunicazione con cui dichiara di continuare a impegnarsi per la Città dei Mille (per chi vuole saperne di più sul perchè di questa definizione che appare nel gonfalone della Città informazioni cliccando a lato su ecodibergamo )
Giorgio Gori
"Signor Presidente, signore e signori Assessori e Consiglieri,
intervengo in rappresentanza della coalizione di centrosinistra che ha sostenuto la mia candidatura e dunque, qui, a nome dei Gruppi del Partito Democratico e della Lista Gori.
Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione il suo discorso programmatico. Il quadro che Lei ha tracciato – coerente con il Programma che ha accompagnato la sua campagna elettorale – dice, in sostanza: in Lombardia va tutto molto bene, quindi c’è poco da cambiare, e se qua e là c’è qualche piccolo problema, ecco che l’autonomia metterà a posto ogni cosa.
Il risultato elettorale – molto netto – potrebbe indurre a ritenere che questa sia anche l’opinione dei cittadini lombardi, o quantomeno di una maggioranza dei nostri concittadini.
Io non penso che sia così. Il voto del 4 marzo è stato sì nettamente a favore delle forze che da oltre 23 anni governano la Lombardia, e della Lega in particolare, ma credo anche Lei possa convenire che la concomitanza con le Elezioni per il Parlamento – in una tornata che ha avuto le caratteristiche di un vero e proprio terremoto del quadro politico – abbia fortemente condizionato e trascinato l’esito della consultazione regionale.
Non sto dicendo che il risultato sarebbe stato totalmente diverso qualora le elezioni lombarde si fossero svolte in altra data. Ma credo sarebbe un errore, da parte Sua e della Sua Giunta, leggere l’esito del voto come un’entusiasta promozione di come il centrodestra ha governato la Regione negli ultimi anni, e ancor di più non vedere le cose che non vanno, e che richiedono dalla parte della Sua amministrazione ben altro impegno e capacità di cambiamento rispetto alla semplice idea di continuità che il suo Programma tende a comunicare.
Il ruolo delle opposizioni sarà comunque questo, in primo luogo: mettervi in ogni occasione di fronte ai problemi, che esistono, qualora facciate fatica a vederli, e ai limiti del vostro operato, ogni volta che non lo troveremo all’altezza della situazione.
Onestamente già il primo atto del Suo incarico, la composizione della Giunta, ci è parso deludente: sia per il grave vulnus legato all’esigua presenza di donne nell’esecutivo, sia per la totale prevalenza di logiche di partito (persino di logiche e di scontri interni ai partiti), sulla selezione di adeguati profili di competenza, con poche eccezioni. Per non parlare della conferma della limitata autonomia di cui evidentemente gode il Suo ruolo rispetto ai partiti che l’accompagnano.
I problemi esistono, Signor Presidente, e non è vero che il Lombardia va tutto bene.
Siamo sì tra le prime regioni italiane, anche se spesso non la prima, ma negli ultimi anni abbiamo visto allargarsi la distanza tra la Lombardia e i migliori territori europei.
In Lombardia circa 700 mila persone vivono al sotto della soglia di povertà assoluta, e molte di più sono considerate a rischio di povertà. Abbiamo recuperato occupazione, ma un giovane su 3 è senza lavoro e 1 su 5 non studia e non cerca lavoro. Abbiamo un tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro molto lontano dalla media europea (a parte Milano), abbiamo un basso livello medio di istruzione – soprattutto terziaria - e, in compenso, abbiamo livelli di dispersione scolastica elevati e in crescita. Abbiamo investimenti in ricerca assolutamente lontani dalle prescrizioni europee (siamo all’1.33% del PIL, non al 3% come in alcune occasioni le ho sentito ripetere) e siamo la regione che registra il più alto esodo verso l’estero di giovani qualificati. Tant’è che negli ultimi 5 anni siamo scesi dal 128° al 143° posto, su 275, nella classifica della Commissione Europea che utilizzando 73 diversi indicatori misura la competitività delle regioni del continente. Siamo invece tra i primi territori in Europa per consumo di suolo e siamo sul podio, al primo posto, per presenza di agenti inquinanti nell’aria che respiriamo.
I problemi ci sono, Signor Presidente, e dire “continuità” non è quindi sufficiente, anzi, in molti casi a nostro parere è proprio sbagliato.
Non sto dicendo che non ci sia nulla che funzioni. Sappiamo che il confronto con la maggior parte delle regioni italiane tende a premiare la Lombardia e anche in campagna elettorale abbiamo sempre riconosciuto ciò che di buono è stato fatto in questi anni dalle amministrazioni che l’hanno preceduta.
Tuttavia è sufficiente aprire gli occhi per vedere che il quadro idilliaco che Lei ha tratteggiato nel suo intervento non corrisponde alla realtà.
Se il sistema di Formazione professionale e le politiche attive lombarde fossero la meraviglia che ci ha raccontato, come si spiega il clamoroso mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il livello tuttora preoccupante di giovani disoccupati e la grande quantità di imprese, di ogni taglia, che non riesce a trovare il personale che vorrebbe assumere? Se la gestione del programma Garanzia Giovani fosse stata eccellente, come ci è stato raccontato, come si spiega che quello strumento, creato e finanziato dall’Unione europea per l’inclusione lavorativa dei NEET sia stato qui utilizzato praticamente solo per collocare diplomati e laureati?
Se me lo consente, le propongo un breve elenco di situazioni in cui a nostro avviso è urgente mettere le mani, a partire dalla SANITA’. Nel suo programma – me lo sono riguardato in questi giorni – non vi è alcun cenno alle liste d’attesa per gli esami negli ospedali – sempre più lunghe, come può testimoniarLe ogni cittadino di questa regione - né alle code che si registrano nei pronto soccorso di tutto il territorio lombardo. Solo un fugace accenno – ed è sorprendente - al progetto di presa in carico dei pazienti cronici (…) che pure, come sappiamo, ha determinato la forte opposizione della maggioranza dei medici di medicina generale e preoccupazione diffusa, sia tra i pazienti che tra gli operatori degli ospedali. Quel provvedimento, che riversa sugli ospedali pubblici e privati gran parte dell’onere di presa in carico delle cronicità, è in evidente contraddizione con lo spirito della riforma del 2015, disattesa altresì riguardo alla creazione di una capillare rete di presidi sanitari di territorio, che nessuno ha visto.
C’è un problema di trasparenza e legalità, nella SANITA’ LOMBARDA.
Sappiamo come è finita l’ultima stagione di Formigoni. Sappiamo cosa è successo nella scorsa legislatura, ricordiamo bene i casi MANTOVANI e RIZZI. Qui non abbiamo neppure cominciato e già ci risiamo.
È di stamattina la notizia dell’arresto di un dirigente sanitario e di tre primari degli ospedali GALEAZZI e PINI, accusati di essersi accordati con ditte fornitrici di protesi ortopediche in cambio di tangenti.
Se i fatti fossero confermati, sarebbe un pessimo segnale, signor Presidente, un allarmante inizio di legislatura.
Esiste un tema molto serio, di crescenti dimensioni, che riguarda la cura degli anziani non autosufficienti, cui l’unico accenno contenuto nel suo programma, dove si parla di un possibile contributo integrativo per sostenere il costo di un’assistente familiare, noi consideriamo decisamente “non sufficiente”.
Esiste com’è noto un problema ALER Milano, anche questo molto serio, cui Lei non fa cenno: morosità al 35%, occupazioni abusive, drammatico difetto di manutenzione e di sicurezza, conti in rosso. Siamo curiosi di vedere come vorrà affrontarlo e come, vista la situazione finanziaria della società, potrà onorare la promessa di azzerare l’affitto a tutti gli inquilini con più di 70 anni.
Vogliamo parlare di infrastrutture e di trasporti? Nel suo programma elettorale, ho controllato, la Pedemontana non viene neppure nominata…
E riguardo al trasporto pubblico locale, in questi anni ripetutamente oggetto di tagli, tutto ciò che si dice è: “si potrà contare su risorse adeguate e garantire mezzi moderni e sicuri”. Ce lo auguriamo, signor Presidente, ce lo auguriamo di cuore!
Nel frattempo ci interroghiamo su Trenord. Che la qualità del servizio sia del tutto insufficiente non lo diciamo noi ma le cronache che ogni giorno segnalano ritardi, guasti e cancellazioni. Ovviamente Lei non ne fa cenno. Nel suo programma invece si legge: “Dovrà essere chiara e sicura la partecipazione di Regione Lombardia alla governance societaria, anche, se necessario, tramite l’acquisizione della maggioranza della società”. A me pare che sia FS che vuole la maggioranza. Cosa ha intenzione di rispondere? E se non vi mettete d’accordo? Noi chiediamo un intervento urgente sul funzionamento di Trenord e che in vista della scadenza del contratto si cominci, da subito, a lavorare per affidare il servizio attraverso meccanismi competitivi di mercato.
Le poniamo poi con forza la questione della autonomie locali. C’è un tema di architettura dei territori, oggi certamente troppo frammentata, che richiede un indirizzo forte nella direzione della COESIONE: dell’aggregazione, nel sostegno alle unioni e alle fusioni tra i piccoli COMUNI, e della GESTIONE ASSOCCIATA dei servizi, rispetto alla quale la Regione deve porre in essere efficaci meccanismi premiali.
Noi crediamo alla sussidiarietà, ovvero alla necessità di riportare quanto più vicino ai cittadini il livello delle decisioni, e auspichiamo quindi un nuovo protagonismo dei COMUNI, ma questo è possibile – nella maggioranza dei casi – alla condizione che i Comuni più piccoli siano spinti a lavorare insieme, e in generale là dove si colga la necessità di allargare la governance territoriale alla scala dei bacini omogenei.
Sarà interessante, signor Presidente, verificare nei fatti le sue rinnovate intenzioni di dialogo con i COMUNI. Io, da Sindaco, in questi anni ho fatto esperienza di un rapporto tutt’altro che facile con Regione Lombardia, una Regione che, mentre sventolava la bandiera dell’autonomia da Roma, è andata via via praticando un sempre più forte centralismo, amministrativo e burocratico, a scapito appunto dei Comuni e delle comunità locali.
Si pensi alle scelte e alla gestione delle risorse sempre più centralizzate nel campo del welfare, scelte che sono andate progressivamente svuotando l’autonomia degli ambiti e il senso dei Piani di Zona.
Raccogliamo su questo punto le buone intenzioni, confidando che il suo passato da Sindaco e da Presidente dell’Associazione dei Comuni lombardi la motivino ad una netta inversione di rotta, e l’attendiamo alla prova dei fatti.
Potrei continuare, parlando di inquinamento atmosferico, di misure – urgenti – per far sì che la gran parte delle piccole e medie imprese lombarde si apra all’innovazione, di necessaria sburocratizzazione di tutti i settori dell’amministrazione – a partire da quello agricolo; - potrei parlare di quello che è stato il Suo tormentone elettorale, la sicurezza, su cui è sorprendente scoprire quante poche e generiche proposte si ritrovino nel programma che Lei ha presentato, per non parlare dell’intervento di stamane.
Nel Suo discorso ha riservato grande spazio alla prospettiva di maggiore autonomia della nostra Regione. E’ un tema che mi sta molto a cuore, come sa. Proprio per questo, perché considero l’autonomia costituzionale una cosa seria, ho duramente contestato la campagna referendaria del Suo partito, basata su promesse che sono totalmente evaporate all’indomani del 22 ottobre. Dimezzamento del residuo fiscale, 27 miliardi di euro. Che fine hanno fatto? La stessa scelta di celebrare il referendum ha dimostrato la sua poca utilità. Il 28 febbraio, giorno in cui il Suo predecessore ha firmato con il rappresentante del Governo l’intesa preliminare prevista dall’articolo 116 terzo comma della Costituzione, un analogo accordo è stato siglato dal Presidente della Regione Emilia Romagna: senza bisogno di alcun referendum, senza spendere più di 50 milioni di euro. A proposito, ci piacerebbe avere notizie dei famosi tablet usati per il voto elettronico, che tanto piacevano anche al Movimento 5Stelle e costati 23 milioni di euro. A quest’ora avrebbero dovuto già essere riconfigurati e donati alle scuole, come ricorderà. Non ci risulta che sia accaduto.
L’autonomia costituzionale è una cosa seria. Per questo, Signor Presidente, non ci convince vederla descritta come rimedio universale, spalmata su ogni tema, anche su quelli che il confronto col Governo ha esplicitamente escluso: una specie di “sol dell’avvenire” che magicamente ci consentirà di fare qualunque cosa.
Noi pensiamo, ora che si sono diradati i fumi delle false promesse spese in occasione del referendum, che si debba lavorare duramente per portare a casa il risultato. Per questo apprezziamo che sia stata definita una specifica delega assessorile e sin d’ora anticipiamo la piena collaborazione del centrosinistra per sostenere il percorso che ci attende. Qui e a Roma. Dove invece – se dovesse concretizzarsi l’alleanza di governo tra Lega e 5Stelle (o tra centrodestra e 5Stelle) di cui tanto si parla – non vorrei che fosse il Suo partito, o la sua maggioranza, ad avere qualche difficoltà a proseguire il cammino.
Ricordo che per tradurre in legge dello stato l’ipotizzato trasferimento di competenze sarà necessario il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri della Camera dei Deputati e del Senato. E dunque servirà il consenso del Movimento 5Stelle, che ha però costruito tutto il suo successo elettorale da Roma in giù, con promesse di forte impronta assistenzialistica, e che vede quindi fortemente sbilanciata verso Sud la sua rappresentanza parlamentare. Auguri, dunque.
E’ vero che dalla vostra agenda è scomparsa l’idea di trattenere qui decine di miliardi di euro, che mai si sarebbe potuta realizzare, ma l’accordo firmato col Governo Gentiloni contiene un impegno di grande rilievo, quale quello di arrivare entro 5 anni ad attribuire le risorse finanziarie in base ai fabbisogni standard, in un’ottica di superamento del criterio basato sulla spesa storica. Non sarà una passeggiata, se ben interpreto gli equilibri uscite dal voto del 4 marzo e l’alleanza di Governo alla quale vi state felicemente consegnando.
Noi, le anticipo, non staremo a guardare. Qui e in Parlamento, interpretando nel modo più costruttivo ma anche più fermo il ruolo dell’opposizione. Su questo tema così importante e in generale. La coalizione di centrosinistra, qui rappresentata dal Partito Democratico e dai consiglieri della lista Gori svolgerà con lealtà ma con assoluta fermezza la propria funzione. Senza alcuna preclusione ideologica o preconcetta, con spirito propositivo, ma senza derogare ad un necessario ruolo di controllo e, se necessario, di tenace opposizione.
Ci sta a cuore il futuro della Lombardia, ci stanno a cuore i suoi cittadini. Per loro desideriamo uno sviluppo sostenibile fondato sull’innovazione e sulla conoscenza, una crescita che produca buona occupazione, un forte raccordo con l’Europa, la ricucitura delle molte fratture – delle molte disuguaglianze – che minano la coesione della società lombarda e che alimentano sentimenti di incertezza nel cuore di tanti nostri concittadini. Questa è la visione con cui ci siamo candidati. La coalizione di centrosinistra che ho avuto l’onore di guidare non rinuncerà a promuoverla in quest’aula, con forza e con tenacia, anche dai banchi dell’opposizione.
Grazie e buon lavoro."
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