riceviamo e volentieri pubblichiamo
Lettera aperta al Sindaco di Milano e a tutti i Sindaci
Caro sindaco,
scrivo a lei così come, dopo aver sentito tanti amici in giro per l’Italia, potrei scrivere a tanti altri sindaci italiani.
Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio il paese e in grande difficoltà tutti i cittadini, in un momento in cui le “misure” di limitazione delle attività e delle libertà personali, imposte ai cittadini dalle istituzioni, appaiano peraltro con il passare dei giorni, sempre più incerte, tra loro spesso contradditorie e a volte anche irrazionali. In questo quadro confuso un’attenzione particolare va rivolta agli anziani che vivono nelle nostre città.
scrivo a lei così come, dopo aver sentito tanti amici in giro per l’Italia, potrei scrivere a tanti altri sindaci italiani.
Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio il paese e in grande difficoltà tutti i cittadini, in un momento in cui le “misure” di limitazione delle attività e delle libertà personali, imposte ai cittadini dalle istituzioni, appaiano peraltro con il passare dei giorni, sempre più incerte, tra loro spesso contradditorie e a volte anche irrazionali. In questo quadro confuso un’attenzione particolare va rivolta agli anziani che vivono nelle nostre città.
“La vecchiaia è un tema non accademico” diceva Norberto Bobbio in un suo importante saggio. E’ un tema che richiede delle politiche attive, un’attenzione molto particolare e precisa, politiche concrete ed anche segnali simbolici, al fine di dimostrare loro la vicinanza di qualcuno, e in particolare della propria amministrazione comunale e del proprio sindaco.
Leggiamo in queste ore che qualcosa si muove. Il comune ha dato vita ad un coordinamento tra coloro che offrono la loro solidarietà, si chiama “Milano aiuta”. C’è il numero del centralino del Comune con un servizio dedicato per tutti coloro che hanno bisogno di informazioni (anche se 5 o 10 minuti di attesa per un anziano che ha un bisogno urgente sono un eternità). I medici di base si sono attivati per la mappatura a distanza dei contagi e ci sono giovani che fanno consegne a domicilio (nonostante alcune grandi catene hanno persino interrotto quel servizio). Tutte cose bellissime, ma che per un anziano solo, magari senza assistenza o con un assistenza rallentata rispetto a prima, rallentata da familiari e badanti, non sono comunque cose semplici.
Quindi, al di là di rilevare come i tempi di reazione del sistema di assistenza locale non siano stati certamente dei migliori, adesso si potrebbe fare di più. Perché il comune non si fa sentire direttamente? Perché non fa sentire la sua vicinanza, magari con una semplice lettera, personalizzata, nella quale siano date le coordinate dei servizi a disposizione, dei numeri verdi, di chi chiamare e a chi rivolgersi per ogni necessità?
Il Comune sa tutto, ha gli strumenti per sapere chi vive solo e chi no, sa dove vivono i singoli anziani soli, e a loro dovrebbe , anche se in ritardo, arrivare il segnale della propria esistenza. Come si vede non è un problema sanitario, che pur esiste, quello che manca, sul quale il Comune dovrebbe intervenire, sta nella sfera delle attenzioni sociali, verso una popolazione che a parole consideriamo utile e ancora indispensabile ed ora non solo è lasciata alla maggiore esposizione del virus, ma è anche lasciata sola. Tendenzialmente segregata e abbandonata.
Un’azione del genere chi la fa, in modo organico, se non la mettono in campo i Comuni?
Si tratta di mettere a disposizione degli anziani difese attive di sostegno. Aiutandoli con ogni mezzo. Impedendo loro di uscire ed esporsi al rischio di contagio e facendo in modo che sia proprio il Comune ad essere il punto di riferimento organico dell’organizzazione degli approvvigionamenti di alimentari, di medicinali e di quanto altro sia necessario. Assistenza, solidarietà e vicinanza che un anziano, soprattutto se solo, ha bisogno di avere proprio dal suo Comune e del suo Sindaco.
La ringrazio per l’attenzione
Roberto Biscardini
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