martedì 23 gennaio 2018

A GHEDI IL 20 GENNAIO LA MANIFESTAZIONE PER DIRE NO ALLE GUERRE SI AL DISARMO NUCLEARE

riceviamo e pubblichiamo

A GHEDI IL 20 GENNAIO LA MANIFESTAZIONE PER DIRE NO ALLE GUERRE SI AL DISARMO NUCLEARE
Chi non è bersaglio diretto non si senta al sicuro: in una guerra nucleare i sopravvissuti invidierebbero i morti!
di Alfonso Navarra – resoconto dopo Ghedi 20 gennaio 2018
A Ghedi si è svolta, il 20 gennaio, la manifestazione nazionale per dire “basta guerre, si disarmo nucleare”, indetta dal Forum contro la guerra (www.forumcontrolaguerra.org), con l'adesione di varie realtà, tra le quali i Disarmisti esigenti.

Il corteo ha attraversato la cittadina di circa 19.000 abitanti, si è fermato davanti alla RWM (produce le bombe che l'Arabia Saudita impiega in Yemen) e infine, dopo uno spostamento di 6 Km, si è concluso davanti alla base aerea “Luigi Olivari”, che ospita le B-61 del “nuclear sharing NATO”.

Secondo le informazioni diffuse dalla Federation of American Scientists (il progetto diretto dallo scienziato Hans Kristensen), sarebbero conservate a Ghedi 20 B61-4 dalla potenza variabile dai 45 ai 107 chilotoni (tra 3 e 8 volte più potenti della bomba di Hiroshima).

Tali testate dovrebbero essere sostituite da bombe termonucleari, di nuova generazione B61-12, trasportate dai cacciabombardieri invisibili e net-centrici F35 in assemblaggio presso lo stabilimento di Cameri (No); bombe che non saranno più a gravità ma sganciate dai bombardieri raggiungeranno autonomamente gli obiettivi anche a 80-100 km di distanza.

Non ci si può affatto lamentare della riuscita numera del corteo, visti i tempi che corrono: circa 1.000 attivisti reali, venuti da tutta Italia (anche da Napoli!), protagonisti di una marcia festosa, colorata e composita nelle sue presenze: comitati locali contro la militarizzazione, associazioni pacifiste cattoliche, gruppi no war e nonviolenti, centri sociali, sindacati di base, la lista Potere al Popolo...

Da menzionare la presenza di alcune personalità pacifiste: tra le altre, Claudio Carrara, presidente del MIR, don Fabio Corazzina, di Pax Christi, Vittorio Pallotti, del CDMPI (venuto a diffondere le copie de “La rivoluzione disarmista” di Carlo Cassola con il saggio di commento di Alberto L'Abate), Giuseppe Bruzzone, già obiettore di coscienza al servizio militare (ai tempi in cui la scelta si scontava con la galera), il consigliere regionale del M5S in Piemonte Gianpaolo Andrissi; e la curiosità della partecipazione dello scrittore Aldo Busi.

Per le assenze “brillano” invece tutti i politici locali: nessun (ex) parlamentare bresciano. Nessun esponente di partito che siede nei banchi del consiglio comunale. Del Sindaco, simpatizzante (così mi è stato riferito dai ghedesi) di Casa Pound, nemmeno l'ombra.

Al presidio finale, dopo gli organizzatori – Luigino Beltrami di Donne e Uomini contro la guerra faceva da presentatore - abbiamo preso la parola, tra i primi interventi: il sottoscritto, Alfonso Navarra, ricordando l'adesione dei Disarmisti esigenti anche alla piattaforma contro la guerra, lo scienziato critico Angelo Baracca e Giovanna Pagani, di WILPF Italia, che aveva già parlato davanti alla sede della RWM dichiarando "inaccettabile che lavoratori siano costretti a produrre armi omicide per guadagnare il pane."

Nel mio intervento finale ho citato la paura e la preoccupazione di Papa Francesco (le famose esternazioni sull'aereo in volo verso il Cile) per il possibile scoppio anche incidentale di una guerra “atomica”. Ed ho osservato che essere bersaglio, come i ghedesi, di uno scambio di testate nel contesto della prevista “guerra nucleare limitata in Europa” non esime affatto chi non è bersaglio diretto di uno scambio di colpi nucleare dal ritenersi fuori dal pericolo: se è vero, come è vero, che “i sopravvissuti invidieranno i morti”.

A questo proposito ho citato la testimonianza della sopravvissuta di Hiroshima proprio nel momento in cui è andata a ritirare ad Oslo, lo scorso 10 dicembre, il Premio Nobel per la pace assegnato ad ICAN.
L'orrore che ho visto non si può descrivere. Provo sensi di colpa per non avere capito che molta gente, in preda a sofferenze immani e insopportabili, di fatto mi chiedeva di aiutarla a morire subito”.

Per quanto riguarda più specificamente l'impegno locale della popolazione di Ghedi, ho ricordato l'esigenza, già richiamata in assemblea il 12 gennaio, nella sala consiliare, di un piano di protezione civile contro possibili incidenti nucleari con fuoriuscita di materiale fissile dovuti alla movimentazione delle testate (scontata visti i lavori di adattamento della base alle nuove armi e ai nuovi F-35).

A Ghedi è stato anche distribuito un volantino dei Disarmisti esigenti, sotto riportato, riferentesi alla “Caravan Petrov” della Primavera 2018; e all'incontro internazionale del 19 maggio a Milano, primo anniversario della morte di Stanislav Petrov, su come affrontare e superare a livello globale il rischio nucleare.

APPELLO DEI DISARMISTI ESIGENTI
(www.disarmistiesigenti.org)
progetto e coalizione collegati con ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) – premio Nobel per la pace 2017

Esigete! Il disarmo nucleare totale (Stéphane Hessel, ispiratore degli “Indignati” e dei “Disarmisti esigenti”) nella cornice dellaCaravan Petrov” - Primavera 2018 : incontri, proiezioni di docufilm e iniziative a tappe nelle località sedi di infrastrutture della guerra nucleare

19 maggio, primo anniversario della morte di Stanislav Petrov, il colonello dell'ex URSS che, il 26 settembre 1983, salvò il mondo dall'apocalisse nucleare.

INCONTRO INTERNAZIONALE A MILANO:
RISCHIO NUCLEARE: COME USCIRNE?
(Location da stabilire).
Prenotate la partecipazione scrivendo a: coordinamentodisarmisti@gmail.com

Dal 20 gennaio di Ghedi al 19 maggio di Milano

Facenti parte della Campagna ICAN, premio Nobel per la pace 2017, siamo impegnati, in quanto “pacifisti” radicali, obiettori nonviolenti alle spese militari e nucleari, attivi innanzitutto in Italia, contro le guerre neocoloniali dell'Italia.
Sono gli interventi dello “schieramento Occidentale” che, sotto vari cappelli (si porta molto oggi quello della NATO), vengono, dai nostri governi, spacciate come missioni di pace e/o di contrasto al terrorismo e al “traffico criminale” dei migranti.
Tra i loro reali scopi rientra il profitto, tra le altre multinazionali con base in varie nazioni di vecchi e nuovi imperi, delle “italiane” Leonardo ed ENI (il nostro complesso militare-industriale-energetico).
L'ultima della serie è quella che porterà nostre truppe in Niger, ricco di uranio e di risorse minerarie. Di qui la nostra doverosa adesione alla manifestazione del 20 gennaio di Ghedi ed alla piattaforma proposta dal Forum contro la guerra (www.forumcontrolaguerra.org).

No alle guerre, No al nucleare: l'essenza della piattaforma del 20 gennaio di Ghedi. A maggio 2018 abbiamo deciso, secondo noi in continuità, di focalizzarci in modo più mirato, con la “Caravan Petrov” e con l'incontro internazionale di Milano, il 19, sul rischio nucleare, da noi considerato la priorità delle priorità: lo contrastiamo per motivazioni di diritto umanitario, ecologiche, di democrazia e di giustizia sociale; ma innanzitutto perché vogliamo, donne e uomini di buona volontà e di buon sentire, sopravvivere e vivere, come singoli e come specie.

Per questo concepiamo la proibizione delle armi nucleari proclamata dal Trattato adottato dall'ONU il 7 luglio 2007 (l'Italia rigettando i diktat della NATO deve ratificarla!) solo come il motorino di avviamento di una più ampia e profonda “rivoluzione disarmista”.

Vale a dire, la sconfitta del militarismo come la sognava Carlo Cassola, il fondatore, nel 1978, della Lega per il disarmo unilaterale: l'internazionale presente Umanità che abolisce gli eserciti e le frontiere passando attraverso la denuclearizzazione effettiva.

La prima tappa concreta della denuclearizzazione secondo noi significa, in concordanza con il Forum contro la guerra: dismissione unilaterale delle “atomiche”, a partire da Ghedi, da Aviano, dagli 11 porti nucleari, che è il “grimaldello” anche per sciogliere l'Alleanza Atlantica.

Questo se, oltre la mobilitazione nazionale, riusciamo da subito a collegarci alla rete europea ed internazionale che si batte per la rimozione di tutte le armi H oggi ospitate, in attuazione del “nuclear sharing NATO”, dall'Italia, dalla Germania, dal Belgio, dall'Olanda e dalla Turchia.

La modernizzazione delle B-61 in B-61-12 a Ghedi ed Aviano, dispositivi che esigono i nuovi cacciabombardieri F-35, non dobbiamo dimenticarlo, rientra nella tendenza a prevedere l'uso delle armi nucleari sul campo di battaglia, riesumando e riattualizzando, appunto, la dottrina NATO del “first use” delle atomiche “tattiche” sul Teatro europeo, oggi da mettere in relazione con l'imminente, aggressiva, Nuclear Posture Review del Presidente USA Trump.

Siamo consapevoli e convinti che la la lotta per il disarmo e per la pace è sinergica con le lotte ecologiste, per i diritti umani, contro le disuguaglianze, per lo sviluppo umano equo.

Per questo il percorso che promuoviamo è nel solco dell'articolo 11 della nostra Costituzione, per limitazioni di sovranità degli Stati necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, nel riconoscimento di un "diritto dell'Umanità", che coroni i diritti delle persone e dei popoli già proclamati dall'ONU.
Perseguiamo il percorso che dal bando delle armi nucleari (New York, 7 luglio 2017) deve anche portare all'eliminazione effettiva degli ordigni; ed in modo parallelo anche il percorso che dal “bando dei combustibili fossili” (Parigi, 12 dicembre 2015) deve condurre a superare l'intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica (gli ordigni “atomici” vanno considerati come armi di distruzione climatica, vedi inverno nucleare) con la conversione ecologica e rinnovabile dell'economia e della società.

Ci muoviamo, in sostanza, sulla base dei principi della Carta della Terra fatta propria da organizzazioni rappresentative di milioni di persone, compresa l'UNESCO: ispirare in tutti i popoli un senso di interdipendenza globale e di responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future.

Ed è su questa base che chiediamo la collaborazione delle donne e degli uomini che battono contro la guerra. Con mezzi di pace.
Contattateci!


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