A GHEDI IL 20 GENNAIO
LA MANIFESTAZIONE PER DIRE NO ALLE GUERRE SI AL DISARMO NUCLEARE
Chi non è bersaglio
diretto non si senta al sicuro: in una guerra nucleare i
sopravvissuti invidierebbero i morti!
di Alfonso Navarra –
resoconto dopo Ghedi 20 gennaio 2018
A Ghedi
si è svolta, il 20 gennaio, la
manifestazione nazionale per dire “basta
guerre, si disarmo nucleare”, indetta dal
Forum contro la guerra
(www.forumcontrolaguerra.org), con l'adesione di varie realtà, tra
le quali i Disarmisti esigenti.
Il corteo ha attraversato
la cittadina di circa 19.000 abitanti, si è fermato davanti alla RWM
(produce le bombe che l'Arabia Saudita impiega in Yemen) e infine,
dopo uno spostamento di 6 Km, si è concluso davanti alla base
aerea “Luigi Olivari”, che ospita le B-61
del “nuclear sharing NATO”.
Secondo le informazioni
diffuse dalla Federation of American
Scientists (il progetto diretto dallo
scienziato Hans Kristensen),
sarebbero conservate a Ghedi 20 B61-4 dalla potenza variabile dai 45
ai 107 chilotoni (tra 3 e 8 volte più potenti della bomba di
Hiroshima).
Tali testate dovrebbero
essere sostituite da bombe termonucleari, di nuova generazione
B61-12, trasportate dai cacciabombardieri invisibili e net-centrici
F35 in assemblaggio presso lo stabilimento di Cameri (No); bombe che
non saranno più a gravità ma sganciate dai bombardieri
raggiungeranno autonomamente gli obiettivi anche a 80-100 km di
distanza.
Non ci si può affatto
lamentare della riuscita numera del corteo, visti i tempi che
corrono: circa 1.000 attivisti reali, venuti da tutta Italia (anche
da Napoli!), protagonisti di una marcia festosa, colorata e composita
nelle sue presenze: comitati locali contro la militarizzazione,
associazioni pacifiste cattoliche, gruppi no war e nonviolenti,
centri sociali, sindacati di base, la lista Potere al Popolo...
Da menzionare la presenza
di alcune personalità pacifiste: tra le altre, Claudio Carrara,
presidente del MIR, don Fabio Corazzina, di Pax Christi,
Vittorio Pallotti, del CDMPI (venuto a diffondere le
copie de “La rivoluzione disarmista” di Carlo Cassola con
il saggio di commento di Alberto L'Abate), Giuseppe
Bruzzone, già obiettore di coscienza al servizio militare (ai
tempi in cui la scelta si scontava con la galera), il consigliere
regionale del M5S in Piemonte Gianpaolo Andrissi; e la
curiosità della partecipazione dello scrittore Aldo Busi.
Per le assenze “brillano”
invece tutti i politici locali: nessun (ex) parlamentare bresciano.
Nessun esponente di partito che siede nei banchi del consiglio
comunale. Del Sindaco, simpatizzante (così mi è stato riferito dai
ghedesi) di Casa Pound, nemmeno l'ombra.
Al presidio finale, dopo
gli organizzatori – Luigino Beltrami di Donne e Uomini
contro la guerra faceva da presentatore - abbiamo preso la parola,
tra i primi interventi: il sottoscritto, Alfonso Navarra,
ricordando l'adesione dei Disarmisti esigenti anche alla piattaforma
contro la guerra, lo scienziato critico Angelo Baracca e
Giovanna Pagani, di WILPF Italia, che aveva già parlato
davanti alla sede della RWM dichiarando "inaccettabile che
lavoratori siano costretti a produrre armi omicide per guadagnare il
pane."
Nel mio intervento finale
ho citato la paura e la preoccupazione di Papa Francesco (le
famose esternazioni sull'aereo in volo verso il Cile) per il
possibile scoppio anche incidentale di una guerra “atomica”. Ed
ho osservato che essere bersaglio, come i ghedesi, di uno scambio di
testate nel contesto della prevista “guerra nucleare limitata in
Europa” non esime affatto chi non è bersaglio diretto di uno
scambio di colpi nucleare dal ritenersi fuori dal pericolo: se è
vero, come è vero, che “i sopravvissuti invidieranno i morti”.
A questo proposito ho
citato la testimonianza della sopravvissuta di Hiroshima proprio nel
momento in cui è andata a ritirare ad Oslo, lo scorso 10 dicembre,
il Premio Nobel per la pace assegnato ad ICAN.
“L'orrore che ho
visto non si può descrivere. Provo sensi di colpa per non avere
capito che molta gente, in preda a sofferenze immani e
insopportabili, di fatto mi chiedeva di aiutarla a morire subito”.
Per quanto riguarda più
specificamente l'impegno locale della popolazione di Ghedi, ho
ricordato l'esigenza, già richiamata in assemblea il 12 gennaio,
nella sala consiliare, di un piano di protezione civile contro
possibili incidenti nucleari con fuoriuscita di materiale fissile
dovuti alla movimentazione delle testate (scontata visti i lavori di
adattamento della base alle nuove armi e ai nuovi F-35).
A Ghedi è stato anche
distribuito un volantino dei Disarmisti esigenti, sotto riportato,
riferentesi alla “Caravan Petrov” della Primavera 2018; e
all'incontro internazionale del 19 maggio a Milano, primo
anniversario della morte di Stanislav Petrov, su come
affrontare e superare a livello globale il rischio nucleare.
APPELLO
DEI DISARMISTI ESIGENTI
(www.disarmistiesigenti.org)
progetto
e coalizione collegati con ICAN (International Campaign to Abolish
Nuclear Weapons) – premio
Nobel per la pace 2017
Esigete! Il
disarmo nucleare totale (Stéphane
Hessel, ispiratore degli “Indignati” e dei “Disarmisti
esigenti”)
nella
cornice della
“Caravan
Petrov”
- Primavera
2018 : incontri, proiezioni di docufilm e iniziative a tappe nelle
località sedi di infrastrutture della guerra nucleare
19
maggio, primo
anniversario della morte di Stanislav Petrov, il colonello dell'ex
URSS che, il 26 settembre 1983, salvò il mondo dall'apocalisse
nucleare.
INCONTRO
INTERNAZIONALE A MILANO:
RISCHIO
NUCLEARE: COME USCIRNE?
(Location
da stabilire).
Prenotate
la partecipazione scrivendo a: coordinamentodisarmisti@gmail.com
Dal
20 gennaio di Ghedi al 19 maggio di Milano
Facenti
parte della Campagna
ICAN,
premio Nobel
per la pace 2017,
siamo impegnati, in quanto “pacifisti” radicali, obiettori
nonviolenti alle spese militari e nucleari, attivi innanzitutto in
Italia, contro le guerre neocoloniali dell'Italia.
Sono
gli interventi dello “schieramento Occidentale” che, sotto vari
cappelli (si porta molto oggi quello della NATO), vengono, dai nostri
governi, spacciate come missioni di pace e/o di contrasto al
terrorismo e al “traffico criminale” dei migranti.
Tra
i loro reali scopi rientra il profitto, tra le altre multinazionali
con base in varie nazioni di vecchi e nuovi imperi, delle “italiane”
Leonardo
ed ENI
(il nostro complesso militare-industriale-energetico).
L'ultima
della serie è quella che porterà nostre truppe in Niger,
ricco di uranio e di risorse minerarie. Di qui la nostra doverosa
adesione alla manifestazione del 20
gennaio di Ghedi ed
alla piattaforma proposta dal Forum
contro la guerra (www.forumcontrolaguerra.org).
No
alle guerre, No al nucleare:
l'essenza della piattaforma del 20 gennaio di Ghedi. A maggio
2018 abbiamo
deciso, secondo noi in continuità, di focalizzarci in modo più
mirato, con la “Caravan
Petrov”
e con l'incontro internazionale di Milano,
il 19,
sul rischio nucleare, da noi considerato la priorità delle
priorità: lo contrastiamo per motivazioni di diritto umanitario,
ecologiche, di democrazia e di giustizia sociale; ma innanzitutto
perché vogliamo, donne e uomini di buona volontà e di buon
sentire, sopravvivere e vivere, come singoli e come specie.
Per
questo concepiamo la proibizione delle armi nucleari proclamata dal
Trattato
adottato dall'ONU il
7 luglio 2007 (l'Italia rigettando i diktat della NATO deve
ratificarla!) solo come il motorino di avviamento di una più ampia
e profonda “rivoluzione
disarmista”.
Vale
a dire, la sconfitta del militarismo come la sognava Carlo
Cassola,
il fondatore, nel 1978, della Lega
per il disarmo unilaterale:
l'internazionale presente Umanità che abolisce gli eserciti e le
frontiere passando attraverso la denuclearizzazione effettiva.
La
prima tappa concreta della denuclearizzazione secondo noi significa,
in concordanza con il Forum contro la guerra: dismissione
unilaterale delle “atomiche”,
a partire da Ghedi, da Aviano, dagli 11 porti nucleari, che è il
“grimaldello” anche per sciogliere l'Alleanza Atlantica.
Questo
se, oltre la mobilitazione nazionale, riusciamo da subito a
collegarci alla rete europea ed internazionale che si batte per la
rimozione di tutte le armi H oggi ospitate, in attuazione del
“nuclear
sharing NATO”,
dall'Italia, dalla Germania, dal Belgio, dall'Olanda e dalla
Turchia.
La
modernizzazione delle B-61 in B-61-12 a Ghedi
ed Aviano,
dispositivi che esigono i nuovi cacciabombardieri F-35,
non dobbiamo dimenticarlo, rientra nella tendenza a prevedere l'uso
delle armi nucleari sul campo di battaglia, riesumando e
riattualizzando, appunto, la dottrina
NATO del “first use”
delle atomiche “tattiche” sul Teatro europeo, oggi da mettere in
relazione con l'imminente, aggressiva, Nuclear
Posture Review del
Presidente USA Trump.
Siamo
consapevoli e convinti che la la lotta per il disarmo e per la pace
è sinergica con le lotte ecologiste,
per i diritti umani, contro le disuguaglianze, per lo sviluppo umano
equo.
Per
questo il percorso che promuoviamo è nel solco dell'articolo
11 della nostra Costituzione, per limitazioni di sovranità degli
Stati necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni, nel riconoscimento di un "diritto
dell'Umanità", che coroni i diritti delle persone e dei popoli
già proclamati dall'ONU.
Perseguiamo
il percorso che dal bando delle armi nucleari (New
York, 7 luglio 2017)
deve anche portare all'eliminazione effettiva degli ordigni; ed in
modo parallelo anche il percorso che dal “bando dei combustibili
fossili” (Parigi,
12 dicembre 2015)
deve condurre a superare l'intreccio tra minaccia nucleare e
minaccia climatica (gli ordigni “atomici” vanno considerati come
armi di distruzione climatica, vedi inverno nucleare) con la
conversione ecologica e rinnovabile dell'economia e della società.
Ci
muoviamo, in sostanza, sulla base dei principi della Carta
della Terra fatta
propria da organizzazioni rappresentative di milioni di persone,
compresa l'UNESCO:
ispirare in tutti i popoli un senso di interdipendenza globale e di
responsabilità condivisa per il benessere di tutta la famiglia
umana, della grande comunità della vita e delle generazioni future.
Ed
è su questa base che chiediamo la collaborazione delle donne e degli
uomini che battono contro la guerra. Con mezzi di pace.
Contattateci!
Nessun commento:
Posta un commento