Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Nei giorni scorsi gli uffici competenti di Città Metropolitana di Milano (CMM) hanno emanato gli atti autorizzativi relativi alla discarica che coinvolge i comuni di Casorezzo e Busto Garolfo, tenendo conto di quanto emerso dalla sentenza del TAR del maggio scorso, come l’esclusione dei rifiuti R5.
La vicenda è annosa e da tempo si trascina nelle aule dei tribunali con comuni, associazioni e comitati schierati contro le autorizzazioni rilasciate da CMM e Regione Lombardia sullo sfondo.
Su questo occorre fare chiarezza ed avanzare delle proposte.
Le polemiche strumentali di taluni esponenti della destra regionale che in queste ore mirano a politicizzare un percorso che, in questa fase, è esclusivamente amministrativo e giudiziario, non risolvono di certo il problema.
Le autorizzazioni, infatti, non rispondono a decisioni del sindaco o dei consiglieri metropolitani, ma vengono redatte dai dirigenti dell’ente sulla base della normativa in materia emanata da Regione Lombardia, su tutti il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), che tra i propri “criteri preferenziali” ha proprio l'inserimento di discariche in aree di pregressa escavazione, come quella in oggetto.
Regione Lombardia non ha mai espresso il suo parere negativo rispetto alla localizzazione della discarica e enti regionali quali Arpa e ATS hanno espresso valutazioni tecniche favorevoli.
Ci si muove in funzione delle norme che ci sono e, in questo caso, sono regionali!
Ai consiglieri regionali di destra che dicono di voler difendere i territori, chiediamo perché nel 2017 hanno votato contro alla proposta di legge per escludere i PLIS, Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, dalla realizzazione di discariche. Se non l’avessero fatto, oggi la discarica di Busto Garolfo – Casorezzo non sarebbe stata autorizzata perché collocata nel PLIS del Roccolo.
E’ inutile girare nei comuni per fare campagna elettorale se poi con le proprie scelte in aula non si è conseguenti a ciò che si promette!
Le discariche sono tema delicato, sotto molti profili: locale, ambientale, legalitario. Per questo crediamo che la politica dovrebbe confrontarsi ed assumere un ruolo su questo argomento, fuori dalle convenienze propagandistiche e di parte.
In un quadro così frastagliato e senza la dovuta attenzione da parte di tutti e un livello concreto di collaborazione istituzionale, si verifica un’asimmetria nella capacità di contemperare gli interessi, pubblici e privati, soprattutto a fronte delle possibili responsabilità generatesi a causa di eventuali danni lamentati dalle imprese.
Per questi motivi siamo convinti che si debba aprire un tavolo di confronto a livello regionale - cui ci rendiamo fin da subito disponibili - e che coinvolga la Città Metropolitana, i comuni interessati e le realtà che si stanno battendo nei territori.
Vogliamo dare credito all’assessore Cattaneo che nel suo intervento in consiglio regionale, in occasione dell’approvazione del Piano Cave, ha annunciato nuove modalità per il recupero dell’area: pensiamo che su questo dovremmo ragionare insieme.
Siamo anche a conoscenza di una recente richiesta di affrontare il tema presso le commissioni “Ambiente e Protezione Civile” e “Antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità” di Regione Lombardia che al momento avrebbe avuto risposta negativa e che invece a nostro parere, proprio ora, andrebbe accolta nell’interesse di tutti.
Simone Negri - Consigliere delegato ad Ambiente e Legalità di Città Metropolitana di Milano
Michela Palestra - Vicesindaca di Città Metropolitana di Milano
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