giovedì 28 aprile 2022

Nucleare. Le scorie del1987 in Slovacchia, andata e ritorno

 Di Silvia Zamboni. 

Cons. REG. VERDI Emilia Romagna 

Di fronte al caro energia c’è chi invoca il nucleare. In realtà in Italia non sappiamo ancora come smaltire le scorie altamente radioattive delle centrali chiuse dopo il referendum del 1987.  

Lo conferma la riunione odierna del Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale di Caorso (PC), convocata dalla Regione Emilia-Romagna. Dall’incontro è emerso che è stato completato il trasferimento in Slovacchia di tutti i 5.900 fusti di materiale prodotto nel periodo di funzionamento della centrale di Caorso, per sottoporli a riprocessamento e condizionamento, due operazioni fondamentali per aumentare i livelli di sicurezza nella gestione di questi materiali e per renderli idonei agli standard di conferimento al futuro deposito nazionale. Deposito, aggiungiamo, per il quale non è ancora stato individuato il sito.

Nonostante la chiusura delle centrali nucleari italiane risalga al dopo-referendum del 1987, l’Italia non è stata ancora in grado di dotarsi di un piano nazionale di smaltimento delle scorie radioattive, tanto è vero che spediamo in Slovacchia quelle prodotte a Carso.

Un'ulteriore prova di quanto sia difficile e controversa la gestione di un’energia, quella nucleare, che qualcuno oggi vorrebbe far passare anche come la soluzione alla crisi climatica globale perché la fissione nucleare non è fonte di emissione di CO2. E la CO2 legata al ciclo di vita complessivo delle centrali non conta?

In attesa che si concretizzi il deposito nazionale, le scorie trattate di ritorno dalla Slovacchia saranno stoccate a Caorso, dove prosegue il lavoro delle ulteriori fasi del decommissioning, a partire dalla ricostruzione e ammodernamento dei locali dove i rifiuti radiottivi riprocessati saranno depositati in via temporanea.

I Verdi di tutto il mondo sono da sempre in prima linea nella lotta contro il nucleare. E non per ragioni ideologiche, come si usa accusarli, ma a causa della pericolosità di questa tecnologia, dei problemi tuttora insoluti per lo stoccaggio definitivo in sicurezza delle scorie altamente radioattive per migliaia di anni; e, non da ultimo, per il costo del Kwh nucleare, di gran lunga più caro di quello da fonti rinnovabili.

Proprio a Caorso il movimento antinucleare italiano ha visto alcune delle sue più grandi mobilitazioni, ed è stato uno dei semi da cui i Verdi sono nati. Per questo in tutti questi anni abbiamo seguito da vicino il processo di smantellamento della centrale nel piacentino. E continueremo a farlo.

Magra consolazione apprendere, dall’esame della Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei alla localizzazione del deposito nazionale che non ve ne sono in Emilia-Romagna. 

Il problema di individuare un deposito definitivo sicuro resta insoluto. E non solo in Italia.

 Circolo Di Piacenza legambiente 



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