giovedì 9 gennaio 2020

Risorgono i verdi a Milano. Fedrighini in Consiglio comunale, la Grandi sulle barricate.

A seguito della nomina ad assessore di Paolo Limonta, come previsto dal regolamento del consiglio comunale, subentra il primo dei non eletti nella lista "Sinistra per milano", Enrico Fedrighini; i migliori auguri di buon lavoro da Liberanotizie!
Dopo questa prima notizia che rimbalza nei corridoi e nelle vie della città da fine dicembre, è di pochi giorni fa, la prima presa di posizione dei Verdi verso l'amministrazione Sala.
Paradossalmente, avviene in ritardo e su un tema minore, ma con la fortuna di essere molto visibile e chiaccherato: gli alberi del giardino privato di Via Bassini.


A detta dei più, una rappresentazione per far passare gli ecologisti come estremisti (da li un dispiegamento di forze dell'ordine,da terza guerra mondiale, per due tagliaalberi) e come quelli dell'alberello; niente di più falso; si cerca solo di mettere i puntini sulle i; su questo tema, vi lascio alle osservazioni della portavoce nazionale dei verdi e vicepresidente del municipio 1 di Milano Elena Grandi; questa, finalmente, puntuale presenza dei Verdi, meritoria, certo, però solleva i dubbi, sull'operazione che fù sinistra per milano e soprattutto, sui grandi temi speculativi che hanno visto milano e tutta la città metropolitana "vittima" del cementismosviluppista tardonovecentesco; sarebbe necessario ricordare i successi dei primi anni dell'amministrazione Pisapia, dove si sono fermati e ridimensionati alcuni ecomostri, come il parcheggio in darsena, gli inutili canali e tanto altro (nota, l'unica cosa positiva di expo sarebbe stata la biblioteca europea a porta vittoria che.... non esiste!).

Un inizio importante per i Verdi milanesi e per i Verdi Metromilanesi, ricordando che nel consiglio metropolitano di MIlano, i verdi hanno ruoli importanti, con Roberto Maviglia, delegato alle scuole, e sono anche all'opposizione con la lista civica metropolitana "La città dei comuni"; e ad oggi, se non c'è una discarica tra casorezzo e busto garolfo, nonostante le pressioni della regione lombardia per lasciarla fare, scaricando le responsabilità a cmm e confidando nell'analfabetismo istituzionale dei più; lo si deve ai cittadini dei comitati e ad alcuni ricorsi che hanno fatto in merito a tecnicismi e alle aree compensative; dal punto di vista politico, esiste solo una mozione di Cambiamo Ossona e de La città dei comuni, dove si chiede, nella prima, l'istituzione di un parco metropolitano e di allegare la legge regionale 32 del 2015 (dove regione esautora la città metropolitana da facoltà decisionali in merito ai parchi), nella seconda, dove si chiede a Regione di portare in discussione in consiglio regionale una nuova legge sui parchi.

Ora ci sono i verdi, e leggendo la nota stampa a seguire, consapevoli dell'impresa austriaca che vede i verdi in coalizione con i popolari, l'australia che brucia, i negazionisti italici etc....
un po' di fiducia, possiamo averla.

Alberi abbattuti e aree verdi decimate, è questa la Milano che fa tendenza?

Sono arrivati in una città deserta e stordita dai botti di fine anno. Sono arrivati alle prime luci dell’alba, come fossero topi d’appartamento. Solo che ladri non erano. Tutt’altro, erano lavoratori. C’erano addirittura decine di poliziotti in tenuta anti sommossa per difendere il loro lavoro: tagliare 57 alberi sani del Campus Bassini – una magnifica area verde che non ha mai visto una costruzione – a Città Studi, Milano: la città che fa tendenza e controtendenza (funzionano i mezzi pubblici, la sanità, i servizi, le mostre…), la città campione, la città cool e un po’ smart, qualunque cosa voglia dire a questo punto. Sarà.
Sarà il caso, piuttosto, di riscrivere il racconto: di questa metropoli, di questo Sindaco, di questa giunta, di questa amministrazione (di cui, a volte con orgoglio, faccio parte). Milano oggi è molto fumo e poco arrosto, purtroppo, e il concetto di bene comune assume sfumature opinabili – voglio essere prudente – perché dominano gli affari, gli interessi economici, i business dei costruttori. La lotta in difesa dell’ambiente non è solo una borraccia consegnata nelle mani di bimbi innocenti a beneficio delle telecamere, non è una lunga teoria di proclami roboanti, non sono tre milioni di alberi da piantare entro dieci anni.
La lotta in difesa dell’ambiente è molto altro ancora, e ci vuole poco a capirlo in un clima di onestà intellettuale. Al di là del fatto singolo (piccolo? troppo piccolo? di poco conto?), a Milano si continua a costruire, a consumare suolo, ad abbattere alberi, a sopravvivere in un luogo tra i più inquinati al mondo, a lasciare le periferie nel degrado, a trascurare il tema delle case popolari, degli affitti per i giovani, degli edifici pubblici e privati vuoti e abbandonati.
Non m’importa nulla delle week (ho perso il conto, quante sono? Dieci, cinquanta, cento?), dei Fuorisalone, delle Olimpiadi e del nuovo stadio Meazza. Quella è la facciata. Voglio una città da vivere e non da bere, voglio una città per tutti, giovani e anziani, uomini e donne, lavoratori e pensionati, e bambini. Una città da abitare, una città davvero sostenibile.
E prometto tolleranza zero per chi inquina e attenta all’ambiente, taglia alberi e prende per i fondelli (do you remember, Beppe Sala, la dichiarazione di emergenza climatica e ambientale?), assicurando improbabili compensazioni: che senso ha abbattere per ripiantare? E lo dico in nome della logica come categoria prepolitica, che è accessibile a tutti, a quelli della maggioranza e a quelli dell’opposizione, silenti come non mai, intrappolati nelle loro ridicole parole d’ordine, nei loro trucidi slogan, nel loro esiguo vocabolario: “Vergogna! Prima gli italiani!”.
Ecco perché saremo in piazza giovedì 9 gennaio, come Verdi, come Europa Verde, insieme alla gente comune, ai comitati cittadini e ad altre associazioni ambientaliste. Chiederemo che l’area del Campus Bassini non venga edificata, ma rimanga bene comune: e che l’amministrazione milanese vieti la costruzione di nuovi edifici in tutte le aree verdi rimaste! Partiremo alle 17,30 da via Bassini per raggiungere Palazzo Marino, e lo faremo per fermare il consumo di suolo, per protestare contro un andazzo che in città non conosce sosta.
Quello che è successo a Milano, al Bassini, per garantire il via libera alla devastazione di oltre seimila metri quadrati di suolo mai costruito, succede ovunque in Italia. E dimostra che alcune istituzioni e quasi tutti i partiti politici – e sì, anche quelli del centrosinistra – sono piegati al potere economico e non viceversa, come dovrebbe essere e non è.
Se siamo in emergenza, dobbiamo dare valore e contenuto alle parole. E che emergenza sia, allora, e una volta per tutte, prima che sia troppo tardi. Sala si affacci al balcone di Palazzo Marino e chieda scusa. Se l’ha fatto un Papa, può farlo anche lui.
Elena Grandi 
https://www.europaverde.it/2020/01/07/milano-campus-bassini-aree-verdi/

p.p.s. pensate ai tempi di expo, degli scali ferroviari, se i verdi avessero preso posizione.... una voce che per troppo tempo è mancata.


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