Dal fb del Luigi
Prova per una rubrica seria e non solo, di storia locale
Fino agli anni 60 ad Ossona i bambini nascevano in casa, durante inverno anche in stalla, le mamme durante il parto erano aiutate dalla levatrice. A quei tempi, alta era la mortalità neonatale, dopo il parto la levatrice valutava le condizioni fisiche del neonato e in base allo stato di salute del nascituro decideva se somministrare o meno il battesimo.
A quei tempi le norme canoniche sentenziavano che in caso di morte del nascituro, prima della somministrazione del battesimo, l'anima del neonato andasse al limbo, in attesa del Giudizio Universale.
La levatrice presente ad Ossona nel periodo 1920/1942, alla fine della sua carriera, confesso al parroco Don Rogora, che tutte le volte che somministrata un battesimo, a causa della precarietà di salute del neonato, aggiungeva
all'acqua battesimale alcune gocce di profumo di rosa, probabilmente non solo questo.
Davanti a questa confessione il parroco informò il Vescovo, il quale lo consiglio di individuare tutti i neonati battezzati con quella prassi in modo da poter rissoministrare loro il battesimo e tutti i sacramenti che fino ad allora avevano ricevuto. Dal registro dei battesimi, in quei vent'anni, si individuarono 30 parrocchiani battezzati con l'acqua di rose.
Il giorno di Pasqua del 5 aprile dell'anno 1942, in presenza del Vescovo, a 30 giovani di Ossona di varie eta e sesso, venne ripetuta la somministrazione del battesimo e di tutti i sacramenti che fino ad allora avevano ricevuto.
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