antica fiera di San Martino.
Inveruno (Milano) 17 novembre 2025
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Dalle macerie, ci rialzeremo, le nostre voci risuoneranno. Gridiamo: Il diritto della mia patria risiede in noi, non morirà mai, non morirà mai, non morirà mai!" Questo è il messaggio della canzone "Palestinesi", eseguita dal gruppo di Gaza Sol Band, che ha risuonato con forza questo sabato a San Mamés, accompagnata da Eñaut Elorrieta e Izaro Andrés. Un "Gernika, Gaza libera", così sentito da commuovere fino alle lacrime. Il suono delle sirene ha fermato le 51.396 anime che si erano radunate a San Mamés – alla fine, non è stato stabilito alcun record di presenze – per far capire che la partita tra la nazionale basca e la Palestina sarebbe stata qualcosa di più di una semplice partita di calcio.
I Paesi Baschi sono sempre stati una terra di solidarietà, e oggi non hanno deluso. Mai prima d'ora la nazionale basca aveva attirato così tanta folla in uno stadio, e il fatto che l'avversario fosse la Palestina ne è in gran parte responsabile. La partita è arrivata in un momento socialmente opportuno: da un lato, assistiamo da oltre due anni a un genocidio in corso in diretta, accolto dall'inerzia dell'élite politica; dall'altro, il riconoscimento ufficiale ottenuto dalla Federazione Basca di Pelota – celebrato oggi all'intervallo con 28 giocatori di fama in campo – ha richiesto una reazione anche nel calcio. Ed è commovente vedere intere famiglie, gruppi di amici, di tutte le età, provenienti da ogni angolo dei Paesi Baschi, cantare "Eusko Gudariak" o "Txikia" per le strade di Bilbao e in metropolitana, diretti a San Mamés. E il messaggio di ieri era chiaro: chiedere la libertà per i popoli basco e palestinese.
Il calcio, come strumento sociale, sposta le montagne; lo sport, come vediamo nella direzione opposta con lo sportwashing, può essere fondamentale per la diplomazia di un Paese, per sensibilizzare, per denunciare le ingiustizie; in breve, il calcio – lo sport – può essere meraviglioso quando si tratta di trovare un'identità. Un'identità che è rifiutata dal popolo basco e oppressa dal popolo palestinese. E sappiamo già qualcosa dell'unione dei popoli oppressi.
Questo sabato a San Mamés, lo scontro tra due nazionali ci ha regalato anche un altro momento storico: mai prima d'ora – o molto raramente – i gol o i tentativi di gol delle squadre avversarie sono stati celebrati con tanto fervore, con tanta emozione. Perché il significato degli attacchi di oggi trascende il puro aspetto sportivo: sono attacchi o gol segnati contro gli stati israeliano, spagnolo e francese; contro gli attori che rifiutano le nazioni palestinese e basca. Sempre da una prospettiva simbolica, si capisce: il calcio è la cosa più importante tra le meno importanti.
Emozione nei giocatori
Gli applausi e le grida che echeggiavano a San Mamés erano fragorosi, di quelli che lasciano un segno indelebile, un carburante per la lotta. Lo stesso valeva per il minuto di silenzio per coloro che morirono a causa del genocidio, perché alcuni silenzi possono parlare più forte delle parole. Basta chiedere ad Ameed Sawafta, il giocatore palestinese che non è riuscito a contenere l'emozione nel sentire una tale ondata di solidarietà nella sua prima partita in Europa.
"Palestina libera", "Spagnolo che non salta" e "Sionista che non salta" si cantavano sugli spalti, completamente devoti alla causa. Anche gli ormai tradizionali inni calcistici "Txoriak txori" e "Ikusi mendizaleak" si sentivano, mentre l'atmosfera si scaldava. Tra l'altro, la squadra basca era già in vantaggio, grazie a un gol di Unai Elgezabal al 5° minuto. Anche il coro 'Ez gaitu inork geldituko' che risuonava durante la festa non sembrava una coincidenza, ma piuttosto il preludio all'atmosfera sugli spalti: 90 minuti di pura passione con il calcio come filo conduttore, con una squadra basca piena di debuttanti che, se la Federazione prende l'iniziativa e porta avanti la causa del riconoscimento ufficiale, potrebbero entrare nella storia – insieme alla coppia Arrasate-Labaka , se lo desiderano – e diventare modelli di riferimento, come è successo con Iribar e Kortabarria all'inizio o con Aduriz, Etxeberria, Aranburu, Iraizoz, Riesgo, Iraola, Rekarte e compagnia bella dieci anni fa.
Ruiz de Galarreta, entrato nella ripresa, ha parlato di "aver realizzato un sogno" con la convocazione nella nazionale basca, dichiarazioni dal peso significativo, così come quelle di Aihen Muñoz – oggi titolare, molto incisivo sulla fascia sinistra – quando in conferenza stampa pre-partita ha sottolineato quanto significhi per lui giocare per l'Euskal Selekzioa (Nazionale basca) nella loro lotta per il riconoscimento ufficiale. E poi c'è stata l'esultanza di Gorka Guruzeta per il rigore del 2-0, con la mano sul petto, sullo stemma della Federazione, prima di voltarsi verso gli spalti.
Un invito all'azione .
Si tratta di gesti, simboli, che, presi fuori dal contesto, possono perdere il loro potere o addirittura portare a mettere in discussione lo scopo stesso di una partita di calcio. Questo significherebbe dare ragione a chi si oppone alla commistione tra sport e politica, ma in paesi oppressi come i Paesi Baschi e la Palestina, sappiamo fin troppo bene che Israel Premier Tech ha cambiato nome proprio a causa di tutti coloro che hanno mischiato sport e politica durante quella tappa della Vuelta a España a Bilbao. Lo striscione "Grazie Paesi Baschi" indossato dai giocatori palestinesi al termine della partita – o la loro celebrazione collettiva sulle note di "Txoriak txori" – ne è un chiaro esempio.
Oltre alla vittoria per 3-0 della nazionale basca – con Izeta autore del gol decisivo – la partita trascenderà anche i confini nazionali e avrà risonanza anche in quegli uffici stagnanti. Che questa partita serva almeno a scuotere le coscienze.
Dai social del Comune di Cassinetta di Lugagnano (Milano)
Cassinetta di Lugagnano, 15 novembre 2025
Discorso di Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano in occasione della visita istituzionale della delegazione del Governo Palestinese e dell’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia
Onorevoli rappresentanti del governo della Palestina
Onorevole Aaid Ahmed Al Tamimi,
Onorevole Munib Al Masri,
Onorevole Qasem Awwad,
Onorevole Ali Al Sentrisy,
Onorevole Fays Amer
Sua Eccellenza Mona Abuamara, Ambasciatrice di Palestina
A nome della Comunità di Cassinetta di Lugagnano rivolgo a voi il saluto più fraterno e solidale, sentimento profondo e intimo, che lega gli esseri umani.
Perché siamo qui?
Questa mattina, in Italia, in Europa, centinaia di milioni di esseri umani si sono svegliati, al caldo, hanno mangiato e bevuto, biscotti, croissant, latte, caffè, tè. Si sono vestiti, hanno indossato scarpe, sono usciti, liberi, per andare a passeggio, a fare la spesa al mercato. A mezzogiorno troveranno cibo sulle loro tavole. Molti ringrazieranno il signore per averlo trovato. Nel pomeriggio si dedicheranno alla famiglia, cominceranno a pensare ai regali per le festività natalizie che arrivano. E questa sera, dopo aver cenato e guardato la TV, dove scorreranno le ennesime immagini di bambini, anziani, donne, scossi dalla banalità del male, andranno a dormire, sempre al caldo.
Sempre questa mattina, a Gaza, nei territori occupati della Palestina, milioni di esseri umani si sono svegliati al freddo, in una tenda, in una casa minacciata da mani armate, hanno sentito il rumore della fame, hanno indossato se va bene scarpe di fortuna ed hanno iniziato a tremare. A mezzogiorno aspetteranno che qualcosa arrivi sulle loro tavole, lo faranno anche la sera. Aspetteranno giustizia, aspetteranno i loro diritti, aspetteranno la loro terra, aspetteranno la loro serenità, le loro certezze, il loro riconoscimento come esseri umani.
Ecco perché siamo qui.
Perché a Cassinetta di Lugagnano noi riconosciamo lo stato di Palestina, perché crediamo che riconoscere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione sia un nostro compito come esseri umani, prima ancora che come politici, sindaci o rappresentanti delle istituzioni.
Perché a Cassinetta ci siamo domandati, dopo 70 anni di occupazione, dopo centinaia di migliaia di morti, feriti, orfani, bambini colpiti alla testa, ci siamo domandati: ma se il nostro governo non fa nulla per impedire e fermare tutto questo, cosa possiamo fare noi, piccolo comune di 2000 abitanti? Cosa può essere la nostra piccola voce in un oceano di propaganda?
Una mattina, il 14 ottobre 2024, appena sveglio, ho chiamato i miei compagni, ho detto loro: "dobbiamo rompere il silenzio, dobbiamo cercare di svegliare le coscienze". Ci siamo ritrovati qua sotto, con lenzuola e vernice rossa e abbiamo deciso di scrivere sui nostri balconi istituzionali STOP GENOCIDIO.
Onorevoli rappresentanti del governo della Palestina
Onorevole said ahmed al Tamimi,
Onorevole munib al masri,
Onorevole Qasem Awwad,
Onorevole Ali Al Sentrisy,
Onorevole Fays Amer
Sua Eccellenza Mona Abuamara, Ambasciatrice di Palestina
Questa mattina siamo qui per consegnarvi un nostro documento ufficiale, l’atto con cui il nostro consiglio comunale ha formalmente richiesto al governo Italiano il riconoscimento dello stato Palestinese, come hanno già fatto da tre quarti dei paesi membri dell’ONU. Un atto simbolico, certo, perché noi non abbiamo il potere istituzionale di riconoscere per l’Italia lo Stato Palestinese. Ma abbiamo un altro potere. Il potere della fraternità, della solidarietà, della ricerca della giustizia, dell’empatia verso i nostri simili. Abbiamo il potere della parola. Quella parola che spesso si cerca di far tacere. Abbiamo il potere della determinazione.
PALESTINA LIBERA
PALESTINA LIBERA
PALESTINA LIBERA
Europa Verde Milano assemblea domenica 10 novembre 2025. cam San Marco
i testi delle mozioni.
alla mozione costa cucchiara, mancava in allegato le firme necessarie, che sono state inviate solo successivamente a termini scaduti. Questa e altre anomalie sono state segnalate, come chi ha cumulato più cariche, chi è dipendente dell'assessorato o del comune, chi ha votato ricoprendo incarichi istituzionali fuori da milano etc etc, in attesa di risposte. per questo le uscite di cucchiara e costa sembrano premature, come ha sottolineato dal corriere anche Monguzzi, han votato solo 140 persone; in sintesi, hanno azzerato i verdi per poterli monopolizzare e silenziare, ma qualcosa forse si riesce a salvare.
video quiMilano
relazione di fine mandato di Mariolina De Luca
mozione Bertazzoli Broshka
mozione Costa Cucchiara
Interventi degli iscritti
Mozione per l’Assemblea di Europa Verde della città di Milano
9 novembre 2025
Milano Verde e democratica - Le radici del futuro
Una storia importante
I Verdi di Milano vantano una lunga e importante tradizione politica. Presenti in Consiglio Comunale fin dal 1985, dal dicembre 1987, furono protagonisti delle prime cosiddette giunte Rosso-Verdi.
Erano gli anni dell’“Ascoltare la città”, e molti di noi ricordano le riunioni, numerose ed estremamente “animate”, organizzate con il “mondo ambientalista” nelle sue diverse sensibilità ed anime, ma sempre aperte a tutti i cittadini per condividere idee, programmi, scelte.
I Verdi sono sempre stati sostenitori del principio “pensare globalmente e agire localmente”, e a Milano hanno costantemente cercato di portare idee nuove e innovative — finché è stato possibile farlo.
L’ultima esperienza di governo dei Verdi a Milano, prima dell’attuale, risale alla giunta Borghini (gennaio 1992), con Basilio Rizzo assessore all’Urbanistica e Cinzia Barone all’Ambiente. Si trattava di una coalizione di “salute pubblica” nel marasma di “tangentopoli”, che però durò poco. Nel marzo 1993, infatti, entrò in crisi, anche per iniziativa dei Verdi che non intendevano condividere – soprattutto l’assessore Basilio Rizzo - determinate scelte.
Le elezioni anticipate segnarono l’inizio di un lungo periodo buio per la città, con la giunta Formentini (nella quale, curiosamente, l’assessore all’Ambiente era Walter Ganapini, storico ambientalista), seguita poi dalle amministrazioni Albertini e Moratti.
Dal 1993 al 2011, mentre i governi cittadini di centro-destra sembravano non dovere finire mai, anche i Verdi non riuscirono a mantenere una presenza significativa sulla scena politica milanese.
Nel 2011, pur nelle dinamiche complesse dei rapporti con SEL, abbiamo partecipato alla coalizione che, con Giuliano Pisapia, ha riportato la Sinistra al governo della città, ma soprattutto gli ambientalisti, compresi tante donne e tanti uomini che gravitavano nell’area dei Verdi, sono stati elemento fondamentale del movimento di confronto e dibattito all’interno della società civile milanese che ha costituito la cifra innovativa di quell’elezione, alimentando grandi speranze di cambiamento radicale non solo degli equilibri politici e partitici, ma anche dell’approccio al governo della Città, speranze che, purtroppo, sono andate almeno in parte deluse, già nel breve ma, soprattutto, nel medio-lungo periodo.
Nel 2016, la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano non fu condivisa con i Verdi. Non eravamo presenti in Consiglio Comunale (Carlo Monguzzi e Milly Moratti furono eletti nella lista del PD, mentre Enrico Fedreghini si candidò con Sinistra per Milano, risultando primo dei non eletti).
Dopo che nel 2021, con il Congresso di Chianciano, i Verdi si erano dati una nuova forma ed organizzazione, creando Europa Verde, le elezioni comunali del 2021 hanno visto il nuovo partito presentatasi come lista “Europa Verde Sala Sindaco”, ottenere un ottimo successo, quasi imprevisto: 22.994 voti, pari al 5,11%, 3 consiglieri comunali e molti eletti nei Municipi, successo sancito anche dal ritorno di un esponente verde in Giunta.
Una fase deludente
A dispetto dell’ampiamente propagandata (ma, per fortuna, mai perfezionata…) adesione ai Verdi pochi mesi prima di quella tornata elettorale, nel suo secondo mandato il Sindaco si è sempre più allontanato da un approccio ambientalista e solidarista alla città, caratterizzandosi per una crescente deriva personalistica che andava anche oltre il “normale” livello - già di per sé eccessivo - che l’attuale legge elettorale per i comuni purtroppo induce, ma soprattutto ha progressivamente prodotto un evidente scollamento tra le politiche dichiarate e quelle concretamente praticate, utilizzando la “retorica dei valori” per coprire scelte sempre più lontane dalla sensibilità e dalla cultura dei Verdi.
A fronte infatti di continue declaratorie sulla “svolta green” e sull’inclusività – di cui il suo programma era imbottito - la vera stella polare del Sindaco e del suo entourage – il vero centro di potere - è stata la crescita dell’attrattività della città per imprese, investitori, turisti, alimentando gli appetiti speculativi, anteponendo l’urbanistica sensazionalistica delle “archistar” alla tutela dell’ambientale e dei diritti dei cittadini, innescando così una crescita delle diseguaglianze senza precedenti. In pratica con Sala una maggioranza di centro – sinistra ha finito con lo sposare acriticamente il modello sviluppista neo-liberale e turbocapitalista. Speriamo che per qualcuno si sia trattato di “semplice” eterogenesi dei fini, ma per qualcun altro il disegno era evidentemente ben chiaro e studiato sin dall’inizio…
Certo alcune scelte positive ci sono state — come la completa elettrificazione del trasporto pubblico e la realizzazione di alcune piste ciclabili previste dal PUMS anche sfidando le ironie demagogiche delle destre — ma, nel complesso, le politiche ambientali sono state deludenti.
Milano continua a registrare un altissimo tasso di consumo di suolo, con il 15% della superficie impermeabilizzata, uno dei dati più elevati in Europa.
Molte iniziative sono apparse alla cittadinanza insufficienti o incoerenti, soprattutto in relazione alla gestione del verde urbano e alla qualità dell’aria.
Diversi interventi di riqualificazione — ad esempio alcune piazze — sono stati giustamente criticati per la scarsità di vegetazione e l’eccessivo uso di cemento.
La gestione della mobilità urbana è risultata contraddittoria e inefficace, come dimostrano i dati sulla qualità dell’aria. La regolamentazione delle aree C e B, così com’è, non è seria: per tutelare davvero la salute dei cittadini è necessario estendere gli orari delle ZTL e vietare l’accesso ai mezzi pesanti per l’intera giornata, non solo per alcune ore del mattino.
Ma perché siano veramente efficaci e condivisibili su larga scala, le giuste scelte di forte limitazione e regolamentazione del traffico privato devono necessariamente essere accompagnate da politiche altrettanto forti e coraggiose a sostegno del TPL, sia su scala urbana che di Città Metropolitana. Il TPL deve essere infatti una priorità in tutte le sue declinazioni se si vuole puntare seriamente alla riduzione dei mezzi privati, per cui è necessario, anche a costo di sacrifici economici per il bilancio comunale, assicurare capillarità e frequenze adeguate, mentre in questi anni, linee metropolitane a parte, è avvenuto esattamente il contrario.
Sul piano urbanistico, la narrazione plastificata ed edificante costruita negli anni a suon di rendering, in perfetto accordo con i grandi gruppi finanziari – immobiliari, è stata definitivamente squarciata dalle iniziative della magistratura che, al di là dei presunti reati di corruzione, falso ideologico, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso edilizio, lottizzazione abusiva e false dichiarazioni sui requisiti di legge contestati all’Assessore alla rigenerazione urbana, a figure apicali dell’Amministrazione a cominciare dal suo Direttore Generale, a professionisti e ad operatori immobiliari, ha reso di pubblico dominio l’approccio ideologico e le prassi relazionali ai massimi livelli di questa Amministrazione. Anche se non vi fosse alcuna responsabilità penale, è dovere politico e morale dei Verdi chiedere che almeno questi personaggi escano (si spera per sempre) dai luoghi ove si decide il destino della città. Per il resto, spetta alla magistratura a fare chiarezza.
Uno spazio a parte, infine, merita la “questione San Siro”, che, non foss’altro che per la fama mondiale dello stadio, assurge a caso paradigmatico di un “Rito Ambrosiano” che non possiamo e non vogliamo condividere.
Accogliamo pertanto con favore la posizione assunta, seppure troppo tardivamente e in un contesto di scarsa chiarezza procedurale, in Giunta dall’Assessore Elena Grandi e in Consiglio Comunale dal Gruppo di Europa Verde, che si si sono espressi contro la cessione delle aree dello stadio e delle zone limitrofe a fondi speculativi.
E’ tuttavia per lo meno imbarazzante che, dopo aver fatto passare la delibera in Consiglio Comunale con l’appoggio decisivo di Forza Italia, il Sindaco e l’Amministrazione continuino ad agire come se nulla fosse accaduto e, anzi, apparentemente acquietate un poco le acque, ritornino su idee tossiche come il c.d. “Salva Milano” o sue declinazioni epigone o, addirittura, stravolgano bellamente la stessa delibera votata a maggioranza in Consiglio, facendo rientrare dalla finestra ciò che era stato esplicitamente escluso, come la possibilità di “compensare” le emissioni climalteranti, a fronte dell’enorme impatto emissivo che l’intera operazione San Siro comporterebbe, non solo localmente ma in giro per il mondo, dove più aggrada e dove più conviene ai fondi anonimi proprietari di Inter e Milan (e dove tutto è meno controllabile…).
La situazione dei Verdi
Rispetto allo specifico di EV Milano occorre sottolineare alcuni punti di attenzione, primo fra tutti la contrazione del numero degli iscritti, al netto della verifica degli ultimi dati relativi al 2025.
Se questo trend fosse confermato, non potremmo che ribadire quanto già osservato in precedenti assemblee, e cioè la costante perdita di appeal politico di EV Milano, con l’ allontanamento di tanti iscritti, anche storici, che non si riconoscono più nelle scelte operate da una Amministrazione comunale molto teoricamente “green”, culminate con la vicenda dell’urbanistica (Salva Milano compreso) e coronate dal disastro San Siro.
Troppo debole e blanda la nostra azione all’interno della Giunta e in Consiglio Comunale, dove si sono registrati anche crescenti e deprecabili scontri e lacerazioni all’interno del Gruppo.
Concausa della contrazione anche il crescente scollamento tra i vari livelli di governance e la base, poco coinvolta se non in situazione obbligate e formali, con ciò minando non solo il processo partecipativo ma anche la possibilità di un’azione condivisa verso comuni obiettivi.
Forse ancora più preoccupante è però l’assenza di reale rapporto con il territorio, dove crescono miriadi di gruppi e comitati locali di ambientalisti che non trovano in Europa Verde un catalizzatore utile a livello di rappresentanza politica, ma neppure un interlocutore per sviluppare ambiti di ragionamento comune su un’idea di sviluppo sostenibile, sano, equo e solidale.
In pratica, c’è un ambientalismo diffuso e un partito, che fa dell’ambiente la sua essenza e la sua bandiera, che non riesce ad intercettarlo.
Il nuovo esecutivo dovrà quindi necessariamente operare per recuperare tutte le possibili connessioni con associazioni di base e gruppi informali, ma anche con ex iscritti delusi, ricostruendo una rete di relazioni diffuse, non dimenticando l’importante aspetto della comunicazione e facilitando la necessaria circolarità di informazioni, attualmente del tutto carenti e uni-direzionate.
Strategia politica generale
La nostra storia è sempre stata legata alla coalizione di centro-sinistra. È giusto ribadirlo ancora oggi: in prospettiva non vediamo alternative credibili a quest’area politica, ma sempre rivendicando fortemente la nostra autonomia e la nostra dignità, condizioni necessarie per poter svolgere un ruolo costruttivo e apportare valore aggiunto.
Ciò significa promuovere un forte ed alto dibattito all’interno del centro-sinistra milanese per ridefinire obiettivi e politiche realmente condivise, non dando nulla per scontato ma intraprendendo un effettivo processo di rigenerazione della coalizione.
Noi siamo disposti a fare la nostra parte, ma anche gli altri devono fare la loro.
Pertanto Europa Verde della Città di Milano ritiene
• che la presenza dei Verdi in Giunta, nel contesto che si è venuto via via a creare loro malgrado, non sia al momento confermabile più a lungo;
• che sia indispensabile invitare tutte le forze della coalizione di maggioranza ad aprire una fase di verifica politica e programmatica che coinvolga i partiti della coalizione e non solo i rappresentanti in Consiglio Comunale;
• che, in attesa della conclusione della verifica di maggioranza, sia comunque opportuno che Europa Verde esprima un appoggio esterno all’attuale amministrazione, condizionato alla valutazione dei singoli provvedimenti sottoposti alla deliberazione del Consiglio Comunale;
• che sia altrettanto indispensabile come atto politico immediato chiedere una discontinuità non solo concreta sulle politiche e sulle modalità della loro implementazione, ma anche sulle figure maggiormente coinvolte a livello personale in prassi inaccettabili;
• che il nuovo Esecutivo cittadino avvii immediatamente una consultazione programmatica con le organizzazioni sociali e ambientali presenti sul territorio milanese;
• che sia indispensabile proseguire la collaborazione politica e programmatica con Sinistra Italiana, in vista della costituzione della lista elettorale di AVS all’interno di una coalizione di centro-sinistra rigenerata rispetto alle derive degli ultimi anni.
I sottoscrittori e iscritti propongono, infine, i seguenti nominativi per la carica di portavoce:
Anita Broshka
Gianluca Bertazzoli
Milano, 1 novembre 2025
Dopo le due assemblee "che fare",
Video
Che fare.
Che fare. 2.
Nota. Non è mai stata proposta la richiesta di sostituire l'assessore Scavuzzo
Europa verde Milano domenica 9 novembre si trova in assemblea per nominare il nuovo esecutivo cittadino.
Al momento si è a conoscenza di solo due mozioni
https://www.verdimilano.org/post/assemblea-europa-verde-verdi-milano-9-novembre
Milano incontra le Resistenze dei popoli ribelli e solidali di Abya Ayala.
Dal Messico Profundo, fino al profondo legame tra terre andine e foreste amazzoniche, i pueblos resistono, attraverso parole, suoni, musiche e solidarietà.
Milano a incontra l’autonomia dei popoli zapatisti e il loro sguardo su colonialismo guerra e confini, attraverso l’incontro con i giornalisti e antropologhi Gilberto Lopez y Rivas e Alicia Castellanos.