martedì 21 agosto 2018

Comunicazione politica e uso dei meccanismi cognitivi.

Interessante articolo per farsi un'idea della rappresentazione e di cio che viene rappresentato.

I meccanismi del populismo: ecco perché l’elettore diventa bue

L’esplosione del fenomeno populista è perfettamente spiegata dalla psicologia cognitiva, 

unita all’arrivo di internet


Un'analisi che ricostruisce un percorso che pone all'interno di uno stesso contesto Bias cognitivi e Social Media, narrazioni e psicologia cognitiva, populismi e politica. E che sfociano in uno scenario atipico ma comprensibile, in cui i partiti populisti sono sia causa del problema, sia effetto dello stesso
Se chiedeste a un operaio quanto profitto dovrebbe fare l’azienda per cui lavora, probabilmente non vi stupireste troppo se quello rispondesse: “I ricavi devono essere distribuiti ai lavoratori e alle loro famiglie. Va bene anche se il profitto dell’azienda è zero”. Idea interessante, anche se non proprio nuova. Però, sarebbe anche il racconto del mondo ideale che l’onesto lavoratore raffigura per sé. Che coincidenza!
Se, dopo aver parlato con l’operaio, prendeste l’ascensore per andare ai piani alti a parlare con l’amministratore delegato, potreste chiedergli: “Esimio dirigente, quale carico fiscale è quello corretto per un’azienda come la sua?”. Non vi stupireste troppo se quello rispondesse qualcosa tipo: “Il carico fiscale deve essere ridotto al minimo, magari una flat-tax al 15%, o anche meno. Perché deve sapere, caro signore, che esiste la ‘trickle-down economy’, che spiega che se lasciamo che i ricchi facciano i soldi, poi quelli spendono e spandono e nel far questo arricchiscono l’intera società!”. Che storia meravigliosa anche questa! E che coincidenza! Un’altra “narrazione” che casca a pennello per l’esistenza di chi l’ha appena raccontata.
Ovviamente non stiamo parlando di eccezioni. Ogni uomo inventa storie. Grandi e piccole. In ogni momento. Senza farci caso. Magari solo per il gusto di non trovarsi in scacco con l’accusa di essere incoerente con qualcosa detto prima, o per non apparire preda di sentimenti poco edificanti come l’invidia o l’avarizia. Oppure, come negli esempi sopra, per giustificare con se stesso e con gli altri il proprio comportamento e ruolo nella società. La mente umana funziona così.
Il Ruolo della Narrazione
In psicologia cognitiva (e in psicologia in generale), questa è chiamata la narrazione (in inglese “the narrative”). A scanso di equivoci, va subito detto che non c’è nulla di male nella narrazione. La narrazione è un meccanismo potente e, soprattutto, ci serve. Serve a noi come individui per dare un senso alla nostra vita. Ma serve anche a noi come società per permetterci di funzionare bene insieme quando facciamo squadra. Come ha scritto uno che ammiro molto, Yuval Noah Harari, provate ad andare da una scimmia e a proporle: “Cara scimmia, se sacrificherai la tua vita per la mia causa, io ti prometto la vita eterna dopo la morte in un posto dove avrai tutte le banane che vuoi!”. Difficilmente la vostra perorazione otterrà l’effetto sperato. Invece, quando si tratta di uomini, la narrazione funziona alla grande. Oltre a guerre di ogni tipo, la promessa della vita eterna ha permesso la costruzione di piramidi, cattedrali e un gran flusso di soldi e ricchezze a dei tizi vestiti buffi a ogni latitudine.


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