Europa Verde Milano assemblea domenica 10 novembre 2025. cam San Marco
i testi delle mozioni.
alla mozione costa cucchiara, mancava in allegato le firme necessarie, che sono state inviate solo successivamente a termini scaduti. Questa e altre anomalie sono state segnalate, come chi ha cumulato più cariche, chi è dipendente dell'assessorato o del comune, chi ha votato ricoprendo incarichi istituzionali fuori da milano etc etc, in attesa di risposte. per questo le uscite di cucchiara e costa sembrano premature, come ha sottolineato dal corriere anche Monguzzi, han votato solo 140 persone; in sintesi, hanno azzerato i verdi per poterli monopolizzare e silenziare, ma qualcosa forse si riesce a salvare.
video quiMilano
relazione di fine mandato di Mariolina De Luca
mozione Bertazzoli Broshka
mozione Costa Cucchiara
Interventi degli iscritti
Mozione per l’Assemblea di Europa Verde della città di Milano
9 novembre 2025
Milano Verde e democratica - Le radici del futuro
Una storia importante
I Verdi di Milano vantano una lunga e importante tradizione politica. Presenti in Consiglio Comunale fin dal 1985, dal dicembre 1987, furono protagonisti delle prime cosiddette giunte Rosso-Verdi.
Erano gli anni dell’“Ascoltare la città”, e molti di noi ricordano le riunioni, numerose ed estremamente “animate”, organizzate con il “mondo ambientalista” nelle sue diverse sensibilità ed anime, ma sempre aperte a tutti i cittadini per condividere idee, programmi, scelte.
I Verdi sono sempre stati sostenitori del principio “pensare globalmente e agire localmente”, e a Milano hanno costantemente cercato di portare idee nuove e innovative — finché è stato possibile farlo.
L’ultima esperienza di governo dei Verdi a Milano, prima dell’attuale, risale alla giunta Borghini (gennaio 1992), con Basilio Rizzo assessore all’Urbanistica e Cinzia Barone all’Ambiente. Si trattava di una coalizione di “salute pubblica” nel marasma di “tangentopoli”, che però durò poco. Nel marzo 1993, infatti, entrò in crisi, anche per iniziativa dei Verdi che non intendevano condividere – soprattutto l’assessore Basilio Rizzo - determinate scelte.
Le elezioni anticipate segnarono l’inizio di un lungo periodo buio per la città, con la giunta Formentini (nella quale, curiosamente, l’assessore all’Ambiente era Walter Ganapini, storico ambientalista), seguita poi dalle amministrazioni Albertini e Moratti.
Dal 1993 al 2011, mentre i governi cittadini di centro-destra sembravano non dovere finire mai, anche i Verdi non riuscirono a mantenere una presenza significativa sulla scena politica milanese.
Nel 2011, pur nelle dinamiche complesse dei rapporti con SEL, abbiamo partecipato alla coalizione che, con Giuliano Pisapia, ha riportato la Sinistra al governo della città, ma soprattutto gli ambientalisti, compresi tante donne e tanti uomini che gravitavano nell’area dei Verdi, sono stati elemento fondamentale del movimento di confronto e dibattito all’interno della società civile milanese che ha costituito la cifra innovativa di quell’elezione, alimentando grandi speranze di cambiamento radicale non solo degli equilibri politici e partitici, ma anche dell’approccio al governo della Città, speranze che, purtroppo, sono andate almeno in parte deluse, già nel breve ma, soprattutto, nel medio-lungo periodo.
Nel 2016, la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano non fu condivisa con i Verdi. Non eravamo presenti in Consiglio Comunale (Carlo Monguzzi e Milly Moratti furono eletti nella lista del PD, mentre Enrico Fedreghini si candidò con Sinistra per Milano, risultando primo dei non eletti).
Dopo che nel 2021, con il Congresso di Chianciano, i Verdi si erano dati una nuova forma ed organizzazione, creando Europa Verde, le elezioni comunali del 2021 hanno visto il nuovo partito presentatasi come lista “Europa Verde Sala Sindaco”, ottenere un ottimo successo, quasi imprevisto: 22.994 voti, pari al 5,11%, 3 consiglieri comunali e molti eletti nei Municipi, successo sancito anche dal ritorno di un esponente verde in Giunta.
Una fase deludente
A dispetto dell’ampiamente propagandata (ma, per fortuna, mai perfezionata…) adesione ai Verdi pochi mesi prima di quella tornata elettorale, nel suo secondo mandato il Sindaco si è sempre più allontanato da un approccio ambientalista e solidarista alla città, caratterizzandosi per una crescente deriva personalistica che andava anche oltre il “normale” livello - già di per sé eccessivo - che l’attuale legge elettorale per i comuni purtroppo induce, ma soprattutto ha progressivamente prodotto un evidente scollamento tra le politiche dichiarate e quelle concretamente praticate, utilizzando la “retorica dei valori” per coprire scelte sempre più lontane dalla sensibilità e dalla cultura dei Verdi.
A fronte infatti di continue declaratorie sulla “svolta green” e sull’inclusività – di cui il suo programma era imbottito - la vera stella polare del Sindaco e del suo entourage – il vero centro di potere - è stata la crescita dell’attrattività della città per imprese, investitori, turisti, alimentando gli appetiti speculativi, anteponendo l’urbanistica sensazionalistica delle “archistar” alla tutela dell’ambientale e dei diritti dei cittadini, innescando così una crescita delle diseguaglianze senza precedenti. In pratica con Sala una maggioranza di centro – sinistra ha finito con lo sposare acriticamente il modello sviluppista neo-liberale e turbocapitalista. Speriamo che per qualcuno si sia trattato di “semplice” eterogenesi dei fini, ma per qualcun altro il disegno era evidentemente ben chiaro e studiato sin dall’inizio…
Certo alcune scelte positive ci sono state — come la completa elettrificazione del trasporto pubblico e la realizzazione di alcune piste ciclabili previste dal PUMS anche sfidando le ironie demagogiche delle destre — ma, nel complesso, le politiche ambientali sono state deludenti.
Milano continua a registrare un altissimo tasso di consumo di suolo, con il 15% della superficie impermeabilizzata, uno dei dati più elevati in Europa.
Molte iniziative sono apparse alla cittadinanza insufficienti o incoerenti, soprattutto in relazione alla gestione del verde urbano e alla qualità dell’aria.
Diversi interventi di riqualificazione — ad esempio alcune piazze — sono stati giustamente criticati per la scarsità di vegetazione e l’eccessivo uso di cemento.
La gestione della mobilità urbana è risultata contraddittoria e inefficace, come dimostrano i dati sulla qualità dell’aria. La regolamentazione delle aree C e B, così com’è, non è seria: per tutelare davvero la salute dei cittadini è necessario estendere gli orari delle ZTL e vietare l’accesso ai mezzi pesanti per l’intera giornata, non solo per alcune ore del mattino.
Ma perché siano veramente efficaci e condivisibili su larga scala, le giuste scelte di forte limitazione e regolamentazione del traffico privato devono necessariamente essere accompagnate da politiche altrettanto forti e coraggiose a sostegno del TPL, sia su scala urbana che di Città Metropolitana. Il TPL deve essere infatti una priorità in tutte le sue declinazioni se si vuole puntare seriamente alla riduzione dei mezzi privati, per cui è necessario, anche a costo di sacrifici economici per il bilancio comunale, assicurare capillarità e frequenze adeguate, mentre in questi anni, linee metropolitane a parte, è avvenuto esattamente il contrario.
Sul piano urbanistico, la narrazione plastificata ed edificante costruita negli anni a suon di rendering, in perfetto accordo con i grandi gruppi finanziari – immobiliari, è stata definitivamente squarciata dalle iniziative della magistratura che, al di là dei presunti reati di corruzione, falso ideologico, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso edilizio, lottizzazione abusiva e false dichiarazioni sui requisiti di legge contestati all’Assessore alla rigenerazione urbana, a figure apicali dell’Amministrazione a cominciare dal suo Direttore Generale, a professionisti e ad operatori immobiliari, ha reso di pubblico dominio l’approccio ideologico e le prassi relazionali ai massimi livelli di questa Amministrazione. Anche se non vi fosse alcuna responsabilità penale, è dovere politico e morale dei Verdi chiedere che almeno questi personaggi escano (si spera per sempre) dai luoghi ove si decide il destino della città. Per il resto, spetta alla magistratura a fare chiarezza.
Uno spazio a parte, infine, merita la “questione San Siro”, che, non foss’altro che per la fama mondiale dello stadio, assurge a caso paradigmatico di un “Rito Ambrosiano” che non possiamo e non vogliamo condividere.
Accogliamo pertanto con favore la posizione assunta, seppure troppo tardivamente e in un contesto di scarsa chiarezza procedurale, in Giunta dall’Assessore Elena Grandi e in Consiglio Comunale dal Gruppo di Europa Verde, che si si sono espressi contro la cessione delle aree dello stadio e delle zone limitrofe a fondi speculativi.
E’ tuttavia per lo meno imbarazzante che, dopo aver fatto passare la delibera in Consiglio Comunale con l’appoggio decisivo di Forza Italia, il Sindaco e l’Amministrazione continuino ad agire come se nulla fosse accaduto e, anzi, apparentemente acquietate un poco le acque, ritornino su idee tossiche come il c.d. “Salva Milano” o sue declinazioni epigone o, addirittura, stravolgano bellamente la stessa delibera votata a maggioranza in Consiglio, facendo rientrare dalla finestra ciò che era stato esplicitamente escluso, come la possibilità di “compensare” le emissioni climalteranti, a fronte dell’enorme impatto emissivo che l’intera operazione San Siro comporterebbe, non solo localmente ma in giro per il mondo, dove più aggrada e dove più conviene ai fondi anonimi proprietari di Inter e Milan (e dove tutto è meno controllabile…).
La situazione dei Verdi
Rispetto allo specifico di EV Milano occorre sottolineare alcuni punti di attenzione, primo fra tutti la contrazione del numero degli iscritti, al netto della verifica degli ultimi dati relativi al 2025.
Se questo trend fosse confermato, non potremmo che ribadire quanto già osservato in precedenti assemblee, e cioè la costante perdita di appeal politico di EV Milano, con l’ allontanamento di tanti iscritti, anche storici, che non si riconoscono più nelle scelte operate da una Amministrazione comunale molto teoricamente “green”, culminate con la vicenda dell’urbanistica (Salva Milano compreso) e coronate dal disastro San Siro.
Troppo debole e blanda la nostra azione all’interno della Giunta e in Consiglio Comunale, dove si sono registrati anche crescenti e deprecabili scontri e lacerazioni all’interno del Gruppo.
Concausa della contrazione anche il crescente scollamento tra i vari livelli di governance e la base, poco coinvolta se non in situazione obbligate e formali, con ciò minando non solo il processo partecipativo ma anche la possibilità di un’azione condivisa verso comuni obiettivi.
Forse ancora più preoccupante è però l’assenza di reale rapporto con il territorio, dove crescono miriadi di gruppi e comitati locali di ambientalisti che non trovano in Europa Verde un catalizzatore utile a livello di rappresentanza politica, ma neppure un interlocutore per sviluppare ambiti di ragionamento comune su un’idea di sviluppo sostenibile, sano, equo e solidale.
In pratica, c’è un ambientalismo diffuso e un partito, che fa dell’ambiente la sua essenza e la sua bandiera, che non riesce ad intercettarlo.
Il nuovo esecutivo dovrà quindi necessariamente operare per recuperare tutte le possibili connessioni con associazioni di base e gruppi informali, ma anche con ex iscritti delusi, ricostruendo una rete di relazioni diffuse, non dimenticando l’importante aspetto della comunicazione e facilitando la necessaria circolarità di informazioni, attualmente del tutto carenti e uni-direzionate.
Strategia politica generale
La nostra storia è sempre stata legata alla coalizione di centro-sinistra. È giusto ribadirlo ancora oggi: in prospettiva non vediamo alternative credibili a quest’area politica, ma sempre rivendicando fortemente la nostra autonomia e la nostra dignità, condizioni necessarie per poter svolgere un ruolo costruttivo e apportare valore aggiunto.
Ciò significa promuovere un forte ed alto dibattito all’interno del centro-sinistra milanese per ridefinire obiettivi e politiche realmente condivise, non dando nulla per scontato ma intraprendendo un effettivo processo di rigenerazione della coalizione.
Noi siamo disposti a fare la nostra parte, ma anche gli altri devono fare la loro.
Pertanto Europa Verde della Città di Milano ritiene
•che la presenza dei Verdi in Giunta, nel contesto che si è venuto via via a creare loro malgrado, non sia al momento confermabile più a lungo;
•che sia indispensabile invitare tutte le forze della coalizione di maggioranza ad aprire una fase di verifica politica e programmatica che coinvolga i partiti della coalizione e non solo i rappresentanti in Consiglio Comunale;
•che, in attesa della conclusione della verifica di maggioranza, sia comunque opportuno che Europa Verde esprima un appoggio esterno all’attuale amministrazione, condizionato alla valutazione dei singoli provvedimenti sottoposti alla deliberazione del Consiglio Comunale;
•che sia altrettanto indispensabile come atto politico immediato chiedere una discontinuità non solo concreta sulle politiche e sulle modalità della loro implementazione, ma anche sulle figure maggiormente coinvolte a livello personale in prassi inaccettabili;
•che il nuovo Esecutivo cittadino avvii immediatamente una consultazione programmatica con le organizzazioni sociali e ambientali presenti sul territorio milanese;
•che sia indispensabile proseguire la collaborazione politica e programmatica con Sinistra Italiana, in vista della costituzione della lista elettorale di AVS all’interno di una coalizione di centro-sinistra rigenerata rispetto alle derive degli ultimi anni.
I sottoscrittori e iscritti propongono, infine, i seguenti nominativi per la carica di portavoce:
Anita Broshka
Gianluca Bertazzoli
Milano, 1 novembre 2025
Mozione costa cucchiara
CANDIDATI IN ESECUTIVO
Cristian Parolini
Da sempre appassionato ai temi della sostenibilità, della giustizia ambientale e sociale, mi sono iscritto ai Verdi 5 anni fa quando ho scelto di trasferirmi a vivere a Milano, dopo molti anni di pendolarismo. Laureato in Economia e Management Pubblico in Bocconi, dopo un’esperienza in a2a, oggi supporto le attività dell’Assessorato all’Ambiente e Verde del Comune di Milano. Credo in una città creata a misura di persone, con una visione di spazio pubblico che rimetta al centro i bisogni della comunità. Altre città stanno con coraggio vincendo questa sfida, anche Milano può farcela.
Kimberly Skene
Attualmente parte del Consiglio del Parco Nord, dell’Esecutivo Regionale della Giovanile dei Verdi in Lombardia e attiva in GEV Milano, impiego le mie energie nella politica territoriale. Laureata in Environmental Management, con specializzazione in Wildlife and Natural Systems, alla University of Queensland, in Australia, comprendo la profonda interconnessione tra la sfera ecologica e quella sociale, ed è su questa nozione che si basa il mio impegno politico declinato a livello cittadino. Per garantire una qualità di vita migliore, Milano ha bisogno di progresso sia nella sua visione di società che di ecologia. Data la sua enorme potenzialità, sono fiduciosa che, con pazienza
e perseveranza, la nostra città possa raggiungere questo obiettivo.
Mara Ferrario
Sono referente politico per Europa Verde a Peschiera Borromeo, la città in cui sono cresciuta. Dopo alcuni anni, sono tornata a vivere nel quartiere Rogoredo, a Milano, dove sono nata e dove ha sempre abitato la mia famiglia: un ritorno alle origini che per me ha un profondo significato affettivo e identitario. Mi sono avvicinata al circolo di Europa Verde Milano, trovando un ambiente giovane, dinamico e animato da persone che, come me, credono nell’impegno concreto per la tutela dell’ambiente, la pace e la ricostruzione sociale. Mi occupo di comunicazione istituzionale e politica, un ambito che non è solo il mio lavoro, ma anche la mia più grande passione: credo nel potere delle parole, delle idee e del dialogo come strumenti per costruire una
società più giusta, consapevole e sostenibile.
Paolo Borsellino
Rappresentate dei giovani verdi di Milano nell'esecutivo Gev nazionale e regionale, ho iniziato il mio percorso di attivismo nelle associazioni antimafia i cui ideali di legalità e trasparenza sono ancora la base indiscutibile della mia attività politica. Professionista nel campo dello sviluppo di sofware, credo fermamente che nelle nuove tecnologie risieda il potenziale per costruire un futuro più equo, sostenibile e giusto. La vera sfida, che parte da Milano, è regolamentarle in modo che rimangano uno strumento di massa e non vengano utilizzate per rafforzare il sistema capitalista.
Erica Soana
Sono assessora del Municipio 7, dove mi occupo di Scuola, Politiche giovanili e Centri di Aggregazione Giovanile, Partecipazione e Politiche ambientali. Parallelamente lavoro in un centro di ricerca in criminologia dove, in particolare, mi dedico ai temi dell’anticorruzione, delle infiltrazioni mafiose e della criminalità ambientale. Ho fatto parte del primo e del secondo esecutivo giovanile dei Giovani Europeisti Verdi, un’esperienza preziosa che mi ha permesso di crescere, costruire legami e scoprire nuove passioni. Oggi ho voglia di rimettermi in gioco e portare il mio contributo nell’esecutivo milanese.
Giovanni Del Genio
Ho 57 anni e sono cresciuto a Milano, formandomi nell’ambiente dello scoutismo. Sono laureato in Scienze Politiche all’Università Statale e dagli anni ‘90 sono attivista ambientale operando in diverse associazioni e scrivendo sulla rivista CNS (Capitalismo, Natura e Socialismo). La passione per l'ecologia sociale mi ha spinto a diventare cofondatore dell’ecovillaggio di Granara e dell’Associazione di promozione sociale Centopassi. Da 30 anni sono maestro elementare e oggi partecipo al movimento pedagogico di Scuola Sconfinata.
Dal 2017 al 2021 sono stato Presidente della Commissione Cultura ed Educazione del Municipio 8, eletto nelle liste di Sinistra x Milano.
Susanna Paola Berretta
Sono consigliera del Municipio 8, presidente della commissione verde e sport e sono attualmente impiegata presso un ente pubblico milanese dove mi occupo di approvvigionamenti e appalti. Nel passato sono stata fondatrice e amministratrice di un’agenzia di servizi per la comunicazione co-fondatrice di due associazioni di promozione sociale e culturale per la valorizzazione dei prodotti alimentari di qualità e per l’educazione alimentare nelle scuole. Ho sempre vissuto a Milano, la città dove sono nata e voglio che ritorni ad essere la città inclusiva che è sempre stata e non solo attrattiva per i capitali finanziari e ricchissimi cittadini con benefici fiscali sproporzionati.
Leonardo Davide Meda
Classe 1982, storico di formazione universitaria e sviluppatore web full stack, unisco l’interesse per la conoscenza e la tecnologia a un forte impegno civile e ambientale. Ecologista e socialista, credo in un modello di sviluppo fondato sulla giustizia sociale, l’innovazione sostenibile e la condivisione del sapere. Persona non binaria, sono attivista per i diritti civili e per la visibilità e il riconoscimento delle persone bisessuali, convinto che la libertà individuale e l’uguaglianza sociale siano pilastri inscindibili di una società più giusta.
IL CAMBIAMENTO DIPENDE DA NOI!
Il cambiamento dipende da noi, da noi tutti, come comunità politica.
Con questa mozione vogliamo prenderci l’impegno di far crescere questa comunità: fatta di persone unite dagli ideali di giustizia climatica, sociale e di pace, che ogni giorno lottano e lavorano insieme per rendere la nostra città un luogo più giusto, più equo e più vivibile.
Davanti a noi abbiamo sfide importanti e difficili e crediamo di poterle affrontare solo con una comunità realmente coesa e solidale, dove ognuno possa sentirsi a proprio agio e vivere l’esperienza politica con gioia ed entusiasmo.
In questi quattro anni di governo della città, pur tra molte difficoltà, abbiamo portato il nostro contributo con idee, proposte e progetti, sia come assessori sia come consiglieri, in Comune e nei Municipi. Lavorando insieme, siamo riusciti ad aprire al pubblico oltre 335.000 metri quadrati di nuovi spazi verdi prima non accessibili; abbiamo avviato i primi interventi di depavimentazione della città, realizzato la prima Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale del Comune di Milano e promosso il primo progetto di Assemblee Cittadine per il Clima. All’interno della Commissione Enti Partecipati, abbiamo avviato il percorso per una delibera sul salario minimo negli appalti pubblici e sul miglioramento delle condizioni lavorative nei servizi esternalizzati, mentre, con la vicepresidenza della Commissione Sport, abbiamo promosso una delibera per rivedere i partenariati pubblico-privato nei centri sportivi comunali, con l’obiettivo di garantire maggiore equità e accessibilità. Sono risultati concreti, che dimostrano come anche da una forza piccola si possano ottenere cambiamenti reali. Ma sappiamo che non bastano.
Per realizzare davvero il cambiamento che auspichiamo serve un’azione più coraggiosa e mettere in discussione i meccanismi che oggi rendono la città diseguale e spesso ostile ai più fragili. Più volte, in questi anni, ci siamo opposti alle decisioni della Giunta, difendendo l’interesse pubblico: ci siamo battuti per la ristrutturazione e la gestione pubblica dei centri balneari, ci siamo opposti alla proposta di legge “Salva Milano” e sin dall’inizio della consiliatura abbiamo fermamente avversato la costruzione del nuovo stadio e l’abbattimento del Meazza. L’approvazione della delibera sulla vendita dello stadio e dell’area San Siro, avvenuta con il taglio dei nostri emendamenti, ha creato una spaccatura profonda con le forze di maggioranza. Una frattura che ci ha portato a interrogarci sull’opportunità di continuare o meno questo percorso.
Oggi ci troviamo di fronte a un bivio e alla responsabilità di compiere una scelta importante. Come sostenitori di questa mozione, crediamo che la prosecuzione della nostra partecipazione al governo della città possa avvenire solo a fronte di un impegno politico concreto, misurabile e rendicontabile sugli obiettivi che riteniamo essenziali. La decisione finale, alla luce delle risposte che arriveranno dal Sindaco e dalle altre forze di maggioranza, dovrà essere assunta collegialmente, attraverso un percorso partecipativo, trasparente e aperto alla base degli iscritti. Qualunque sarà l’esito di questo percorso, crediamo che la scelta debba essere coerente e condivisa, portata avanti in modo coeso a tutti i livelli - sia in Comune che nei Municipi - perché la forza di una comunità politica risiede anzitutto nella solidità e nella solidarietà dei suoi membri.
A prescindere dalle dinamiche contingenti, crediamo sia necessario allargare lo sguardo. Non possiamo limitarci a cercare soluzioni immediate, attuabili nel tempo che resta di questa consiliatura, ma cominciare sin da subito a costruire una visione di lungo periodo, capace di ripensare in profondità il modello di sviluppo urbano e sociale della nostra città.
Oggi Milano è ancora troppo spesso governata dalla logica della rendita e del mercato, più che da una regia pubblica capace di affrontare le derive del modello neoliberale. Il risultato è una città dove la casa è diventata una merce e non un diritto, dove i rapporti tra pubblico e privato sono sbilanciati, e dove i grandi eventi non generano più entusiasmo ma distanza.
Vogliamo una città in cui si possa vivere e restare, respirare aria pulita, muoversi serenamente in bicicletta, trovare una casa accessibile e spazi pubblici dove incontrarsi. Milano può essere una città per tutte e tutti, ma solo se esiste una comunità politica capace di immaginare un modello alternativo e di battersi per realizzarlo.
Con questo documento, raccogliamo alcune idee e proposte per affrontare le difficoltà del presente, ripensare la Milano di domani, e ricostruire la comunità verde di cui abbiamo bisogno per realizzarla.
COSA VOGLIAMO PER MILANO
1. Una città dove poter vivere e restare
Oggi Milano è una città che rischia di diventare un luogo da cui si parte, non in cui si resta. Negli ultimi anni, oltre 50.000 persone hanno lasciato la città per l’impossibilità di sostenere i costi dell’abitare. Gli affitti sono cresciuti del 40% in cinque anni e gli alloggi “sociali” spesso non hanno più nulla di sociale.
Per invertire questa tendenza servono politiche urbanistiche coraggiose:
•Ridefinire i canoni dell’edilizia convenzionata in base a criteri reali di accessibilità economica;
•Introdurre una quota obbligatoria di edilizia residenziale pubblica (ERP) nei nuovi interventi sopra i 10.000 mq;
•Prevedere la votazione del Consiglio Comunale per gli interventi di edilizia convenzionata di maggiore entità;
•Rafforzare le competenze dei Municipi nei processi di valutazione e indirizzo dei progetti urbanistici, in particolare nell’analisi dei piani attuativi;
•Mantenere e preservare il patrimonio ERP, rendendo tutti gli alloggi pienamente disponibili e aumentando la dotazione di quelli emergenziali
•Attuare politiche di vera partecipazione cittadina ai progetti pianificatori; ad esempio, predisponendo una piattaforma dedicata, accessibile ai cittadini, per formulare opinioni sui progetti da indirizzare alla Commissione Paesaggio;
•Rivedere le regole sugli studentati: prevedere quote riservate a chi ha borse di studio (DSU) e limitare l’uso turistico a fronte di reali riduzioni dei canoni;
•Ridurre il canone concordato, oggi paradossalmente più alto del mercato libero.
2.Meno spazio per il privato, più per il pubblico!
Il modello attuale ha sbilanciato il potere a favore dei privati. Vogliamo riequilibrare questo rapporto, rafforzando la capacità e la competenza della macchina comunale.
•Servono più risorse e personale per l’elaborazione dei progetti pubblici, per non dover esternalizzare tutto al privato;
•Gli accordi di partenariato pubblico-privato vanno rivisti: il Comune deve poter definire le regole, non subirle, anzitutto nell’ambito dello sport e del welfare. Non possiamo più accettare che i centri balneari rimangano chiusi l’estate e che l’estate diventi una sofferenza per chi non può permettersi una vacanza;
•Occorre rivedere il Piano dei Servizi per stabilire con chiarezza che cosa è realmente “di interesse pubblico”.
L’interesse pubblico è interesse pubblico solo se c’è un ritorno reale per la collettività!
3.Meno spazio per le auto, più spazio per le persone!
Più del 60% delle auto che intasano Milano proviene dall’hinterland e questo ha un grandissimo impatto sulla qualità dell’aria. È necessario ripensare la mobilità metropolitana e creare un sistema di trasporti che sia efficiente, accessibile e progressivo.
•Ridurre lo spazio dedicato alle auto, liberando i parterre alberati e restituendoli a verde e socialità e avviando progetti di pedonalizzazione e depavimentazione;
•Incentivare il trasporto pubblico locale, ripensandolo su scala metropolitana, non più cittadina per incentivare l’utilizzo per le persone che vengono dall’hinterland, rivedendo gli abbonamenti sul criterio della progressività. Oggi il TPL è la voce del bilancio comunale che cuba più risorse in assoluto, crediamo che il costo di questo servizio debba essere sostenuto applicando il criterio della progressività che attualmente è presente solo parzialmente, e per alcune categorie (in base all’età piuttosto che al reddito). Crediamo invece che anche questo debba cambiare: che chi ha di più possa contribuire di più e chi ha di meno possa beneficiare di un minor costo di abbonamento;
•Pagare per lo spazio pubblico che si occupa con l’auto. Chi occupa più spazio e inquina di più, deve contribuire di più. Non possiamo lasciare che una Ferrari o un Mercedes GLS, SUV di 5,2 metri e 2,5 tonnellate, paghino il parcheggio quanto una citycar!
4. Una città più inclusiva, sicura e in salute
Le disuguaglianze a Milano crescono. Crescono gli ultra-ricchi e crescono gli ultra-poveri. E con l’aumento della grave marginalità aumenta anche l’insicurezza. Abitare non può essere un lusso, ma deve essere un diritto e un servizio che la città deve poter fornire a chi non può disporne. Allo stesso modo, lo svago, lo sport e la socialità non possono essere un beneficio per pochi ma una possibilità accessibile a tutti.
•Serve un piano straordinario di contrasto all’emergenza abitativa, potenziando l’offerta degli alloggi transitori, e un potenziamento dei presidi sociali nei quartieri più fragili;
Potenziamento del welfare e dei servizi educativi, così da sostenere con maggiore efficacia le persone con fragilità e le giovani coppie, offrendo loro strumenti per costruire il proprio futuro;
•Avviare un piano capillare di manutenzione straordinaria dell'edilizia scolastica;
•Realizzare nuove scuole in bioarchitettura, così come è stato fatto nel quartiere Gallaratese, ma soprattutto garantire ambienti sicuri mediante un piano costante di interventi ordinari, che sono la base per evitare l'accelerazione del degrado delle strutture scolastiche.
•Rafforzare la collaborazione con le ASST e le ATS presenti sul territorio per attivare progetti di prevenzione e di promozione della salute nei quartieri, nelle scuole, nei CAG e nelle Case di Quartiere. Allo stesso tempo, accendere un faro sulla carenza di medici di base nei quartieri periferici, la presenza di Case di Comunità prive dei servizi essenziali e del personale necessario e la grave introduzione di corsie preferenziali per chi possiede una polizza sanitaria;
•Valorizzazione della rete dei Centri Milano Donna affinché ogni cittadina possa trovare ascolto, supporto e opportunità in spazi sicuri e accoglienti;
•Ristrutturazione e rifunzionalizzazione dei centri sportivi comunali come spazi di aggregazione, anzitutto per i giovani, ma non solo. In una città dove la solitudine è un problema sempre più diffuso crediamo si debbano valorizzare e mettere a frutto tutti gli spazi che il Comune detiene per garantire momenti di socialità e di svago che oggi hanno un prezzo inaccessibile;
•Possibilità di usi temporanei per impianti sportivi e ricreativi in attesa di riqualificazione.
A chi strumentalizza il tema della sicurezza rispondiamo che una città più sicura è solo una città più partecipata, solidale ed inclusiva.
5. Una città verde e resiliente
Il Piano Aria e Clima deve diventare la spina dorsale delle politiche comunali.
Negli ultimi anni Milano ha perso oltre 400 ettari di suolo permeabile, e le ondate di calore sono aumentate di oltre il 30% in frequenza.
•Consumo di suolo zero nella variante al PGT, prevedendo che i diritti edificatori possano “decollare” solo verso aree già costruite;
•Interventi di raffrescamento urbano per contrastare il fenomeno delle isole di calore. (ad esempio in Darsena, San Babila);
•Tutela e creazione di nuove aree verdi, ad esempio, la realizzazione di un parco pubblico alla Maura,
•Una maggiore capillarità e connettività delle aree verdi per contrastarne il concentramento nelle parti centrali della città, che risulta in una disuguaglianza di accesso rispetto ai cittadini che abitano ed usufruiscono del resto della città
•Preservare l’integrità del Parco Agricolo Sud, sviluppando e promuovendo iniziative di agricoltura urbana e sostenibile;
•L’attuazione di un “Piano di contrasto alla povertà energetica”, fenomeno poco discusso che affligge migliaia di milanesi che faticano ad accedere economicamente all’energia e al calore di cui avrebbero necessità;
Prosecuzione nell’attivazione di nuove comunità energetiche rinnovabili e nell’installazione di fotovoltaico sugli edifici pubblici.
6. Una città per la giustizia, l’antimafia e la pace
Milano, medaglia d’oro della Resistenza, deve avere il coraggio di prendere posizione.
Come Verdi abbiamo chiesto e ottenuto il riconoscimento dello Stato di Palestina, l’impegno a portare aiuti umanitari in Palestina, la diffusione del documentario “No Other Land”. Abbiamo, inoltre chiesto l’interruzione del gemellaggio con Tel Aviv, che per noi rappresenta un gesto simbolico importante perché, salvo le realtà apertamente schierate contro il genocidio dei palestinesi, non possiamo e non vogliamo che le istituzioni cittadine abbiano rapporti con le istituzioni israeliane. Tale impegno è stato assunto dall’amministrazione solo in caso di ripresa delle ostilità. Le ostilità, come abbiamo più volte ribadito, non sono mai cessate. Ora chiediamo che quel gemellaggio venga interrotto una volta per tutte.
Lo stesso coraggio e la stessa determinazione devono guidarci anche nella lotta contro la criminalità organizzata e le infiltrazioni mafiose. Non possiamo ignorare il rischio di un radicamento ormai diffuso nel nostro territorio. Per questo riteniamo fondamentale rafforzare il dialogo e la collaborazione con il Comitato per la Legalità del Comune di Milano, affinché l’Amministrazione metta in campo tutte le misure necessarie per prevenire e contrastare ogni forma di infiltrazione mafiosa.
COSA VOGLIAMO PER EUROPA VERDE MILANO
Un partito solido nasce da una comunità viva. Vogliamo che Europa Verde Milano diventi un laboratorio politico diffuso, aperto, radicato nei territori e capace di tenere insieme idee e sensibilità diverse in un progetto comune. L’ascolto reciproco e il rispetto delle differenze devono tornare a essere la base del nostro modo di fare politica.
Oggi la nostra comunità è ancora troppo frammentata e spesso attraversata da tensioni interne. Se vogliamo davvero incidere sulla città, il primo passo è ricostruire quel senso di appartenenza e di fiducia che nel tempo si è affievolito.
Per questo ci impegniamo a:
•Promuovere un confronto interno costruttivo, perché le differenze si affrontino dentro gli spazi del partito e non sui social media;
•Rafforzare la presenza territoriale, individuando almeno due referenti per ciascuno dei nove municipi;
•Sviluppare un sistema di comunicazione interno ed esterno che favorisca la diffusione di buone pratiche, attività, iniziative e progetti, sia all’interno del partito che verso l’esterno;
•Tenere viva la nuova sede, rendendola un luogo di assemblee, formazione, confronto e partecipazione;
Costruire un partito realmente inclusivo e intergenerazionale, che dia spazio a giovani e nuove energie;
•Istituire responsabili tematici per accrescere la competenza e il legame con la città;
•Continuare a collaborare con Sinistra Italiana all’interno dell’Alleanza Verdi e Sinistra, avviando insieme un percorso condiviso in vista delle prossime elezioni comunali.
Milano incontra le Resistenze dei popoli ribelli e solidali di Abya Ayala.
Dal Messico Profundo, fino al profondo legame tra terre andine e foreste amazzoniche, i pueblos resistono, attraverso parole, suoni, musiche e solidarietà.
Milano a incontra l’autonomia dei popoli zapatisti e il loro sguardo su colonialismo guerra e confini, attraverso l’incontro con i giornalisti e antropologhi Gilberto Lopez y Rivas e Alicia Castellanos.
I ragazzi interessati vivere l'esperienza di un viaggio on the road in treno, potranno presentare domanda tra il 30 ottobre e il 13 novembre 2025 sul sito https://youth.europa.eu/discovereu_it
Il pass consente viaggi per un periodo di almeno 1 giorno e al massimo 30 giorni a partire dal 1 marzo 2026. Sul portale dedicato all'iniziativa sono suggeriti anche alcuni itinerari tematici: Bauhaus europeo, Itinerario Verde (con un'attenzione alle bellezze naturalistiche), culturale, digitale...
Per l'Italia i pass a disposizione sono 4.888
I requisiti per l'ammissione sono:
essere nato/a tra il 1º gennaio 2007 (incluso) e il 31 dicembre 2007 (incluso)
inserire correttamente il numero della carta d'identità, del passaporto o della carta di soggiorno nel modulo di domanda online
avere la cittadinanza o la residenza* in uno dei seguenti paesi:
uno degli Stati membri dell'Unione europea, compresi i paesi e territori d'oltremare (PTOM) o
uno dei paesi terzi associati al programma Erasmus+: Islanda, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia.
accettare la dichiarazione sull'onore del modulo di domanda.
L'Accordo di Schengen ha gettato le basi dell'attuale spazio di libera circolazione. La Commissione europea desidera ricevere un resoconto dai giovani viaggiatori e li incoraggia a condividere le loro esperienze e avventure. Chi si aggiudicherà il pass ferroviario avrà il compito di diventare ambasciatore dell'Unione Europea. Per questo motivo tutti i partecipanti sono incoraggiati a raccontare le loro esperienze di viaggio attraverso, ad esempio, i social media oppure organizzando una presentazione a scuola o nella comunità locale. I partecipanti sono invitati ad aderire al gruppo Facebook #DiscoverEU Official.
🇮🇹🇧🇪 Ci sono giorni che restano impressi per sempre. Il 21 ottobre 2025 è uno di questi: ho avuto l’onore di accogliere il Presidente Mattarella e la First Lady all’Hôtel de Ville di Bruxelles nel mio ruolo di Consigliera Comunale verde (e Italiana).
🇪🇺 Il Presidente non è solo la carica istituzionale più alta del nostro paese, ma anche una delle voci Europeiste più autorevoli: una voce forte e limpida che difende i nostri valori comuni dalle derive autoritarie e nazionaliste, che parla di diritti, giustizia, lotta alle mafie e tutela del pianeta.
🙏 Accogliere lui e sua figlia Laura nella mia città d'adozione, insieme al Sindaco Philippe Close – che ringrazio per questa opportunità - e poter mostrare loro il contributo che come Italiani possiamo dare alla vita anche politica della nostra Capitale Europea, è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita politica (e non solo!)
Grazie Presidente! 💚
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🇮🇹🇧🇪 Il y a des jours qui restent gravés pour toujours. Le 21 octobre 2025 en fait partie : j’ai eu l’honneur d’accueillir le Président Mattarella et la Première Dame à l’Hôtel de Ville de Bruxelles, dans mon rôle de Conseillère communale Verte (et Italienne).
🇪🇺 Le Président n’est pas seulement la plus haute autorité institutionnelle de notre pays, mais aussi l’une des voix européistes les plus respectées : une voix forte et claire qui défend nos valeurs communes face aux dérives autoritaires et nationalistes, qui parle de droits, de justice, de lutte contre la mafia et de protection de la planète.
🙏 Accueillir lui et sa fille Laura dans ma ville d’adoption, aux côtés du Bourgmestre Philippe Close – que je remercie pour cette belle opportunité – et pouvoir leur montrer la contribution que, comme Italiens, nous apportons aussi à la vie politique de notre Capitale européenne, a été l’un des moments les plus émouvants de ma vie politique (et pas seulement !).
Dalle pagine social del Leoncavallo e di off topic
Leoncavallo
Il Leoncavallo alla città
per 50 anni ancora
La città che vogliamo, il Paese che vogliamo, il mondo che costruiamo.
La grande manifestazione di sabato 6 settembre, e le successive moltitudinarie espressioni di piazza contro il massacro
della popolazione palestinese, caricano, i Centri sociali, le realtà autogestite, ogni persona o collettivo di opposizione,
di resistenza e di antagonismo, di una responsabilità alla quale nessuno può far fronte individualmente. Quelle
manifestazioni hanno dimostrato che c'è un sogno collettivo, la voglia di prendersi un mondo diverso. E' stato anche
detto con forza che il Leoncavallo non riguarda un singolo luogo o i Centri sociali diffusi nel paese. Riguarda, invece, la
possibilità che esista, e si manifesti con forza, un’alternativa ideale seria, polifonica e poliedrica allo Stato delle cose
presenti.
Tale alternativa si misura con la forza delle idee, con la diffusione delle proposte e delle iniziative di lotta, non certo con
la rassegnazione, il lamento e la frustrazione.
Proponiamo di organizzare, tutti e tutte, due giorni di convegno infinito e diffuso in più luoghi della città di Milano.
Convegno non limitato ai militanti dei Centri sociali e alle attiviste, ma aperto ad artiste, scrittori, scienziate, intellettuali
di prossimità, alle tante persone socialmente impegnate.
A conclusione del convegno, domenica sera, pensiamo sia necessario organizzare una grande iniziativa culturale per il
Leoncavallo diffuso per il centro della città di Milano.
Inoltre, proponiamo di organizzare un concerto il 18 di Marzo, anniversario dell’assassinio di Fausto e Iaio, e uno, in
Piazza Duomo, il 1 Maggio.
Parallelamente a questo grande sforzo collettivo di discussione e di proposta si procederà a compiere ogni passo
necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d’esistenza e di agibilità politica.
Gli spazi sociali autogestiti hanno creato, e continueranno, certo, a creare qualche problema agli amministratori e, a
volte, agli abitanti della città, ma sono stati una risorsa collettiva preziosa, un patrimonio al quale nessuna città può
rinunciare.
Senza gli spazi sociali autogestiti le città sarebbero un monumento al grigiore, alla tristezza e all’infelicità, oltre che un
sentiero lastricato di disuguaglianze e di sfruttamento.
Il fondamentale ruolo creativo e propositivo dei CS occorre rivendicarlo non soltanto per il passato ma soprattutto per
il futuro.
Il Leoncavallo non ha mai pensato che ci sia una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i Centri sociali e di
crearne tanti altri. Tutte le strade sono percorribili: l’occupazione di spazi privati, l’occupazione di spazi pubblici, la
donazione, il comodato gratuito, l’affitto, l’acquisto. La strada da percorrere dipende da molteplici fattori: la soggettività
dei luoghi, la loro forza, la situazione politica della città e del Paese, la presenza di soggetti sociali, politici ed economici
magari molto distanti da noi, ma interessati a dialogare con noi.
Identicamente, per il Leoncavallo è giusto che ogni spazio sociale autogestito si dia la forma giuridica che ritiene più
opportuna: completamente informale, associazione, cooperativa, società di mutuo soccorso, spazio pubblico
autogestito,srlsociale, fondazione. Tra queste diverse opzioni, come tra quelle precedenti, non ci deve essere ostatività,
inimicità o competizione, ma dialettica duratura e profonda.
La libertà di ciascuno vincola e crea le possibilità della libertà di tutti.
Dunque, teniamo aperte tutte le strade. Facciamo una mappa di tutti spazi occupabili. Verifichiamo la possibilità di
partecipare a bandi che non siano chiacchiere e perdite di tempo. Sondiamo, se ci sono, la possibilità di ottenere spazi
in donazione, in comodato o in affitto. Procediamo nel tentativo di acquisire lo spazio di via Watteau che per il
Leoncavallo, e il movimento nel suo insieme, avrebbe un significato enorme.
Chi si illudeva che la vicenda del Leoncavallo si sarebbe chiusa con l’occupazione militare dello spazio è uno stolto. Non
essendo stata fornita alcuna seria alternativa, via Watteau dobbiamo fare di tutto affinché rimanga la sede del Centro
sociale Leoncavallo. Già alcuni spazi e gli archivi sono oggetto di tutela, ma il Leoncavallo è un luogo vivo, la sua storia
non può essere inscatolata e condotta altrove. Ogni punto del suo spazio è espressione del suo archivio sempre in
costruzione.
Se le istituzioni della Città e del Paese non sono state capaci di acquisire lo spazio di via Watteau per il Leoncavallo, sarà
il Leoncavallo che acquisirà lo spazio di via Watteau per la città e per il Paese.
Per favorire il dialogo, la partecipazione e l’attivismo di tutti i soggetti interessati, l’assemblea nominerà suoi
ambasciatori e ambasciatrici con il mandato di preparare le iniziative indicate, di esplorare, in maniera pubblica e
trasparente, tutte le ipotesi relative allo spazio del Leoncavallo, oltre che di tenere i rapporti con gli altri luoghi
autogestiti, con la proprietà, con le Istituzioni della città e del Paese.
Dopo 3 settimane dalla presente data, tali ambasciatori presenteranno tutte le ipotesi esperite riguardo lo spazio del
Leoncavallo e la bozza di programma delle due giornate di convegno che saranno discusse in assemblea pubblica alla
quale, come sempre, è demandata ogni decisionalità.
Per presentare questi progetti, e per discutere collettivamente sulla loro realizzazione, è convocata un’assemblea
pubblica per il 22 Ottobre alle 20.30 alla sede provinciale di Arci Milano.
Leoncavallo in via Watteau, in ogni quartiere, in ogni città
Riprendiamoci la città, riprendiamoci la vita, conquistiamo il futuro.
Off topic
Il direttivo del Leoncavallo SPA ha condiviso una lettera pubblica per invitare i movimenti, l’associazionismo, gli spazi occupati a un’assemblea mercoledì 22 ottobre in cui illustrare la propria proposta per il futuro dei centri sociali. Un testo che presenta con toni generali la legittima necessità di trovare una soluzione di sopravvivenza dopo lo sgombero subito, presupponendo che la modalità scelta per farlo avrà un impatto necessariamente positivo sugli spazi sociali, occupati o meno, della città. Riteniamo i contenuti e le argomentazioni esposte un pesante passo indietro rispetto alle mobilitazioni degli ultimi due mesi e in particolare l’esplosione di un movimento di massa contro il genocidio a Gaza e in Palestina da parte dello Stato sionista di Israele.
Anzitutto, dovremmo chiarire che non riteniamo che il Leoncavallo abbia alcuna auctoritas che lo autorizzi a parlare a nome della moltitudine antagonista o della società civile critica di questa città – e di questo Paese. Infatti, leggiamo come finalità quella di “compiere ogni passo necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d’esistenza e di agibilità politica”. Questo è precisamente il primo problema: se è vero, come viene detto più avanti, che non esiste “una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i Centri sociali e di crearne tanti altri”, non pensiamo nemmeno che questo significhi che il fine giustifica ogni mezzo – e soprattutto che, qualunque mezzo si scelga, il fine dichiarato non ne venga intaccato. Per cui la strada scelta dal Leoncavallo per ritornare in via Watteau non riteniamo abbia un valore generale e valga come possibile modello per tutti. Se si vuole intraprendere un percorso costituente che inauguri una nuova fase storica di movimento, nei limiti in cui questa possa essere “pianificata”, allora forse sarebbe importante uno spirito maggiormente collegiale e autocritico.
In secondo luogo, mettere sullo stesso piano la combinazione di mezzi e strumenti molto diversi – l’occupazione di spazi privati, l’occupazione di spazi pubblici, la donazione, il comodato gratuito, l’affitto, l’acquisto – con forme giuridiche profondamente differenti – informale, associazione, cooperativa, società di mutuo soccorso, spazio pubblico autogestito, srl sociale, fondazione – significa confondere contesti e storie. Non si può fingere che un bando sia sempre e solo un bando, che una donazione sia sempre e solo una donazione e così via. Attenzione: non stiamo parlando della regolarizzazione, su cui non abbiamo nessun tipo di remora morale rispetto a chi decide di perseguire quella strada; facciamo riferimento però alle condizioni concrete e ai soggetti a cui ci si rivolge e che determinano se si può trattare di una soluzione strumentale o invece del preludio all’integrazione e al disarmo verso lo Stato di cose presenti – e le forze di mercato che lo dominano.
Che tipo di sussidiarietà positiva si può produrre in una città come Milano, governata da una classe dirigente economico-politica che, dopo la mobilitazione del 6 settembre e gli scioperi generali del 22 settembre e 3 ottobre, ha scelto di perseguire la propria strada di conservazione neoliberista, ipocrita e classista? Non si può fingere che, dopo 15 anni che già basterebbero a rifiutare ogni opzione collaborativa, non ci siano stati i voti a favore della svendita di San Siro (una delle più grandi operazioni speculative contro la Città pubblica e i suoi abitanti) e per il mantenimento del gemellaggio con la capitale di uno Stato genocida (quindi ponendosi contro il più importante movimento sociale e giovanile esploso in città dai tempi prima della pandemia).
Non è un caso che il documento politico non faccia nessun accenno a queste due tematiche fondamentali. Così come non spende una sola parola per la critica delle Olimpiadi invernali prossime venture né per parlare della questione centrale del diritto alla casa negato nel territorio metropolitano milanese: tema direttamente collegato alla geografia del potere reale della città, in mano a quei padroni contro cui abbiamo manifestato il 6 settembre scorso, e che non può essere trattato separatamente da qualsiasi discussione sul ruolo dei centri sociali.
Perché la proposta politica sottesa alla lettera del Leoncavallo non riguarda nemmeno solo gli spazi sociali e le forme possibili dell’autogestione in città. Sarebbe riduttivo pensarlo. Quella proposta politica riguarda invece le forme dell’abitare la città nel suo complesso, della produzione dello spazio urbano – di chi lo determina, lo comanda, ha diritto di intervento al suo interno. Nessun feticcio muove le nostre parole: i centri sociali sono una forma dell’organizzazione e dell’autorganizzazione politica radicale, antagonista, nati in una determinata congiuntura storica e che non è detto debbano essere eterni nelle loro caratteristiche – d’altronde, come era inevitabile, sono già cambiati parecchio da 50 anni a questa parte. Però crediamo che la loro reinvenzione, che ha a che fare con il nostro futuro, debba essere parte di una libera discussione collettiva dal basso sulla ridefinizione di una nuova idea rivoluzionaria di città, che non può adagiarsi sugli strumenti esistenti, prodotti dal potere: quindi non tanto “ostativi” o “in competizione” con esso, ma con progetti di liberazione di quartieri, territori, spazi e ambienti si.
Gli scioperi generali e le mobilitazioni per la Palestina ci hanno insegnato – o meglio ricordato – che bloccare tutto è possibile. Ma ciò che ci chiedono la Palestina e tutti i movimenti decoloniali – e la lotta contro il patriarcato con essi – è di liberare noi stessi. Quindi, piuttosto che costringere quello spirito di rivolta generale nello spazio ristretto di soluzioni personali per vertenze individuali, rilanciamo con un passo avanti: dopo il “blocchiamo tutto”, liberiamo tutto.
𝐆𝐮𝐢𝐝𝐨 𝐏𝐨𝐥𝐥𝐢𝐜𝐞 è stato una figura importante nel panorama politico prima di #Milano e poi del Paese, svolgendo ruoli istituzionali ricoperti con passione, competenza e soprattutto sempre legando la sua attività al territorio e alle persone.
Ha guidato #VAS con saggezza e determinazione lungo il percorso verso la tutela dell'ambiente e la promozione di uno #svilupposostenibile. La sua visione ecologista, il suo impegno politico e la sua inesauribile energia hanno influenzato positivamente molte persone, spingendole ad agire per la #giustiziasociale e per il bene del #pianeta.
NON vogliamo disperdere la sua eredità, vogliamo farla rimanere come una 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐳𝐢𝐨𝐬𝐚 per le future generazioni di ambientalisti e politici impegnati nella salvaguardia del nostro pianeta.
𝐕𝐞𝐫𝐝𝐢 𝐀𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ e Circolo Caldara hanno varato il progetto comune “𝐃𝐀𝐋 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐎 𝐀𝐋𝐋’𝐀𝐑𝐂𝐇𝐈𝐕𝐈𝐎 – 𝐆𝐔𝐈𝐃𝐎 𝐏𝐎𝐋𝐋𝐈𝐂𝐄, 𝐔𝐍𝐀 𝐓𝐄𝐒𝐓𝐈𝐌𝐎𝐍𝐈𝐀𝐍𝐙𝐀 𝐏𝐑𝐄𝐙𝐈𝐎𝐒𝐀” con l’𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝐹𝑜𝑛𝑑𝑜 per permettere di realizzare all’interno della Biblioteca Civica Emilio Caldara una biblioteca che raccoglierà testi, pubblicazioni e archivi della società civica sociale e politica del capoluogo lombardo.
Sostenete la raccolta fondi per poter procedere alla catalogazione e alla pubblicazione di scritti e commenti di Guido da presentare in occasione del #PremioNazionaleVerdeAmbiente a lui intitolato nella primavera prossima: