antica fiera di San Martino.
Inveruno (Milano) 17 novembre 2025
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Libera Notizie non è una testata giornalistica COERENZAETRASPARENZA (video)youtube
Dalle macerie, ci rialzeremo, le nostre voci risuoneranno. Gridiamo: Il diritto della mia patria risiede in noi, non morirà mai, non morirà mai, non morirà mai!" Questo è il messaggio della canzone "Palestinesi", eseguita dal gruppo di Gaza Sol Band, che ha risuonato con forza questo sabato a San Mamés, accompagnata da Eñaut Elorrieta e Izaro Andrés. Un "Gernika, Gaza libera", così sentito da commuovere fino alle lacrime. Il suono delle sirene ha fermato le 51.396 anime che si erano radunate a San Mamés – alla fine, non è stato stabilito alcun record di presenze – per far capire che la partita tra la nazionale basca e la Palestina sarebbe stata qualcosa di più di una semplice partita di calcio.
I Paesi Baschi sono sempre stati una terra di solidarietà, e oggi non hanno deluso. Mai prima d'ora la nazionale basca aveva attirato così tanta folla in uno stadio, e il fatto che l'avversario fosse la Palestina ne è in gran parte responsabile. La partita è arrivata in un momento socialmente opportuno: da un lato, assistiamo da oltre due anni a un genocidio in corso in diretta, accolto dall'inerzia dell'élite politica; dall'altro, il riconoscimento ufficiale ottenuto dalla Federazione Basca di Pelota – celebrato oggi all'intervallo con 28 giocatori di fama in campo – ha richiesto una reazione anche nel calcio. Ed è commovente vedere intere famiglie, gruppi di amici, di tutte le età, provenienti da ogni angolo dei Paesi Baschi, cantare "Eusko Gudariak" o "Txikia" per le strade di Bilbao e in metropolitana, diretti a San Mamés. E il messaggio di ieri era chiaro: chiedere la libertà per i popoli basco e palestinese.
Il calcio, come strumento sociale, sposta le montagne; lo sport, come vediamo nella direzione opposta con lo sportwashing, può essere fondamentale per la diplomazia di un Paese, per sensibilizzare, per denunciare le ingiustizie; in breve, il calcio – lo sport – può essere meraviglioso quando si tratta di trovare un'identità. Un'identità che è rifiutata dal popolo basco e oppressa dal popolo palestinese. E sappiamo già qualcosa dell'unione dei popoli oppressi.
Questo sabato a San Mamés, lo scontro tra due nazionali ci ha regalato anche un altro momento storico: mai prima d'ora – o molto raramente – i gol o i tentativi di gol delle squadre avversarie sono stati celebrati con tanto fervore, con tanta emozione. Perché il significato degli attacchi di oggi trascende il puro aspetto sportivo: sono attacchi o gol segnati contro gli stati israeliano, spagnolo e francese; contro gli attori che rifiutano le nazioni palestinese e basca. Sempre da una prospettiva simbolica, si capisce: il calcio è la cosa più importante tra le meno importanti.
Emozione nei giocatori
Gli applausi e le grida che echeggiavano a San Mamés erano fragorosi, di quelli che lasciano un segno indelebile, un carburante per la lotta. Lo stesso valeva per il minuto di silenzio per coloro che morirono a causa del genocidio, perché alcuni silenzi possono parlare più forte delle parole. Basta chiedere ad Ameed Sawafta, il giocatore palestinese che non è riuscito a contenere l'emozione nel sentire una tale ondata di solidarietà nella sua prima partita in Europa.
"Palestina libera", "Spagnolo che non salta" e "Sionista che non salta" si cantavano sugli spalti, completamente devoti alla causa. Anche gli ormai tradizionali inni calcistici "Txoriak txori" e "Ikusi mendizaleak" si sentivano, mentre l'atmosfera si scaldava. Tra l'altro, la squadra basca era già in vantaggio, grazie a un gol di Unai Elgezabal al 5° minuto. Anche il coro 'Ez gaitu inork geldituko' che risuonava durante la festa non sembrava una coincidenza, ma piuttosto il preludio all'atmosfera sugli spalti: 90 minuti di pura passione con il calcio come filo conduttore, con una squadra basca piena di debuttanti che, se la Federazione prende l'iniziativa e porta avanti la causa del riconoscimento ufficiale, potrebbero entrare nella storia – insieme alla coppia Arrasate-Labaka , se lo desiderano – e diventare modelli di riferimento, come è successo con Iribar e Kortabarria all'inizio o con Aduriz, Etxeberria, Aranburu, Iraizoz, Riesgo, Iraola, Rekarte e compagnia bella dieci anni fa.
Ruiz de Galarreta, entrato nella ripresa, ha parlato di "aver realizzato un sogno" con la convocazione nella nazionale basca, dichiarazioni dal peso significativo, così come quelle di Aihen Muñoz – oggi titolare, molto incisivo sulla fascia sinistra – quando in conferenza stampa pre-partita ha sottolineato quanto significhi per lui giocare per l'Euskal Selekzioa (Nazionale basca) nella loro lotta per il riconoscimento ufficiale. E poi c'è stata l'esultanza di Gorka Guruzeta per il rigore del 2-0, con la mano sul petto, sullo stemma della Federazione, prima di voltarsi verso gli spalti.
Un invito all'azione .
Si tratta di gesti, simboli, che, presi fuori dal contesto, possono perdere il loro potere o addirittura portare a mettere in discussione lo scopo stesso di una partita di calcio. Questo significherebbe dare ragione a chi si oppone alla commistione tra sport e politica, ma in paesi oppressi come i Paesi Baschi e la Palestina, sappiamo fin troppo bene che Israel Premier Tech ha cambiato nome proprio a causa di tutti coloro che hanno mischiato sport e politica durante quella tappa della Vuelta a España a Bilbao. Lo striscione "Grazie Paesi Baschi" indossato dai giocatori palestinesi al termine della partita – o la loro celebrazione collettiva sulle note di "Txoriak txori" – ne è un chiaro esempio.
Oltre alla vittoria per 3-0 della nazionale basca – con Izeta autore del gol decisivo – la partita trascenderà anche i confini nazionali e avrà risonanza anche in quegli uffici stagnanti. Che questa partita serva almeno a scuotere le coscienze.
Dai social del Comune di Cassinetta di Lugagnano (Milano)
Cassinetta di Lugagnano, 15 novembre 2025
Discorso di Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano in occasione della visita istituzionale della delegazione del Governo Palestinese e dell’Ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia
Onorevoli rappresentanti del governo della Palestina
Onorevole Aaid Ahmed Al Tamimi,
Onorevole Munib Al Masri,
Onorevole Qasem Awwad,
Onorevole Ali Al Sentrisy,
Onorevole Fays Amer
Sua Eccellenza Mona Abuamara, Ambasciatrice di Palestina
A nome della Comunità di Cassinetta di Lugagnano rivolgo a voi il saluto più fraterno e solidale, sentimento profondo e intimo, che lega gli esseri umani.
Perché siamo qui?
Questa mattina, in Italia, in Europa, centinaia di milioni di esseri umani si sono svegliati, al caldo, hanno mangiato e bevuto, biscotti, croissant, latte, caffè, tè. Si sono vestiti, hanno indossato scarpe, sono usciti, liberi, per andare a passeggio, a fare la spesa al mercato. A mezzogiorno troveranno cibo sulle loro tavole. Molti ringrazieranno il signore per averlo trovato. Nel pomeriggio si dedicheranno alla famiglia, cominceranno a pensare ai regali per le festività natalizie che arrivano. E questa sera, dopo aver cenato e guardato la TV, dove scorreranno le ennesime immagini di bambini, anziani, donne, scossi dalla banalità del male, andranno a dormire, sempre al caldo.
Sempre questa mattina, a Gaza, nei territori occupati della Palestina, milioni di esseri umani si sono svegliati al freddo, in una tenda, in una casa minacciata da mani armate, hanno sentito il rumore della fame, hanno indossato se va bene scarpe di fortuna ed hanno iniziato a tremare. A mezzogiorno aspetteranno che qualcosa arrivi sulle loro tavole, lo faranno anche la sera. Aspetteranno giustizia, aspetteranno i loro diritti, aspetteranno la loro terra, aspetteranno la loro serenità, le loro certezze, il loro riconoscimento come esseri umani.
Ecco perché siamo qui.
Perché a Cassinetta di Lugagnano noi riconosciamo lo stato di Palestina, perché crediamo che riconoscere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione sia un nostro compito come esseri umani, prima ancora che come politici, sindaci o rappresentanti delle istituzioni.
Perché a Cassinetta ci siamo domandati, dopo 70 anni di occupazione, dopo centinaia di migliaia di morti, feriti, orfani, bambini colpiti alla testa, ci siamo domandati: ma se il nostro governo non fa nulla per impedire e fermare tutto questo, cosa possiamo fare noi, piccolo comune di 2000 abitanti? Cosa può essere la nostra piccola voce in un oceano di propaganda?
Una mattina, il 14 ottobre 2024, appena sveglio, ho chiamato i miei compagni, ho detto loro: "dobbiamo rompere il silenzio, dobbiamo cercare di svegliare le coscienze". Ci siamo ritrovati qua sotto, con lenzuola e vernice rossa e abbiamo deciso di scrivere sui nostri balconi istituzionali STOP GENOCIDIO.
Onorevoli rappresentanti del governo della Palestina
Onorevole said ahmed al Tamimi,
Onorevole munib al masri,
Onorevole Qasem Awwad,
Onorevole Ali Al Sentrisy,
Onorevole Fays Amer
Sua Eccellenza Mona Abuamara, Ambasciatrice di Palestina
Questa mattina siamo qui per consegnarvi un nostro documento ufficiale, l’atto con cui il nostro consiglio comunale ha formalmente richiesto al governo Italiano il riconoscimento dello stato Palestinese, come hanno già fatto da tre quarti dei paesi membri dell’ONU. Un atto simbolico, certo, perché noi non abbiamo il potere istituzionale di riconoscere per l’Italia lo Stato Palestinese. Ma abbiamo un altro potere. Il potere della fraternità, della solidarietà, della ricerca della giustizia, dell’empatia verso i nostri simili. Abbiamo il potere della parola. Quella parola che spesso si cerca di far tacere. Abbiamo il potere della determinazione.
PALESTINA LIBERA
PALESTINA LIBERA
PALESTINA LIBERA
Europa Verde Milano assemblea domenica 10 novembre 2025. cam San Marco
i testi delle mozioni.
alla mozione costa cucchiara, mancava in allegato le firme necessarie, che sono state inviate solo successivamente a termini scaduti. Questa e altre anomalie sono state segnalate, come chi ha cumulato più cariche, chi è dipendente dell'assessorato o del comune, chi ha votato ricoprendo incarichi istituzionali fuori da milano etc etc, in attesa di risposte. per questo le uscite di cucchiara e costa sembrano premature, come ha sottolineato dal corriere anche Monguzzi, han votato solo 140 persone; in sintesi, hanno azzerato i verdi per poterli monopolizzare e silenziare, ma qualcosa forse si riesce a salvare.
video quiMilano
relazione di fine mandato di Mariolina De Luca
mozione Bertazzoli Broshka
mozione Costa Cucchiara
Interventi degli iscritti
Mozione per l’Assemblea di Europa Verde della città di Milano
9 novembre 2025
Milano Verde e democratica - Le radici del futuro
Una storia importante
I Verdi di Milano vantano una lunga e importante tradizione politica. Presenti in Consiglio Comunale fin dal 1985, dal dicembre 1987, furono protagonisti delle prime cosiddette giunte Rosso-Verdi.
Erano gli anni dell’“Ascoltare la città”, e molti di noi ricordano le riunioni, numerose ed estremamente “animate”, organizzate con il “mondo ambientalista” nelle sue diverse sensibilità ed anime, ma sempre aperte a tutti i cittadini per condividere idee, programmi, scelte.
I Verdi sono sempre stati sostenitori del principio “pensare globalmente e agire localmente”, e a Milano hanno costantemente cercato di portare idee nuove e innovative — finché è stato possibile farlo.
L’ultima esperienza di governo dei Verdi a Milano, prima dell’attuale, risale alla giunta Borghini (gennaio 1992), con Basilio Rizzo assessore all’Urbanistica e Cinzia Barone all’Ambiente. Si trattava di una coalizione di “salute pubblica” nel marasma di “tangentopoli”, che però durò poco. Nel marzo 1993, infatti, entrò in crisi, anche per iniziativa dei Verdi che non intendevano condividere – soprattutto l’assessore Basilio Rizzo - determinate scelte.
Le elezioni anticipate segnarono l’inizio di un lungo periodo buio per la città, con la giunta Formentini (nella quale, curiosamente, l’assessore all’Ambiente era Walter Ganapini, storico ambientalista), seguita poi dalle amministrazioni Albertini e Moratti.
Dal 1993 al 2011, mentre i governi cittadini di centro-destra sembravano non dovere finire mai, anche i Verdi non riuscirono a mantenere una presenza significativa sulla scena politica milanese.
Nel 2011, pur nelle dinamiche complesse dei rapporti con SEL, abbiamo partecipato alla coalizione che, con Giuliano Pisapia, ha riportato la Sinistra al governo della città, ma soprattutto gli ambientalisti, compresi tante donne e tanti uomini che gravitavano nell’area dei Verdi, sono stati elemento fondamentale del movimento di confronto e dibattito all’interno della società civile milanese che ha costituito la cifra innovativa di quell’elezione, alimentando grandi speranze di cambiamento radicale non solo degli equilibri politici e partitici, ma anche dell’approccio al governo della Città, speranze che, purtroppo, sono andate almeno in parte deluse, già nel breve ma, soprattutto, nel medio-lungo periodo.
Nel 2016, la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano non fu condivisa con i Verdi. Non eravamo presenti in Consiglio Comunale (Carlo Monguzzi e Milly Moratti furono eletti nella lista del PD, mentre Enrico Fedreghini si candidò con Sinistra per Milano, risultando primo dei non eletti).
Dopo che nel 2021, con il Congresso di Chianciano, i Verdi si erano dati una nuova forma ed organizzazione, creando Europa Verde, le elezioni comunali del 2021 hanno visto il nuovo partito presentatasi come lista “Europa Verde Sala Sindaco”, ottenere un ottimo successo, quasi imprevisto: 22.994 voti, pari al 5,11%, 3 consiglieri comunali e molti eletti nei Municipi, successo sancito anche dal ritorno di un esponente verde in Giunta.
Una fase deludente
A dispetto dell’ampiamente propagandata (ma, per fortuna, mai perfezionata…) adesione ai Verdi pochi mesi prima di quella tornata elettorale, nel suo secondo mandato il Sindaco si è sempre più allontanato da un approccio ambientalista e solidarista alla città, caratterizzandosi per una crescente deriva personalistica che andava anche oltre il “normale” livello - già di per sé eccessivo - che l’attuale legge elettorale per i comuni purtroppo induce, ma soprattutto ha progressivamente prodotto un evidente scollamento tra le politiche dichiarate e quelle concretamente praticate, utilizzando la “retorica dei valori” per coprire scelte sempre più lontane dalla sensibilità e dalla cultura dei Verdi.
A fronte infatti di continue declaratorie sulla “svolta green” e sull’inclusività – di cui il suo programma era imbottito - la vera stella polare del Sindaco e del suo entourage – il vero centro di potere - è stata la crescita dell’attrattività della città per imprese, investitori, turisti, alimentando gli appetiti speculativi, anteponendo l’urbanistica sensazionalistica delle “archistar” alla tutela dell’ambientale e dei diritti dei cittadini, innescando così una crescita delle diseguaglianze senza precedenti. In pratica con Sala una maggioranza di centro – sinistra ha finito con lo sposare acriticamente il modello sviluppista neo-liberale e turbocapitalista. Speriamo che per qualcuno si sia trattato di “semplice” eterogenesi dei fini, ma per qualcun altro il disegno era evidentemente ben chiaro e studiato sin dall’inizio…
Certo alcune scelte positive ci sono state — come la completa elettrificazione del trasporto pubblico e la realizzazione di alcune piste ciclabili previste dal PUMS anche sfidando le ironie demagogiche delle destre — ma, nel complesso, le politiche ambientali sono state deludenti.
Milano continua a registrare un altissimo tasso di consumo di suolo, con il 15% della superficie impermeabilizzata, uno dei dati più elevati in Europa.
Molte iniziative sono apparse alla cittadinanza insufficienti o incoerenti, soprattutto in relazione alla gestione del verde urbano e alla qualità dell’aria.
Diversi interventi di riqualificazione — ad esempio alcune piazze — sono stati giustamente criticati per la scarsità di vegetazione e l’eccessivo uso di cemento.
La gestione della mobilità urbana è risultata contraddittoria e inefficace, come dimostrano i dati sulla qualità dell’aria. La regolamentazione delle aree C e B, così com’è, non è seria: per tutelare davvero la salute dei cittadini è necessario estendere gli orari delle ZTL e vietare l’accesso ai mezzi pesanti per l’intera giornata, non solo per alcune ore del mattino.
Ma perché siano veramente efficaci e condivisibili su larga scala, le giuste scelte di forte limitazione e regolamentazione del traffico privato devono necessariamente essere accompagnate da politiche altrettanto forti e coraggiose a sostegno del TPL, sia su scala urbana che di Città Metropolitana. Il TPL deve essere infatti una priorità in tutte le sue declinazioni se si vuole puntare seriamente alla riduzione dei mezzi privati, per cui è necessario, anche a costo di sacrifici economici per il bilancio comunale, assicurare capillarità e frequenze adeguate, mentre in questi anni, linee metropolitane a parte, è avvenuto esattamente il contrario.
Sul piano urbanistico, la narrazione plastificata ed edificante costruita negli anni a suon di rendering, in perfetto accordo con i grandi gruppi finanziari – immobiliari, è stata definitivamente squarciata dalle iniziative della magistratura che, al di là dei presunti reati di corruzione, falso ideologico, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso edilizio, lottizzazione abusiva e false dichiarazioni sui requisiti di legge contestati all’Assessore alla rigenerazione urbana, a figure apicali dell’Amministrazione a cominciare dal suo Direttore Generale, a professionisti e ad operatori immobiliari, ha reso di pubblico dominio l’approccio ideologico e le prassi relazionali ai massimi livelli di questa Amministrazione. Anche se non vi fosse alcuna responsabilità penale, è dovere politico e morale dei Verdi chiedere che almeno questi personaggi escano (si spera per sempre) dai luoghi ove si decide il destino della città. Per il resto, spetta alla magistratura a fare chiarezza.
Uno spazio a parte, infine, merita la “questione San Siro”, che, non foss’altro che per la fama mondiale dello stadio, assurge a caso paradigmatico di un “Rito Ambrosiano” che non possiamo e non vogliamo condividere.
Accogliamo pertanto con favore la posizione assunta, seppure troppo tardivamente e in un contesto di scarsa chiarezza procedurale, in Giunta dall’Assessore Elena Grandi e in Consiglio Comunale dal Gruppo di Europa Verde, che si si sono espressi contro la cessione delle aree dello stadio e delle zone limitrofe a fondi speculativi.
E’ tuttavia per lo meno imbarazzante che, dopo aver fatto passare la delibera in Consiglio Comunale con l’appoggio decisivo di Forza Italia, il Sindaco e l’Amministrazione continuino ad agire come se nulla fosse accaduto e, anzi, apparentemente acquietate un poco le acque, ritornino su idee tossiche come il c.d. “Salva Milano” o sue declinazioni epigone o, addirittura, stravolgano bellamente la stessa delibera votata a maggioranza in Consiglio, facendo rientrare dalla finestra ciò che era stato esplicitamente escluso, come la possibilità di “compensare” le emissioni climalteranti, a fronte dell’enorme impatto emissivo che l’intera operazione San Siro comporterebbe, non solo localmente ma in giro per il mondo, dove più aggrada e dove più conviene ai fondi anonimi proprietari di Inter e Milan (e dove tutto è meno controllabile…).
La situazione dei Verdi
Rispetto allo specifico di EV Milano occorre sottolineare alcuni punti di attenzione, primo fra tutti la contrazione del numero degli iscritti, al netto della verifica degli ultimi dati relativi al 2025.
Se questo trend fosse confermato, non potremmo che ribadire quanto già osservato in precedenti assemblee, e cioè la costante perdita di appeal politico di EV Milano, con l’ allontanamento di tanti iscritti, anche storici, che non si riconoscono più nelle scelte operate da una Amministrazione comunale molto teoricamente “green”, culminate con la vicenda dell’urbanistica (Salva Milano compreso) e coronate dal disastro San Siro.
Troppo debole e blanda la nostra azione all’interno della Giunta e in Consiglio Comunale, dove si sono registrati anche crescenti e deprecabili scontri e lacerazioni all’interno del Gruppo.
Concausa della contrazione anche il crescente scollamento tra i vari livelli di governance e la base, poco coinvolta se non in situazione obbligate e formali, con ciò minando non solo il processo partecipativo ma anche la possibilità di un’azione condivisa verso comuni obiettivi.
Forse ancora più preoccupante è però l’assenza di reale rapporto con il territorio, dove crescono miriadi di gruppi e comitati locali di ambientalisti che non trovano in Europa Verde un catalizzatore utile a livello di rappresentanza politica, ma neppure un interlocutore per sviluppare ambiti di ragionamento comune su un’idea di sviluppo sostenibile, sano, equo e solidale.
In pratica, c’è un ambientalismo diffuso e un partito, che fa dell’ambiente la sua essenza e la sua bandiera, che non riesce ad intercettarlo.
Il nuovo esecutivo dovrà quindi necessariamente operare per recuperare tutte le possibili connessioni con associazioni di base e gruppi informali, ma anche con ex iscritti delusi, ricostruendo una rete di relazioni diffuse, non dimenticando l’importante aspetto della comunicazione e facilitando la necessaria circolarità di informazioni, attualmente del tutto carenti e uni-direzionate.
Strategia politica generale
La nostra storia è sempre stata legata alla coalizione di centro-sinistra. È giusto ribadirlo ancora oggi: in prospettiva non vediamo alternative credibili a quest’area politica, ma sempre rivendicando fortemente la nostra autonomia e la nostra dignità, condizioni necessarie per poter svolgere un ruolo costruttivo e apportare valore aggiunto.
Ciò significa promuovere un forte ed alto dibattito all’interno del centro-sinistra milanese per ridefinire obiettivi e politiche realmente condivise, non dando nulla per scontato ma intraprendendo un effettivo processo di rigenerazione della coalizione.
Noi siamo disposti a fare la nostra parte, ma anche gli altri devono fare la loro.
Pertanto Europa Verde della Città di Milano ritiene
• che la presenza dei Verdi in Giunta, nel contesto che si è venuto via via a creare loro malgrado, non sia al momento confermabile più a lungo;
• che sia indispensabile invitare tutte le forze della coalizione di maggioranza ad aprire una fase di verifica politica e programmatica che coinvolga i partiti della coalizione e non solo i rappresentanti in Consiglio Comunale;
• che, in attesa della conclusione della verifica di maggioranza, sia comunque opportuno che Europa Verde esprima un appoggio esterno all’attuale amministrazione, condizionato alla valutazione dei singoli provvedimenti sottoposti alla deliberazione del Consiglio Comunale;
• che sia altrettanto indispensabile come atto politico immediato chiedere una discontinuità non solo concreta sulle politiche e sulle modalità della loro implementazione, ma anche sulle figure maggiormente coinvolte a livello personale in prassi inaccettabili;
• che il nuovo Esecutivo cittadino avvii immediatamente una consultazione programmatica con le organizzazioni sociali e ambientali presenti sul territorio milanese;
• che sia indispensabile proseguire la collaborazione politica e programmatica con Sinistra Italiana, in vista della costituzione della lista elettorale di AVS all’interno di una coalizione di centro-sinistra rigenerata rispetto alle derive degli ultimi anni.
I sottoscrittori e iscritti propongono, infine, i seguenti nominativi per la carica di portavoce:
Anita Broshka
Gianluca Bertazzoli
Milano, 1 novembre 2025
Dopo le due assemblee "che fare",
Video
Che fare.
Che fare. 2.
Nota. Non è mai stata proposta la richiesta di sostituire l'assessore Scavuzzo
Europa verde Milano domenica 9 novembre si trova in assemblea per nominare il nuovo esecutivo cittadino.
Al momento si è a conoscenza di solo due mozioni
https://www.verdimilano.org/post/assemblea-europa-verde-verdi-milano-9-novembre
Milano incontra le Resistenze dei popoli ribelli e solidali di Abya Ayala.
Dal Messico Profundo, fino al profondo legame tra terre andine e foreste amazzoniche, i pueblos resistono, attraverso parole, suoni, musiche e solidarietà.
Milano a incontra l’autonomia dei popoli zapatisti e il loro sguardo su colonialismo guerra e confini, attraverso l’incontro con i giornalisti e antropologhi Gilberto Lopez y Rivas e Alicia Castellanos.
I ragazzi interessati vivere l'esperienza di un viaggio on the road in treno, potranno presentare domanda tra il 30 ottobre e il 13 novembre 2025 sul sito https://youth.europa.eu/discovereu_it
Il pass consente viaggi per un periodo di almeno 1 giorno e al massimo 30 giorni a partire dal 1 marzo 2026. Sul portale dedicato all'iniziativa sono suggeriti anche alcuni itinerari tematici: Bauhaus europeo, Itinerario Verde (con un'attenzione alle bellezze naturalistiche), culturale, digitale...
Per l'Italia i pass a disposizione sono 4.888
I requisiti per l'ammissione sono:
essere nato/a tra il 1º gennaio 2007 (incluso) e il 31 dicembre 2007 (incluso)
inserire correttamente il numero della carta d'identità, del passaporto o della carta di soggiorno nel modulo di domanda online
avere la cittadinanza o la residenza* in uno dei seguenti paesi:
uno degli Stati membri dell'Unione europea, compresi i paesi e territori d'oltremare (PTOM) o
uno dei paesi terzi associati al programma Erasmus+: Islanda, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia.
accettare la dichiarazione sull'onore del modulo di domanda.
L'Accordo di Schengen ha gettato le basi dell'attuale spazio di libera circolazione. La Commissione europea desidera ricevere un resoconto dai giovani viaggiatori e li incoraggia a condividere le loro esperienze e avventure. Chi si aggiudicherà il pass ferroviario avrà il compito di diventare ambasciatore dell'Unione Europea. Per questo motivo tutti i partecipanti sono incoraggiati a raccontare le loro esperienze di viaggio attraverso, ad esempio, i social media oppure organizzando una presentazione a scuola o nella comunità locale. I partecipanti sono invitati ad aderire al gruppo Facebook #DiscoverEU Official.
Da AGI
Un post su facebook, di Benedetta De Marte
Da Milano Via Conservatorio, all'Europa!
Complimenti Benedetta!!!
Dal fb di Benedetta De Marte
🇮🇹🇧🇪 Ci sono giorni che restano impressi per sempre. Il 21 ottobre 2025 è uno di questi: ho avuto l’onore di accogliere il Presidente Mattarella e la First Lady all’Hôtel de Ville di Bruxelles nel mio ruolo di Consigliera Comunale verde (e Italiana).
🇪🇺 Il Presidente non è solo la carica istituzionale più alta del nostro paese, ma anche una delle voci Europeiste più autorevoli: una voce forte e limpida che difende i nostri valori comuni dalle derive autoritarie e nazionaliste, che parla di diritti, giustizia, lotta alle mafie e tutela del pianeta.
🙏 Accogliere lui e sua figlia Laura nella mia città d'adozione, insieme al Sindaco Philippe Close – che ringrazio per questa opportunità - e poter mostrare loro il contributo che come Italiani possiamo dare alla vita anche politica della nostra Capitale Europea, è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita politica (e non solo!)
Grazie Presidente! 💚
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🇮🇹🇧🇪 Il y a des jours qui restent gravés pour toujours. Le 21 octobre 2025 en fait partie : j’ai eu l’honneur d’accueillir le Président Mattarella et la Première Dame à l’Hôtel de Ville de Bruxelles, dans mon rôle de Conseillère communale Verte (et Italienne).
🇪🇺 Le Président n’est pas seulement la plus haute autorité institutionnelle de notre pays, mais aussi l’une des voix européistes les plus respectées : une voix forte et claire qui défend nos valeurs communes face aux dérives autoritaires et nationalistes, qui parle de droits, de justice, de lutte contre la mafia et de protection de la planète.
🙏 Accueillir lui et sa fille Laura dans ma ville d’adoption, aux côtés du Bourgmestre Philippe Close – que je remercie pour cette belle opportunité – et pouvoir leur montrer la contribution que, comme Italiens, nous apportons aussi à la vie politique de notre Capitale européenne, a été l’un des moments les plus émouvants de ma vie politique (et pas seulement !).
Grazie Presidente! 💚
Dalle pagine social del Leoncavallo e di off topic
Leoncavallo
Il Leoncavallo alla città
per 50 anni ancora
La città che vogliamo, il Paese che vogliamo, il mondo che costruiamo.
La grande manifestazione di sabato 6 settembre, e le successive moltitudinarie espressioni di piazza contro il massacro
della popolazione palestinese, caricano, i Centri sociali, le realtà autogestite, ogni persona o collettivo di opposizione,
di resistenza e di antagonismo, di una responsabilità alla quale nessuno può far fronte individualmente. Quelle
manifestazioni hanno dimostrato che c'è un sogno collettivo, la voglia di prendersi un mondo diverso. E' stato anche
detto con forza che il Leoncavallo non riguarda un singolo luogo o i Centri sociali diffusi nel paese. Riguarda, invece, la
possibilità che esista, e si manifesti con forza, un’alternativa ideale seria, polifonica e poliedrica allo Stato delle cose
presenti.
Tale alternativa si misura con la forza delle idee, con la diffusione delle proposte e delle iniziative di lotta, non certo con
la rassegnazione, il lamento e la frustrazione.
Proponiamo di organizzare, tutti e tutte, due giorni di convegno infinito e diffuso in più luoghi della città di Milano.
Convegno non limitato ai militanti dei Centri sociali e alle attiviste, ma aperto ad artiste, scrittori, scienziate, intellettuali
di prossimità, alle tante persone socialmente impegnate.
A conclusione del convegno, domenica sera, pensiamo sia necessario organizzare una grande iniziativa culturale per il
Leoncavallo diffuso per il centro della città di Milano.
Inoltre, proponiamo di organizzare un concerto il 18 di Marzo, anniversario dell’assassinio di Fausto e Iaio, e uno, in
Piazza Duomo, il 1 Maggio.
Parallelamente a questo grande sforzo collettivo di discussione e di proposta si procederà a compiere ogni passo
necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d’esistenza e di agibilità politica.
Gli spazi sociali autogestiti hanno creato, e continueranno, certo, a creare qualche problema agli amministratori e, a
volte, agli abitanti della città, ma sono stati una risorsa collettiva preziosa, un patrimonio al quale nessuna città può
rinunciare.
Senza gli spazi sociali autogestiti le città sarebbero un monumento al grigiore, alla tristezza e all’infelicità, oltre che un
sentiero lastricato di disuguaglianze e di sfruttamento.
Il fondamentale ruolo creativo e propositivo dei CS occorre rivendicarlo non soltanto per il passato ma soprattutto per
il futuro.
Il Leoncavallo non ha mai pensato che ci sia una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i Centri sociali e di
crearne tanti altri. Tutte le strade sono percorribili: l’occupazione di spazi privati, l’occupazione di spazi pubblici, la
donazione, il comodato gratuito, l’affitto, l’acquisto. La strada da percorrere dipende da molteplici fattori: la soggettività
dei luoghi, la loro forza, la situazione politica della città e del Paese, la presenza di soggetti sociali, politici ed economici
magari molto distanti da noi, ma interessati a dialogare con noi.
Identicamente, per il Leoncavallo è giusto che ogni spazio sociale autogestito si dia la forma giuridica che ritiene più
opportuna: completamente informale, associazione, cooperativa, società di mutuo soccorso, spazio pubblico
autogestito,srlsociale, fondazione. Tra queste diverse opzioni, come tra quelle precedenti, non ci deve essere ostatività,
inimicità o competizione, ma dialettica duratura e profonda.
La libertà di ciascuno vincola e crea le possibilità della libertà di tutti.
Dunque, teniamo aperte tutte le strade. Facciamo una mappa di tutti spazi occupabili. Verifichiamo la possibilità di
partecipare a bandi che non siano chiacchiere e perdite di tempo. Sondiamo, se ci sono, la possibilità di ottenere spazi
in donazione, in comodato o in affitto. Procediamo nel tentativo di acquisire lo spazio di via Watteau che per il
Leoncavallo, e il movimento nel suo insieme, avrebbe un significato enorme.
Chi si illudeva che la vicenda del Leoncavallo si sarebbe chiusa con l’occupazione militare dello spazio è uno stolto. Non
essendo stata fornita alcuna seria alternativa, via Watteau dobbiamo fare di tutto affinché rimanga la sede del Centro
sociale Leoncavallo. Già alcuni spazi e gli archivi sono oggetto di tutela, ma il Leoncavallo è un luogo vivo, la sua storia
non può essere inscatolata e condotta altrove. Ogni punto del suo spazio è espressione del suo archivio sempre in
costruzione.
Se le istituzioni della Città e del Paese non sono state capaci di acquisire lo spazio di via Watteau per il Leoncavallo, sarà
il Leoncavallo che acquisirà lo spazio di via Watteau per la città e per il Paese.
Per favorire il dialogo, la partecipazione e l’attivismo di tutti i soggetti interessati, l’assemblea nominerà suoi
ambasciatori e ambasciatrici con il mandato di preparare le iniziative indicate, di esplorare, in maniera pubblica e
trasparente, tutte le ipotesi relative allo spazio del Leoncavallo, oltre che di tenere i rapporti con gli altri luoghi
autogestiti, con la proprietà, con le Istituzioni della città e del Paese.
Dopo 3 settimane dalla presente data, tali ambasciatori presenteranno tutte le ipotesi esperite riguardo lo spazio del
Leoncavallo e la bozza di programma delle due giornate di convegno che saranno discusse in assemblea pubblica alla
quale, come sempre, è demandata ogni decisionalità.
Per presentare questi progetti, e per discutere collettivamente sulla loro realizzazione, è convocata un’assemblea
pubblica per il 22 Ottobre alle 20.30 alla sede provinciale di Arci Milano.
Leoncavallo in via Watteau, in ogni quartiere, in ogni città
Riprendiamoci la città, riprendiamoci la vita, conquistiamo il futuro.
Off topic
Il direttivo del Leoncavallo SPA ha condiviso una lettera pubblica per invitare i movimenti, l’associazionismo, gli spazi occupati a un’assemblea mercoledì 22 ottobre in cui illustrare la propria proposta per il futuro dei centri sociali. Un testo che presenta con toni generali la legittima necessità di trovare una soluzione di sopravvivenza dopo lo sgombero subito, presupponendo che la modalità scelta per farlo avrà un impatto necessariamente positivo sugli spazi sociali, occupati o meno, della città. Riteniamo i contenuti e le argomentazioni esposte un pesante passo indietro rispetto alle mobilitazioni degli ultimi due mesi e in particolare l’esplosione di un movimento di massa contro il genocidio a Gaza e in Palestina da parte dello Stato sionista di Israele.
Anzitutto, dovremmo chiarire che non riteniamo che il Leoncavallo abbia alcuna auctoritas che lo autorizzi a parlare a nome della moltitudine antagonista o della società civile critica di questa città – e di questo Paese. Infatti, leggiamo come finalità quella di “compiere ogni passo necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d’esistenza e di agibilità politica”. Questo è precisamente il primo problema: se è vero, come viene detto più avanti, che non esiste “una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i Centri sociali e di crearne tanti altri”, non pensiamo nemmeno che questo significhi che il fine giustifica ogni mezzo – e soprattutto che, qualunque mezzo si scelga, il fine dichiarato non ne venga intaccato. Per cui la strada scelta dal Leoncavallo per ritornare in via Watteau non riteniamo abbia un valore generale e valga come possibile modello per tutti. Se si vuole intraprendere un percorso costituente che inauguri una nuova fase storica di movimento, nei limiti in cui questa possa essere “pianificata”, allora forse sarebbe importante uno spirito maggiormente collegiale e autocritico.
In secondo luogo, mettere sullo stesso piano la combinazione di mezzi e strumenti molto diversi – l’occupazione di spazi privati, l’occupazione di spazi pubblici, la donazione, il comodato gratuito, l’affitto, l’acquisto – con forme giuridiche profondamente differenti – informale, associazione, cooperativa, società di mutuo soccorso, spazio pubblico autogestito, srl sociale, fondazione – significa confondere contesti e storie. Non si può fingere che un bando sia sempre e solo un bando, che una donazione sia sempre e solo una donazione e così via. Attenzione: non stiamo parlando della regolarizzazione, su cui non abbiamo nessun tipo di remora morale rispetto a chi decide di perseguire quella strada; facciamo riferimento però alle condizioni concrete e ai soggetti a cui ci si rivolge e che determinano se si può trattare di una soluzione strumentale o invece del preludio all’integrazione e al disarmo verso lo Stato di cose presenti – e le forze di mercato che lo dominano.
Che tipo di sussidiarietà positiva si può produrre in una città come Milano, governata da una classe dirigente economico-politica che, dopo la mobilitazione del 6 settembre e gli scioperi generali del 22 settembre e 3 ottobre, ha scelto di perseguire la propria strada di conservazione neoliberista, ipocrita e classista? Non si può fingere che, dopo 15 anni che già basterebbero a rifiutare ogni opzione collaborativa, non ci siano stati i voti a favore della svendita di San Siro (una delle più grandi operazioni speculative contro la Città pubblica e i suoi abitanti) e per il mantenimento del gemellaggio con la capitale di uno Stato genocida (quindi ponendosi contro il più importante movimento sociale e giovanile esploso in città dai tempi prima della pandemia).
Non è un caso che il documento politico non faccia nessun accenno a queste due tematiche fondamentali. Così come non spende una sola parola per la critica delle Olimpiadi invernali prossime venture né per parlare della questione centrale del diritto alla casa negato nel territorio metropolitano milanese: tema direttamente collegato alla geografia del potere reale della città, in mano a quei padroni contro cui abbiamo manifestato il 6 settembre scorso, e che non può essere trattato separatamente da qualsiasi discussione sul ruolo dei centri sociali.
Perché la proposta politica sottesa alla lettera del Leoncavallo non riguarda nemmeno solo gli spazi sociali e le forme possibili dell’autogestione in città. Sarebbe riduttivo pensarlo. Quella proposta politica riguarda invece le forme dell’abitare la città nel suo complesso, della produzione dello spazio urbano – di chi lo determina, lo comanda, ha diritto di intervento al suo interno. Nessun feticcio muove le nostre parole: i centri sociali sono una forma dell’organizzazione e dell’autorganizzazione politica radicale, antagonista, nati in una determinata congiuntura storica e che non è detto debbano essere eterni nelle loro caratteristiche – d’altronde, come era inevitabile, sono già cambiati parecchio da 50 anni a questa parte. Però crediamo che la loro reinvenzione, che ha a che fare con il nostro futuro, debba essere parte di una libera discussione collettiva dal basso sulla ridefinizione di una nuova idea rivoluzionaria di città, che non può adagiarsi sugli strumenti esistenti, prodotti dal potere: quindi non tanto “ostativi” o “in competizione” con esso, ma con progetti di liberazione di quartieri, territori, spazi e ambienti si.
Gli scioperi generali e le mobilitazioni per la Palestina ci hanno insegnato – o meglio ricordato – che bloccare tutto è possibile. Ma ciò che ci chiedono la Palestina e tutti i movimenti decoloniali – e la lotta contro il patriarcato con essi – è di liberare noi stessi. Quindi, piuttosto che costringere quello spirito di rivolta generale nello spazio ristretto di soluzioni personali per vertenze individuali, rilanciamo con un passo avanti: dopo il “blocchiamo tutto”, liberiamo tutto.
𝐆𝐮𝐢𝐝𝐨 𝐏𝐨𝐥𝐥𝐢𝐜𝐞 è stato una figura importante nel panorama politico prima di #Milano e poi del Paese, svolgendo ruoli istituzionali ricoperti con passione, competenza e soprattutto sempre legando la sua attività al territorio e alle persone.
Ha guidato #VAS con saggezza e determinazione lungo il percorso verso la tutela dell'ambiente e la promozione di uno #svilupposostenibile. La sua visione ecologista, il suo impegno politico e la sua inesauribile energia hanno influenzato positivamente molte persone, spingendole ad agire per la #giustiziasociale e per il bene del #pianeta.
NON vogliamo disperdere la sua eredità, vogliamo farla rimanere come una 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐳𝐢𝐨𝐬𝐚 per le future generazioni di ambientalisti e politici impegnati nella salvaguardia del nostro pianeta.
𝐕𝐞𝐫𝐝𝐢 𝐀𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ e Circolo Caldara hanno varato il progetto comune “𝐃𝐀𝐋 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐎 𝐀𝐋𝐋’𝐀𝐑𝐂𝐇𝐈𝐕𝐈𝐎 – 𝐆𝐔𝐈𝐃𝐎 𝐏𝐎𝐋𝐋𝐈𝐂𝐄, 𝐔𝐍𝐀 𝐓𝐄𝐒𝐓𝐈𝐌𝐎𝐍𝐈𝐀𝐍𝐙𝐀 𝐏𝐑𝐄𝐙𝐈𝐎𝐒𝐀” con l’𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝐹𝑜𝑛𝑑𝑜 per permettere di realizzare all’interno della Biblioteca Civica Emilio Caldara una biblioteca che raccoglierà testi, pubblicazioni e archivi della società civica sociale e politica del capoluogo lombardo.
Sostenete la raccolta fondi per poter procedere alla catalogazione e alla pubblicazione di scritti e commenti di Guido da presentare in occasione del #PremioNazionaleVerdeAmbiente a lui intitolato nella primavera prossima:
https://www.produzionidalbasso.com/project/archivio-pollice/
Abbiategrasso 542ª edizione della Fiera Agricola
Info programma al sito
https://www.abbiategrassodavivere.it/it/evento/fiera-regionale-agricola-di-abbiategrasso-2/
Video inaugurazione quiMilano