Da fb
Dopo aver letto sciocchezze, dopo aver guardato i video, dopo che Rifondazione comunista e la Destra del PD e sinistra italiana, pensavano di dover sostituire la polizia, ci han pensato gli infiltrati nei movimenti palestinesi a Milano.
La dinamica è nota, i servi dello zar non vogliono nemmeno scritte contro i Romanov.
E dopo il lavoro del duo Pazzali Gallo e di polizie più dedite a garantire i monopoli dello spaccio e delle ndrine in molti, quasi tutti, i settori economici, ci troviamo davanti allo sterminio del popolo palestinese, in onda dal 7 ottobre 2023, e iniziato nel 1948, la cgil e i sindacati che sono un ufficio di collocamento di nipoti, ben 80 manifestazioni del sabato, di passeggiate autoreferenziali.
Domenica mentre giravano le ricostruzioni precise e qualche sincero democratico si stupiva delle felpe neonaziste di alcuni picchiatori in divisa, commenti non richiesti, di difesa della zar.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Fino a fine ottobre 1917, guai a mettere in discussione il consociativismo.
Dopo la dovuta premessa contestualizzante, ecco la nota stampa.
Unica considerazione, se questi dispositivi di piazza fossero usati contro la ndrangheta e i palazzinari e i loro loschi affari, in 12 ore ci sarebbe un mondo diverso.
Per chi non avesse visto i video, si è trattato di una caccia all'uomo senza nessun episodio.
Nel frattempo, i servi dello zar, spiazzati dal servizio d'ordine, rimangono i primi nemici del popolo palestinese e dei popoli del mondo.
Se a Genova 2001 erano i dirigenti di Rifondazione a indicare alla DIGOS chi arrestare ora vorrebbero farlo quelli di sinistra italiana, ma erano impegnati a fare aperitivo al fuori salone con i padroni.
Scrive memoria antifascista
Sono diversi gli aspetti che la questura di Milano deve spiegare dopo il corteo di ieri, a partire dalla gestione della piazza che ha colpito nel mucchio, cosa mai accaduta a Milano ormai da moltissimi anni. Poi c'è la vicenda degli agenti con felpe o giubbotti con simboli nazisti e che ora la Digos deve indagare chi fossero, forse è questo il motivo per cui non si decide de mettere numeri identificativi sui caschi, ma ormai con il nuovo DL pensiamo che non se ne parlerà mai più. Come Memoria Antifascista, pensiamo che se si vuole infiltrare agenti nei cortei antifascisti sarebbe meglio scegliere simboli consoni.
Invece un logo è del gruppo Orzeł Skulls (Teschi dell’Aquila), legato agli ultras di estrema destra e militanti neonazisti polacchi.
Il secondo simbolo riporta la scritta Narodowa Duma (Orgoglio Nazionale), un gruppo nazionalista attivo durante la Seconda guerra mondiale in Polonia. Insomma, crediamo che qualche spiegazione va data a chi è spesso nelle piazze con lo scopo di manifestare il proprio dissenso, invece di reprimere per nascondere gli imbarazzi di un governo incapace.
CON LA PALESTINA NEL CUORE, CONTRO GUERRA E REPRESSIONE
Sabato 12 aprile abbiamo partecipato, insieme ad altre migliaia di persone, al corteo che ha sfilato per le strade di Milano, in solidarietà alla resistenza palestinese e in opposizione al nuovo decreto sicurezza appena entrato in vigore. Durante il corteo sono state imbrattate e danneggiate le sedi di alcuni istituti bancari e Carrefour.
Giunti all'altezza di piazza Baiamonti la polizia ha prima fermato e buttato a terra a freddo un compagno e successivamente ha deciso di tagliare a metà il corteo, caricando e isolando alcuni spezzoni.
La volontà della questura, ancora una volta, era di creare una separazione tra chi si comporta bene e chi no, tra chi rispetta le regole e chi invece non vuole sottostare al continuo gioco di contrattazione con lo Stato.
Purtroppo per la polizia, dopo le cariche migliaia di persone hanno deciso di non proseguire il corteo chiedendo il rilascio dei compagn fermat.
Triste eccezione alla solidarietà dimostrata da buona parte del corteo è il comportamento del servizio d'ordine gestito dall'A.P.I. che ha di fatto protetto la polizia nel momento in cui un compagno veniva fermato violentemente. Comportamento che è stato molto apprezzato dalle forze dell'ordine tanto da fargli guadagnare i complimenti di un agente dei ROS e, inoltre, rivendicato nel loro comunicato di dissociazione dai fatti avvenuti.
In un momento in cui la guerra bussa sempre più forte alle porte dell'Europa e alla quale lo Stato si prepara con una nuova corsa agli armamenti e con una legislazione sempre più dura verso qualsiasi forma di lotta è necessario oggi più che mai scendere in piazza portando anche in maniera conflittuale la giusta rabbia contro un sistema mortifero fatto di guerra, miseria e sfruttamento. È necessario rivoltarsi ma rivoltarsi per davvero!
Se da parte nostra non abbiamo mai avuto fiducia nello Stato e non abbiamo mai accettato compromessi con esso pensiamo sia inaccettabile, nella città delle zone rosse, nel paese dei pacchetti sicurezza, vedere chi contratta con la polizia per scendere in strada e addirittura prenderne le difese.
I 6 fermat durante il corteo sono stat poi rilasciat in serata con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e un compagno con anche l'accusa di concorso in danneggiamento. Sono stati inoltre dati 3 fogli di via dalla città e alcuni daspo dalla zona del corteo.
Contro una divisione tra manifestanti che serve solo ad isolare e reprimere.
Contro la pacificazione della società.
Per l'autodeterminazione dei cortei, affinché sbirri e annessi non si sentano liberi e tranquilli all'interno di essi.
Solidarietà a tutt i fermat!
Solidarietà al popolo palestinese!
Da ADL COBAS
50.000 in piazza per la Palestina. Corteo autorizzato attaccato dalla polizia.
Il 12 aprile, a Milano, oltre 50.000 persone, con una partecipazione attiva e maggioritaria di bambini, donne e comunità migranti, dall’inizio e sino alla fine hanno colorato e animato una straordinaria giornata di lotta e solidarietà, sfilando per ore in modo pacifico. Un corteo partecipato e determinato che ha comunicato alla città chiedendo la fine del genocidio del popolo palestinese, lo stop al riarmo e alla repressione. Vedere migliaia di ragazzi di seconda generazione in prima fila che lanciavano cori e slogan da microfoni e megafoni, ci ha davvero scaldato il cuore.
Arrivati in Piazzale Baiamonti è scattata una vera e propria trappola: la polizia, già disposta su entrambi i lati del piazzale, ha atteso il passaggio di un gruppo di manifestanti per lanciarsi in un’aggressione improvvisa. Al comando di un alto dirigente della Digos – che corre e urla l’ordine di attaccare (i video lo documentano) – è partita una carica che ha costruito un corridoio a tenaglia nel quale una parte del corteo è stata bloccata e manganellata. Segnaliamo a questo proposito una vergognosa e provocatoria presenza massiccia della Digos nel corteo.
Sette giovani sono stati fermati e trattenuti in questura per ore, per poi essere rilasciati con denunce insignificanti, a fronte di nessun reato realmente commesso. Un’operazione chiaramente finalizzata a creare disordine e tensione, col tentativo di etichettare la manifestazione mediaticamente usando parole come “scontri” “disordini” violenti” per delegittimare un enorme partecipazione pacifica e determinata, provando a giocare alla solita divisione tra buoni e cattivi. Di una cosa invece siamo certi: i simboli nazisti sulle felpe dei poliziotti ci fanno capire ancora – semmai ce ne fosse bisogno – da che parte stanno Governo e apparati repressivi, pronti ad alzare una tensione sempre più autoritaria.
A quel punto il corteo si è giustamente fermato e il nostro spezzone si è unito a tutti coloro che pretendevano la liberazione immediata dei ragazzi fermati. Verso le 20, dopo le prime notizie sui rilasci, la tensione è tornata a salire. C’è stato un breve momento di contatto tra manifestanti che avevano ripreso il corteo – assolutamente autorizzato – e gli agenti infiltrati tra chi sfilava per raggiungere l'Arco Della Pace.
Un'ennesima provocazione anche nei confronti degli organizzatori impegnati a garantire l'incolumità dei partecipanti.
La Questura di Milano ha attaccato deliberatamente una manifestazione autorizzata, spezzandola in due con un’azione repressiva studiata a tavolino. Un fatto gravissimo, senza precedenti in città, che mira a far parlare di presunti disordini invece che della mobilitazione enorme e compatta contro guerra e repressione.
Condanniamo con forza questo attacco che desta grande preoccupazione in vista delle prossime scadenze del 25 aprile e del 1° maggio che segnala il salto autoritario imposto dall’approvazione del DL Sicurezza 1660.
ADL COBAS
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