Di Domenico Finiguerra
Questa grave emergenza sanitaria ha messo in evidenza con chiarezza un fatto fondamentale: tutto il mondo occidentale si trova davanti a una sfida enorme, che va ben al di là del Coronavirus. Questa crisi infatti, oltre ad aver rivelato tutte le debolezze del sistema economico e sociale, degli stili di vita, del nostro modello di sviluppo, ci sta ponendo tutti i giorni di fronte ad una domanda, o meglio ad un ricatto: “la salute o l’economia? La Borsa o la Vita?”
Un dilemma che è ben noto al mondo ecologista italiano che, agendo nelle crisi ambientali che attraversano il nostro Paese, ha dovuto quasi sempre fare i conti e misurarsi con queste domande: a Taranto vale di più la salute dei bambini del quartiere Tamburi o i posti di lavoro dei padri dei bambini di Tamburi? E a Sarroch? E a Vado Ligure? E a Trieste? E a Brescia? E l’elenco potrebbe continuare a lungo, da Casale Monferrato a Priolo.
Il bivio di fronte a cui siamo posti in diverse parti del paese è sempre lo stesso: da una parte la strada impervia tracciata dal principio di precauzione che mette la salute davanti a tutto e che porta alla trasformazione, alla Conversione Ecologica, dell’intera società; dall’altra la strada lastricata dalle leggi dell’economia, del libero mercato, della produzione, dove la tutela della salute è una delle voci di costo e non l’obiettivo principale.
Il peso del consenso
Questa grave emergenza sanitaria ha messo in evidenza con chiarezza un fatto fondamentale: tutto il mondo occidentale si trova davanti a una sfida enorme, che va ben al di là del Coronavirus. Questa crisi infatti, oltre ad aver rivelato tutte le debolezze del sistema economico e sociale, degli stili di vita, del nostro modello di sviluppo, ci sta ponendo tutti i giorni di fronte ad una domanda, o meglio ad un ricatto: “la salute o l’economia? La Borsa o la Vita?” Un dilemma che è ben noto al mondo ecologista italiano che, agendo nelle crisi ambientali che attraversano il nostro Paese, ha dovuto quasi sempre fare i conti e misurarsi con queste domande: a Taranto vale di più la salute dei bambini del quartiere Tamburi o i posti di lavoro dei padri dei bambini di Tamburi? E a Sarroch? E a Vado Ligure? E a Trieste? E a Brescia? E l’elenco potrebbe continuare a lungo, da Casale Monferrato a Priolo. Il bivio di fronte a cui siamo posti in diverse parti del paese è sempre lo stesso: da una parte la strada impervia tracciata dal principio di precauzione che mette la salute davanti a tutto e che porta alla trasformazione, alla Conversione Ecologica, dell’intera società; dall’altra la strada lastricata dalle leggi dell’economia, del libero mercato, della produzione, dove la tutela della salute è una delle voci di costo e non l’obiettivo principale. Il peso del consenso
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