sabato 5 ottobre 2024

Del "fu" bosco di Gallarate. I presidianti 5.10.2024

 Comunicato dei presidianti del bosco di Gallarate 

"E NON LA LASCIO QUELLA TERRA: LÀ MI DEVONO SEPPELLIRE, SE VOGLIONO!"

Via Curtatone, 3 ottobre, ore 4.45. Lo sgombero del presidio permanente ha inizio: le forze dell’ordine militarizzano la via per eseguire l’operazione poliziesca che porterà, a fine giornata, alla rimozione delle persone resistenti sugli alberi e al completo taglio del bosco.

Ma facciamo un passo indietro: in via Curtatone, a Gallarate, città con già il 54% di suolo cementificato, sorgeva un bosco urbano di due ettari situato tra l’autostrada e la ferrovia. Al suo interno trovavano dimora numerose specie di animali selvatici e gli orti degli abitanti delle contigue case popolari. Proprio su questo terreno, l’Amministrazione Comunale ha previsto la costruzione di un polo scolastico unico in sostituzione di quattro scuole di quartiere, attualmente esistenti e così destinate alla chiusura.
Contro il progetto Grow29, questo il suo nome, finanziato da fondi europei al costo di 18 milioni di euro, è sorta una forte mobilitazione popolare. Avremo modo e tempo per raccontare pubblicamente questa resistenza, di cui qui delineiamo solo i tratti essenziali: il perdurare da oltre due mesi, la costruzione di piattaforme sugli alberi a loro difesa, la presenza di un presidio permanente alle reti del cantiere, l’unione spontanea di anime ed età differenti (dai 93 ai 7 anni!).

L’atteggiamento delle istituzioni nei confronti di questa mobilitazione è stato di totale negazione della sua natura politica, trattandola esclusivamente come problema di ordine pubblico, come spesso accade nei casi in cui la politica è dal basso e non partitica. La concretizzazione fattuale di tale postura è culminata nello sgombero di giovedì 3 ottobre.

L’operazione poliziesca è iniziata nella notte: un ruolo di spicco è stato assunto dalla Polizia Locale (già usata precedentemente più volte dal Sindaco come "polizia personale", di fatto ledendo la separazione dei poteri), giunta sul posto insieme con poliziotti in borghese, Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato, unità cinofila, antisommossa, militari in mimetica, personale dotato di caschi e imbraghi e persino un elicottero. La ditta Tagliaferri, responsabile dell’abbattimento dell’intero bosco, ha operato il giorno stesso con bulldozer, draghe e motoseghe.

La dozzina di persone che presidiava l’ingresso del bosco è stata invitata a dileguarsi e a provvedere essa stessa allo smantellamento del presidio esterno. Alla volontà di non abbandonare la lotta, la D.I.G.O.S. ha risposto con la rimozione forzata dei presidianti, sollevandoli di peso. Denunciamo pubblicamente: durante questa operazione a un ragazzo che stava filmando la polizia ha prima rubato il telefono, per poi restituirglielo completamente distrutto e inutilizzabile; una ragazza è stata ammanettata senza alcuna ragione per poi essere liberata solo a seguito di nostre proteste.

Una volta sgomberato il presidio esterno, le forze dell’ordine si sono introdotte nel bosco, dove, nella più totale illegalità e assenza di qualsivoglia misura di sicurezza, hanno iniziato a tagliare gli alberi nonostante la presenza di persone esterne ai lavori all’interno del cantiere, al punto che tronchi recisi sono addirittura caduti sulle corde che collegavano le piattaforme tra di loro. Questi fatti hanno costituito un vero e proprio attentato alla vita dei ragazzi sugli alberi, nonché di tutto il personale operante in loco.
In seguito, personale non qualificato e sprovvisto di dispositivi di protezione individuale ha tentato rocambolescamente di arrampicarsi sugli alberi, nonostante la pioggia scrosciante, issando scale alla bell’e meglio e costringendo i ragazzi a scendere senza le minime misure di sicurezza, mettendo così seriamente a rischio la loro incolumità.

Contemporaneamente un folto gruppo di solidali si è assembrato per contestare lo sgombero in corso: fin dalle prime luci dell’alba la polizia ha precluso l’accesso a via Curtatone tramite il dispiegamento di un cordone di celere.

Durante l’intera mattinata: a diverse persone sono stati sequestrati i documenti d’identità per due intere ore, al fine di impedire loro di allontanarsi e persino di recarsi al lavoro; a un giornalista è stato intimato di non avvicinarsi alla zona, di fatto negando la libertà di stampa; sono stati additati i manifestanti stessi come responsabili di qualsiasi danno che avrebbero potuto subire i ragazzi sulle piattaforme.

Fatto ancora più grave è il mancato intervento dell’ambulanza: nonostante le plurime telefonate ricevute, il personale sanitario si è rifiutato di accorrere, delegando esplicitamente alla sola polizia la salvaguardia della salute di tutti i presenti. Durante l’unica telefonata in cui non ci è stato appeso il telefono in faccia, persino la Croce Rossa di Gallarate ha ammesso in primis di non essere stata incaricata di presenziare allo sgombero, e secondariamente ha denunciato l’illeceità di effettuare uno sgombero se sprovvisti di presidi medici. Solo a quel punto è arrivata l’ambulanza, non, quindi, perché chiamata dalla polizia, ma perchè spronata dai manifestanti stessi.

Nemmeno i vigili del fuoco erano presenti, essi hanno preso parte allo sgombero tardivamente, solo una volta costatata l’impossibilità da parte della polizia di rimuovere le ultime due persone dalla piattaforma più alta, a ben 13 metri di altezza. 


Dopo aver denunciato le numerose illegalità e violenze compiute dalle forze dell’ordine, in totale continuità con l’atteggiamento tenuto in questi due mesi di lotta, raccontiamo ora del cinismo bieco dimostrato dal sindaco di Gallarate, Andrea Cassani.

Proprio per la mattina del 3 ottobre egli aveva indetto il “A tu per tour” del quartiere di Cajello, con inizio in un bar situato nelle immediate vicinanze del bosco e noi abbiamo subito colto l’occasione di quel confronto col sindaco, tanto richiesto e sempre negato. La sua risposta esplicita la sfacciata indifferenza circa il parere della cittadinanza: “Fosse stato per me, lo sgombero sarebbe stato fatto molti giorni prima”. 


Alle ore 14 circa, la giornata di sgombero si è conclusa.

Due ettari di bosco sono stati tagliati, numerosi animali uccisi e il diritto alla salute collettiva è stato ancora una volta calpestato, in una zona dai livelli d'inquinamento tra i più elevati in Europa, aumentando così l'esposizione a malattie e abbassando la qualità di vita. 

Non solo: persino la cosidetta "fascia di garanzia", è stata rasa al suolo, nonostante questa zona boschiva perimetrale fosse stata riconosciuta come da salvaguardare, secondo gli accordi tra Parco del Ticino, Prefetto e Comune di Gallarate. Il Parco del Ticino stesso, la mattina dello sgombero, ci ha riferito che il Sindaco avrebbe garantito (sia chiaro: solo verbalmente e senza alcun accordo scritto) circa la sua tutela.

Ebbene, questo è quanto abbiamo imparato: allo stato attuale non c'è alcuna fiducia possibile nè nell'Amministrazione Comunale, nè nelle forze di polizia e di primo soccorso, nè negli enti ufficiali preposti teoricamente alla salvaguardia della biodiversità.


Un altro tipo di fiducia, invece, ci rimarrà per sempre impressa nei cuori: quella per cui, bagnati fradici, stanchi ed emotivamente provati, abbiamo scelto di non separarci nemmeno a sgombero concluso. Ci siamo, invece, riparati al caldo dove abbiamo condiviso un pasto frugale e ci siamo presi cura l'uno dell'altro: dei più anziani, egualmente trascinati via dalla polizia, dei più arrabbiati, con le lacrime agli occhi al pensiero del proprio orto distrutto, dei più preoccupati, per le denunce e per aver temuto per la propria vita lassu', in cima alle piattaforme.

Insieme, nonostante i numerosi tentativi di polizia e forze politiche di dividerci tra "buoni e cattivi".

Insieme, nonostante un tessuto sociale completamente defraudato della propria capacità aggregativa e dell'autonomia decisionale riguardo il territorio in cui abita.

Insieme, non a causa dell'emergenzialità di una singola giornata di sgombero, ma a vittoriosa conseguenza di un percorso di crescita durato due interi mesi. Mesi di condivisione e di lotta.
Ciò che abbiamo scoperto, infine, è la forza di una comunità che non cede alla rassegnazione.

Il Presidio di Via Curtatone


La mobilitazione a difesa del bosco di Via Curtatone è stata pesantemente repressa sia penalmente che economicamente (fogli di via, multe, denunce): per far fronte alle spese legali collettivamente e non lasciare nessuno indietro, invitiamo a donare alla cassa comune di solidarietà "Rizoma".

Per contribuire:
IBAN: IT74V360810513828163368164
Riccardo Pellegrini
Causale: Bosco














giovedì 3 ottobre 2024

Tagliato il bosco di via Curtatone 3.10.2024

 Una giornata lunghissima a Gallarate.

Alle 4 del mattino i primi lampeggianti in via Curtatone, non un mega blitz contro il cancro Lombardo della criminalità organizzata, ma contro la "parte migliore" della società, quella che non si volta e affronta i problemi di tutti.

Dove la politica dei partiti gallaratesi, in un imbarazzante e fastidioso consociativismo, cercava di imporre una scuola lato autostrada e altro lato ferrovia, al posto del bosco di via Curtatone, l'impegno e passione civica e civile, ha provato a ripetere un operazione di Buon senso, già attuata a Pero (Milano) per lo stesso importo. Stralciare un progetto superficiale e nato male e sviluppato peggio.

No a sprechi del pubblico denaro e si alla ristrutturazione dell'esistente.

Il comunicato dei presidianti, a seguire quello di Europa Verde Varese e del regionale di VerdiSinistra. (I comunicati saranno aggiunti in ordine di ricevimento)

SGOMBERO DEL BOSCO DI VIA CURTATONE

Questa mattina ancor prima dell'alba un importante dispositivo, digos

polizia locale e celere, un elicottero e alcune persone con caschi imbraghi sono stati spiegat al presidio di via curtatone a Gallarate per un tentativo di sgombero.

Le Forze dell'Ordine hanno intimato di uscire dal bosco, alla risposta negativa ricevuta hanno cercato di allontanare le persone del presidio con la forza. Una di questa stata trascinata malamente al di là del cordone del posto di blocco all'inizio della via.

Svariate persone sono state fermate e a molte di queste sono stati trattenuti a lungo i documenti, per evitare che si avvicinassero al presidio.

Una persona è stata arrestata e ammanettata, portata oltre al cordone di celere, poi subito rilasciata. Un telefono è stato strappato di mano a una persona che stava filmando la situazione e distrutto.

Sono entrati nel bosco e dopo un'oretta hanno iniziato a tagliare degli alberi ignorando la presenza di persone sulle piattaforme, affermando che "avrebbero fatto attenzione".

💥Nessuna persona è stata arrestata, cinque persone denunciate ma lasciate libere.

Le persone sono state fatte scendere dagli alberi, due delle quali con l'utilizzo della scala telescopica dei vigili del fuoco. 

La compagna che era stata arrestata settimane fa è oggi andata a processo e ha avuto il minimo della pena (un mese e 23). Il giudice le ha dato una pena bassa riconoscendo il motivo politico come attenuante.

🌳Oggi è avvenuto lo sgombero del bosco di Via Curtatone, ma la giornata non è stata percepita come una sconfitta.Siamo stati messi davanti all'inequivocabile disinteresse delle forze dell'ordine non solo di proteggere i cittadini ma anche di rispettare le loro stesse leggi per "eseguire gli ordini" .

Oltre il disagio che sicuramente questa lotta ha creato all'amministrazione, abbiamo visto come questo tipo di resitenza è attuabile e replicabile. 

Non abbiamo perso, siamo anzi più forti ed uniti che mai! 

🔥Continuiamo a lottare!

📍domani alle 19 alla chiesa di Sant Eusebio di Cajello per la messa dedicata al bosco e per il successivo rinfresco plastic free (porta bicchiere e posate!) e momento confronto



Comunicato Stampa: “Democrazia abbattuta”

Oggi a Gallarate non cade solo la pioggia, ma anche un velo sulla convivenza civile. Quando un'istituzione 

usa la forza anziché il dialogo per "risolvere" le proprie questioni, è una sconfitta per la società.

Quando cittadini e cittadine si oppongono ad un progetto scellerato che eliminerà l’ultima area boschiva 

all’interno del tessuto urbano, in una delle città più cementificate della provincia, cancellando un intero 

ecosistema, infischiandosene delle leggi di protezione di fauna e avifauna (ricordiamo che fino al 15 ottobre è periodo di nidificazione e sono vietate le opere di disboscamento), per costruire un edificio inutile che costringerà bambini e bambine in un istituto immerso nel rumore e nei miasmi autostradali, quei cittadini e cittadine dovrebbero essere ascoltati! Quando le persone dimostrano più buon senso degli amministratori, 

meritano di essere ascoltate!

Al contrario, oggi a Gallarate, con polizia in tenuta antisommossa schierata contro cittadini inermi, sembra di assistere alle prove generali del nuovo ddl sicurezza che, evidentemente, ha tra i suoi scopi quello di abbassare la testa a tutti coloro che osano alzarla, seppur in modo non violento, seppur a ragion veduta, seppur mossi da un buon senso che prende sempre più le distanze da scelte politiche non degne di una società civile.

Oggi a Gallarate non cade solo la poggia, ma anche un profondo senso di vergogna sulle istituzioni.

Europa Verde è attiva fin dal principio al fianco del presidio, con Filiberto Zago sempre in prima linea. 

Schierati al suo fianco ribadiamo il nostro totale appoggio a quei cittadini e cittadine che hanno scelto di alzare la testa.

Alessandro Pennati e Camilla Colombo (coportavoce provinciali di Europa Verde - Verdi Varese)

👉GALLARATE «É finita nel peggiore dei modi, con lo sgombero forzato del presidio ambientalista e con il taglio del bosco. La destra al governo della città si dimostra insensibile non solo alle istanze ecologiste, ma anche al confronto democratico. Si usa la forza per affermare le proprie volontà» 

➡️«É accaduto ciò che non doveva accadere - dichiara Onorio Rosati, consigliere di Alleanza Verdi Sinistra in Regione, dopo lo sgombero forzato del presidio ambientalista e il taglio del bosco di Gallarate -. Con la forza e senza alcun confronto democratico, chiesto a gran voce da mesi dagli ecologisti e dai cittadini, si utilizza la forza per risolvere una vertenza ambientale che avrebbe meritato un’altra soluzione: civile, rispettosa delle richieste degli abitanti e dell’esigenze dell’ambiente».

👥«Il 28 agosto scorso - ricorda Rosati – io e il senatore Tino Magni di Alleanza Verdi Sinistra, abbiamo incontrato gli attivisti di Gallarate: in quell’occasione abbiamo chiesto, come rappresentanti delle istituzioni, di aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione che tenesse conto delle richieste degli ambientalisti e dei tanti cittadini che hanno mantenuto in vita per mesi il presidio. Un confronto che l’amministrazione di Gallarate ha sempre negato».

😞«A uscire sconfitte oggi non sono solo le giuste istanze degli ambientalisti, ma il confronto democratico, che le istituzioni tutte, in primis quella locale, dovrebbero garantire. Oggi Gallarate scrive una brutta pagina della sua storia recente. Per colpa di un’amministrazione sorda alle richieste dei suoi cittadini».

#AlleanzaVerdiSinistra 

#OnorioRosati #TinoMagni #Gallarate #bosco #verde #ambiente 

#sostenibilitaambientale









































mercoledì 2 ottobre 2024

Fermiamo la cementificazione del Campagnone di Tornavento

 

Riceviamo e pubblichiamo 

Petizione on line https://www.change.org/p/fermiamo-la-cementificazione-del-campagnone-di-tornavento?recruiter=1112284234&recruited_by_id=f6dae290-a8ad-11ea-9f86-dfcb2f1c7694&utm_source=share_petition&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_term=share_for_starters_page&utm_medium=whatsapp&utm_content=washarecopy_490232385_it-IT%3A0

La frazione di Tornavento, affacciata direttamente sulla Vallata del fiume Ticino, ha caratteristiche paesaggistiche e naturali uniche ed importanti.

I coni visivi sul Monte Rosa e sulle catene montuose delle Alpi, così come sulla vallata del fiume Ticino, la presenza del Centro Parco Ex Dogana Austroungarica, la strada del Gaggio che si snoda tra la brughiera e i boschi, così come il sistema ciclopedonale sul Canale Villoresi, il Canale Industriale e il fiume Ticino rappresentano un unicum  paesaggistico storico e naturalistico da custodire, tutelare e salvaguardare.

Da sempre, il grande “campagnone” che si trova sulla destra in ingresso alla frazione, è parte integrante di questo unicum e la scelta lungimirante di inserire questa zona nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del TIcino, e quindi soggetta a condizioni di inedificabilità, va letta proprio in considerazione della salvaguardia di questo angolo di Tornavento e della frazione stessa.

Non stiamo parlando di una piccola porzione di territorio, ma di ben 300 mila mq di area agricola.

Una zona da sempre lasciata libera di essere coltivata o anche lasciata incolta, dal grande valore ambientale ed ecosistemico: assorbimento Co2, assorbimento delle piogge, nidificazioni per passeriformi e non solo, rete ecologica di collegamento rispetto agli ecosistemi di brughiera e del sistema dei boschi del pianalto in collegamento con la parte naturale che occupa il declivio e la costa lombarda della valle del Ticino.

L’idea di inserire questa zona che è esterna al Perimetro di Iniziativa Comunale – con una apposita variante al Piano di Governo del Territorio – è folle e decisamente preoccupante, perché andrebbe a snaturare in maniera peggiorativa ed irreversibile la frazione di Tornavento e le caratteristiche per cui è diventata importante e anche famosa nel corso degli anni.

La proposta di insediare in quest’area dei capannoni per la logistica, con a corollario delle opere (la creazione di una ciclopedonale, collinette e parcheggi etc ) che andranno ad “abbellire” questa zona, è assolutamente fuori da ogni logica e anche dalla storia, soprattutto in un momento storico ben preciso come quello che stiamo vivendo, dove le conseguenze dei cambiamenti climatici e dove il consumo di suolo vergine ha raggiunto livelli assolutamente insostenibili.

Siamo di fronte ad una vera e propria speculazione edilizia, a scapito dell’intera frazione di Tornavento che perderà per sempre la sua unicità.

Non sembra poi siano prese in seria considerazione le ricadute sulla qualità dell’aria e di conseguenza sulla salute umana, rispetto agli impatti in termini di inquinamento da gas di scarico che produce il traffico pesante, generato dalla realizzazione del centro logistico stesso, così come nulla si dice rispetto alla perdita di biodiversità che una trasformazione di queste dimensioni porta con sé.

Lo stesso dicasi rispetto alla perdita di importanti servizi ecosistemici che questa zona oggi garantisce e che un domani non garantirà più.

Tutti aspetti che nessun tipo di mitigazione e compensazione potranno sanare.

Per tutti questi motivi chiediamo

-         La REVOCA della Deliberazione di Giunta Comunale n° 84 del 05/09/2024 dal titolo ATTO D'INDIRIZZO - AVVIO DI VERIFICA PROCEDURALE RELATIVA AL PII CON VARIANTE DI DESTINAZIONE D'USO SULL'AREA DI MQ 312.560 DI CUI AI MAPP. 994- 997- 998-1087, PROPRIETÀ DI MALPENSA IV SRL

Piano Mattei per l’Africa o per l’Italia? Società civile africana e italiana a confronto

  CONVEGNO: Piano Mattei per l’Africa o per l’Italia? Società civile africana e italiana a confronto

📅 Giovedì 17 ottobre 2024

🕤 Ore 9:30 - 14:00

📍 Aula dei Gruppi Parlamentari, Camera dei Deputati - Roma

Una giornata per discutere di agricoltura sostenibile, transizione energetica e il futuro delle relazioni Italia-Africa 🌍

Ascolteremo vari rappresentanti della società civile africana e italiana.

👥 Interventi

🔹 Produzione agricola all’interno del Piano Mattei: sfide per l’Italia 🌾

🔹 Transizione energetica in Africa tra interessi fossili e crisi del debito 🔋

🔹 Tavola rotonda con esponenti politici 💬

✍ ❗Registrazione obbligatoria entro il 15 ottobre a questo link: 👉 bit.ly/RegistrazioneConvegnoPianoMattei