COSA PENSO DEL DECRETO DI OGGI di Vittorio Agnoletto
(Il servizio che ho fatto oggi al Gr delle 19,30 di Radio Popolare.)
Un decreto che punta tutto sulla responsabilità del singolo individuo e che dimentica i compiti e le responsabilità delle istituzioni.
Uno stato ha diritto a chiedere sacrifici ai cittadini in nome di un bene comune e la salute è un bene comune; ma per essere credibile il governo centrale e le regioni devono dare per prime l’esempio facendo tutto quello che è loro dovere fare.
Siamo solo ad ottobre, la stagione invernale è lunga, ma in queste ore l’ Anaao un sindacato nazionale di medici lancia l’allarme e dichiara: “se i contagi continuano ad aumentare , la tenuta degli ospedali non andrà oltre i due mesi”; nelle stesse ore il direttore sanitario dell’ Ats di Milano spiega che non riescono più a tracciare tutti i contagi “Abbiamo potenziato al massimo il personale, ma stiamo già accumulando ritardo”, avverte.
Il cittadino che indosserà ovunque la mascherina, che dovrà limitare il numero degli amici da invitare a casa, che dovrà spiegare al suo bambino che non potrà più giocare a calcio con la sua squadra, ha il diritto di domandarsi cosa è stato fatto in tutti questi mesi da coloro che hanno il compito di tutelarlo.
Perché non è stato potenziato il trasporto pubblico? Perché i medici di base sono ancora soli oggi come lo erano sei mesi fa? Perché si devono fare ore in coda auto per poter fare un tampone? Perché si deve aspettare più di una settimana perché l’ASL/ATS ti chiami per il controllo? Perché è diventato impossibile riuscire a prenotare una visita che non riguardi il Coronavirus? Perché non ci sono abbastanza dosi per il vaccino antinfluenzale? Come mai non sono stati assunti le migliaia di medici e di infermieri di cui tutti dichiaravano la necessità? Come mai le scuole di specialità sono ancora ferme?
Questa volta non ci sono scuse. I tempi per prepararsi c’erano.
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