martedì 21 giugno 2022

Cos'è il progresso? Distruggere la natura e farla merce?

 Di Danilo Selvaggi, direttore LIPU 

Dello scambio tra Jovanotti e Diego Bianchi di qualche settimana fa, a Propaganda Live, mi ha colpito l'atteggiamento sarcastico di Bianchi, quegli accenni di ironia appena dissimulata sui "fenicotteri disorientati". 

Perché, quando si parla di natura, e specialmente di animali selvatici, si tende così spesso al tono canzonatorio?

Molti anni fa fui coinvolto in una discussione con un noto giornalista di Repubblica. La ragione diretta erano il Ponte sullo Stretto e il Mose. La ragione di fondo era invece la seguente: ma davvero pensate di ostacolare lo sviluppo per il bene di fratini ed albanelle?

"La natura - scrisse il giornalista in un editoriale, citando Oscar Wilde ma credo riprendendo la lettera di un lettore - "è il posto orribile in cui gli uccelli volano crudi". Volendo intendere, immagino, che la natura assume una funzione solo se gliela assegniamo noi. Se la "cuciniamo", la utilizziamo.

Questo deficit culturale è figlio non solo di un nostro atteggiamento abituale di difesa nei confronti di ciò che non sappiamo (ironizzare sull'ignoto per giustificare i nostri limiti cognitivi) ma:

1) di un cattivo pensiero economico, ignaro (volutamente?) del fatto che la natura è reale ed è il contenitore dell'economia. Cioè, non è la natura dentro l'economia ma l'economia dentro la natura;

2) di un cattivo umanesimo, una tradizione culturale che rifiuta alla natura un ruolo legittimo nel discorso culturale serio. Di natura si può parlare solo nei contesti tecnico-scientifici, o in modo ironico, stile curiosità in spiaggia.

Le due cose sono evidentemente collegate e la crisi ecologica dovrebbe da tempo averci insegnato che si tratta, in entrambi i casi, di atteggiamenti pericolosi. Di forme di hybris. 

Noi siamo circondati dalla natura, immersi nella natura, dipendenti interamente dalla natura, in ogni nostra attività. Fare ironia sulla natura è come per i pesci ridicolizzare il mare.

La lunga strada della transizione ecologica passa anche da un lavoro di ecologia della cultura, che ci porti a capire quante cose meravigliose e interessanti ci sono sotto il cielo e quanto sia utile, giusto, intelligente, gratificante, oltre che trattarle bene, provare a conoscerle.


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