è un libro di Daniele Biacchessi in uscita a maggio 2017 per Jaca Book.
Ed è un film di Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoni, in crowdfunding dal 2 maggio al 2 luglio sulla piattaforma Becrowdy e distribuito nel dicembre 2017.
ACTO UNO
Introducción
E' il 25 giugno 1978.
A Buenos Aires, Estadio Monumental, alle ore 15 ora locale va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio, davanti a 71483 spettatori.
Il clima è assai surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla e quelli di tutti i membri della giunta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore.
Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino.
La gara è fin da subito caratterizzata dall'estremo agonismo, dal gioco frammentario e a tratti violento, dal tifo acceso del pubblico argentino che prima della gara lancia in aria migliaia di papelitos, i coriandoli bianchi che cospargono i bordi del campo e in parte anche l'area delle porte.
L'arbitro è l'italiano Sergio Gonella.
Il tempo regolamentare finisce 1-1 con reti di Kempes al 38' e di Nanninga al 82'.
I supplementari sono forse peggiori dei primi novanta minuti.
Gli olandesi, rimaneggiati per l'assenza del loro miglior calciatore Johan Cruijff, rimasto a casa per paura di essere rapito, contestano l'atteggiamento permissivo di Gonella nei confronti del gioco duro e delle provocazioni degli argentini.
La decisiva doppietta di Mario Kempes al 105' e il goal finale del 3-1 siglato al 115' da Daniel Bertoni, sanciscono la definitiva affermazione dell'Argentina.
Al termine della partita, gli olandesi non partecipano alla cerimonia di premiazione, in segno di protesta.
Il prestigioso Trofeo Coppa del mondo Fifa passa dalle mani di Passarella a quelle insanguinate del generale Jorge Videla.
E la festa esplode in tutto il paese.
Il fragore degli applausi nasconde le urla lancinanti delle persone torturate dai militari nelle anguste “stanze dell’orrore” dei campi di concentramento.
Perché a poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell’Escuela de Mecanica de la Armada, l'ESMA, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti.
Per una sera almeno, dai cieli dell’Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell’oceano.
Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte, con gli aerei Electra L-188A-08-10 della Lockheed e Skyvan PA-51 utilizzati per eliminare gli oppositori.
Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino.
Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Majo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa.
Introducción
E' il 25 giugno 1978.
A Buenos Aires, Estadio Monumental, alle ore 15 ora locale va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio, davanti a 71483 spettatori.
Il clima è assai surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla e quelli di tutti i membri della giunta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore.
Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino.
La gara è fin da subito caratterizzata dall'estremo agonismo, dal gioco frammentario e a tratti violento, dal tifo acceso del pubblico argentino che prima della gara lancia in aria migliaia di papelitos, i coriandoli bianchi che cospargono i bordi del campo e in parte anche l'area delle porte.
L'arbitro è l'italiano Sergio Gonella.
Il tempo regolamentare finisce 1-1 con reti di Kempes al 38' e di Nanninga al 82'.
I supplementari sono forse peggiori dei primi novanta minuti.
Gli olandesi, rimaneggiati per l'assenza del loro miglior calciatore Johan Cruijff, rimasto a casa per paura di essere rapito, contestano l'atteggiamento permissivo di Gonella nei confronti del gioco duro e delle provocazioni degli argentini.
La decisiva doppietta di Mario Kempes al 105' e il goal finale del 3-1 siglato al 115' da Daniel Bertoni, sanciscono la definitiva affermazione dell'Argentina.
Al termine della partita, gli olandesi non partecipano alla cerimonia di premiazione, in segno di protesta.
Il prestigioso Trofeo Coppa del mondo Fifa passa dalle mani di Passarella a quelle insanguinate del generale Jorge Videla.
E la festa esplode in tutto il paese.
Il fragore degli applausi nasconde le urla lancinanti delle persone torturate dai militari nelle anguste “stanze dell’orrore” dei campi di concentramento.
Perché a poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell’Escuela de Mecanica de la Armada, l'ESMA, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti.
Per una sera almeno, dai cieli dell’Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell’oceano.
Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte, con gli aerei Electra L-188A-08-10 della Lockheed e Skyvan PA-51 utilizzati per eliminare gli oppositori.
Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino.
Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Majo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa.
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