Una storia scritta su un gruppo Facebook di pendolari. Una come tante. Ognuna è importante. Ognuna è la Lombardia di oggi.
Sfogo:
Giovedì avrò un colloquio con il mio datore di lavoro.
Mi licenzierò. Tanto ormai sono già a 2 lettere di richiamo per ritardi.
Oggi per l’ennesima volta treno pieno causa soppressioni, attacchi di panico e condizioni igieniche da terzo mondo.
Son dovuta scendere ad albairate perché stavo malissimo.
Come ieri d’altronde. Non sono servite email, non è servito discutere con il capotreno, non è servito scrivere a qualche associazione.
Non riesco più a reggere questi ritmi, a svegliarmi e pensare chissà se ci sarà un treno. Non è più umano. Ovviamente rischierò molto e spero di arrivare ad un accordo in modo di avere la dissocupazione. Ma se così non sarà, devo sperare di trovare qualcosa subito ad Abbiategrasso o comunque qualcosa che si raggiunga con la navetta (anche Magenta) perché non ho chissà quanto da parte per rimanere senza nulla.
Sono arrabbiata ovvio, ma in un certo senso sollevata, io mi sto ammalando ormai e l’unica certezza al momento che ho e che andando avanti così non vado da nessuna parte.
Post fine a se stesso, niente di che, io in sta linea non sono nemmeno durata un anno, ma mi è bastato. E ho fatto la pendolari per anni con altre linee e avevo lo stesso problemi, ma qui non sono problemi, non si tratta più di qualche minuto di ritardo, si tratta di ammalarsi .
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