“Il progetto non è approvabile” è la frase chiave del Presidente e amministratore delegato Lorenzo Spadoni (fino al novembre 2020) nel parere tecnico offerto durante la Conferenza dei Servizi sullo stadio, orchestrata fra settembre e ottobre 2019 dal dirigente Giancarlo Tancredi, oggi assessore all’Urbanistica.
È da quei verbali che bisogna ripartire. Perché la realtà è che nella strada verso la nuova Scala del Calcio si è fermi a documenti di due anni fa. Anche se oggi tutto va “ridimensionato” alla luce della delibera di giunta che ha dato “l’interesse pubblico” a patto che le volumetrie accessorie nel nuovo distretto non superino l’indice base del Pinao di governo del territorio di Milano. La contrarietà di A2A Calore e Servizi? Il Piano Economico-Finanziario (Pef) di Milan e Inter prevede la “realizzazione di una rete di teleriscaldamento e teleraffredamento”con approvvigionamento garantito da una “centrale termica centralizzata” progettata su aree pubbliche ad uso pubblico. Peccato che la società partecipata sia la “concessionaria in eslcusiva” di questi servizi. Per cui “nessuno può realizzare e/o gestire reti di teleriscaldamento/teleraffreddamento ad eccezione della scrivente”. Prerogativa che il “Comune è chiamato a presidiare” tanto che la società della multiutility controllata dai Comuni di Milano e Brescia si dice pronta a “tutelare le nostre ragioni con ogni mezzo di legge”.
Unareti: “I club hanno dimenticato le utenze energivore”
A2A ci va giù pesante, Unareti pure. Dopo essersi lamentata di non aver ricevuto la documentazione in tempi rapidi (alcune carte sono giunte la sera prima che iniziasse la Conferenza dei Servizi), scrive che per “alimentare le utenze” del maxi distretto “serve realizzare una cabina primaria di trasformazione” per un fabbisogno elettrico globale dell’area pari a 20 MW. Nella stima i club si sono dimenticati di indicare “utenze energivore come le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici che saranno presenti in quantità elevata”. Morale? “Sarà possibile procedere con il dimensionamento dell’impianto solo dopo aver ricevuto il progetto definitivo” scrive l’ad Francesco Gerli.
I Vigili del Fuoco: “San Siro pericoloso ma lo studio di fattibilità delle squadre non permette un giudizio”
Nella Conferenza c’è anche chi è favorevole, almeno sulla carta. Come il rappresentanteconvocato per conto del Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Milano, Vito Cristino. Dal 1995 è specializzato in “Valutazione di progetti e sopralluoghi presso strutture sanitarie, locali di pubblico spettacolo ed impianti sportivi, con norme prescrittive e con metodologie FSE”. Fra queste lo stesso stadio di Milano. Cristino fa notare come il “vecchio stadio creava problemi di sicurezza e una nuova configurazione dell’area non può che essere vista positivamente”. E tuttavia “lo studio di fattibilità costituisce una rappresentazione poco significativa e piuttosto generica per l’espressione di un parere”. Insomma, mancano le carte. L’allora Presidente del Municipio 7, Marco Bestetti (Forza Italia), oggi a capo della Commissione Partecipate del nuovo Palazzo Marino chiede all’Inter per quale ragione tre anni prima avessero commissionato a uno studio d’architettura il progetto di ristrutturazione del Meazza che costava in quinto del rifacimento attuale (1,2 miliardi più Iva, 1,4 in totale). Non riceve risposta.
Quanto vale San Siro? Per il Comune 110 milioni. Per le squadre 44
Sono quasi imbarazzanti per le squadre, invece, le annotazioni mosse dagli uffici tecnici di Palazzo Marino. Quanto vale oggi il “Meazza”? 110 milioni di euro scrive l’architetto Massimo Marzolla, dirigente dell’Area Patrimonio Immobiliare. Per le società? 44 milioni. Come che sia “all’interno del Pef non viene considerato il valore patrimoniale dello stadio esistente”. A mediare è l’Agenzia del Territorio con 66,8 milioni per la concessione del diritto di superficie a 99 anni.
Nuovo Stadio a San Siro. Il nodo del traffico automobilistico
Che dire invece degli scenari di trafficoattorno allo stadio? Milan e Inter hanno consegnato un prospetto basato su interviste condotte nel giorno di Inter-Benevento del 2018. Gli ingegneri Nicoliello e Riazzola, a capo dell’Area Pianificazione e Programmazione Mobilità del Comune, ci vanno giù duri: mancano le “sezioni di traffico veicolare in termini di modo: auto, moto, bus leggeri, medi e pesanti”. E anche “non si concorda con la scelta di usare un coefficiente di equivalenza per i mezzi pesanti pari a 2” visto che le tabelle dell’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio (Amat) specificano chiaramente che per i veicoli commerciali il moltiplicatore deve essere pari a 2,5 e per i veicoli commerciali pesanti sopra i 10 metri a 4. Le moto? “Non è emerso come sono state considerate”. Ancora: mancano gli scenari peggiori, “quello del mercoledì sera, somma di big match più indotto dei nuovi interventi”.
Dimenticati i big match
Qui i club si superano. Dicono che lo scenario “non rappresenta una situazione che si può concretamente presentare” perché il calendario della Serie A non prevede big match nei turni infrasettimanali. “S’intende ovviamente anche quelli al di fuori delle competizioni nazionali come la Champions League” rispondono stizziti i dirigenti comunali, facendo un esempio che anche i manager delle squadre e i consulenti assoldati nelle società Yard e Ceas per l’occasione possano capire: Inter-Barcellona del 10 dicembre 2019, di lì a poche a settimane.
I dirigenti di Palazzo Marino: “Rifare lo studio sul traffico”
Morale della favola? “Si chiede che venga condotto uno studio di traffico che soddisfi tutti i parametri prendendo a riferimento, tra gli scenari più critici, anche quello infrasettimanale con big match”. Non arriverà alcun documento. Cosa ne pensa il nuovo sindaco “green”. Provate voi a convincere le squadre.
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