venerdì 21 ottobre 2022

Dublino: una targa per Violet Gibson, la donna irlandese che sparò a Mussolini

 Da Wikipedia e da La repubblica, si noti come Wikipedia omette il percorso culturale della Gibson, ricordato brevemente da La republica


Oggi a Violet Gibson viene intitolata una targa commemorativa al numero 12 di Merrion Square a Dublino, nel punto dove era la sua casa di infanzia.

La targa è stata proposta dal consigliere comunale indipendente di Dublino Mannix Flynn, regista e scrittore, che ha descritto Violet Gibson come una rivoluzionaria antifascista segregata poi in un ospedale psichiatrico, senza patologie che giustificassero questo trattamento, per togliere dall'imbarazzo di un processo politico la sua famiglia e il regime. In Irlanda, la ricerca storica ha iniziato da qualche anno a rivalutare questo personaggio che in contrasto con il suo ambiente d'origine, l'aristocrazia anglo-irlandese, si oppose alla famiglia mettendo in discussione la fedeltà alla Corona britannica e rinnegò la fede protestante diventando cattolica.

Come ha ricordato Mannix Flynn, Violet Gibson prese parte in prima persona ai movimenti europei contro la guerra e per i diritti delle donne, che la portarono a maturare una coscienza antifascista. Di qui la decisione di sparare a Mussolini il 7 aprile del 1926 a Roma, mentre il Duce era appena uscito dal palazzo del Campidoglio dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia. L'allora 50enne Gibson uscì dalla folla e con una pistola gli sparò a bruciapelo. Mussolini si sarebbe girato per porgere un saluto romano e il proiettile gli sfiorò il naso. Lei sparò di nuovo, ma la pistola si inceppò.

Da Wikipedia 

Figlia di Edward Gibson, avvocato e politico irlandese nominato barone di Ashbourne nel 1885 e Lord Cancelliere d'Irlanda,[1] e della cristiana scientista Frances Colles,[2] Violet sperimentò la teosofia prima di diventare cattolica romana nel 1902.[3] Fu presentata come debuttante a corte durante il regno della regina Vittoria.[4] Rifiutando gli ideali, la religione e lo stile di vita britannici, diventò pacifista, venendo schedata da Scotland Yard. Nel 1916 divenne seguace dell'antroposofia steineriana.[5]

Violet Gibson soffrì di gravi problemi di salute per tutta la sua vita. Ebbe un esaurimento nervoso nel 1922; fu dichiarata pazza e internata in un istituto mentale per due anni.[6] Tentò il suicidio all'inizio del 1925.[3] Nello stesso anno si trasferì a Roma.

L'attentato a MussoliniModifica

Mussolini era appena uscito dal palazzo del Campidoglio, dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia, quando la Gibson gli sparò un colpo di pistola, ferendolo di striscio al naso. Secondo Arrigo Petacco e altri studiosi, a salvarlo sarebbe stato un saluto romano che porgeva proprio nel momento dello sparo: tirando indietro il capo irrigidendosi come sua abitudine nel saluto, avrebbe inconsapevolmente portato la testa fuori traiettoria[7].

La Gibson, faticosamente sottratta a un tentativo di linciaggio, fu condotta in questura; interrogata, non rivelò la ragione dell'attentato. Romano Mussolini, figlio del Duce, ebbe a raccontare che il padre, subito soccorso da decine di chirurghi che erano appunto sul posto per il congresso, disse di essersi preoccupato davvero soltanto quando vide questi avvicinarsi[8].

L'attentatrice venne assolta in istruttoria dal Tribunale speciale per totale infermità di mente e, successivamente, espulsa dall'Italia verso l'Inghilterra[9]. Rimase per trent'anni ricoverata in una clinica psichiatrica, il St Andrew's Hospital a Northampton, ove morì.


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