Le coincidenze dello zio Sam. La parità dollaro-euro favorisce gli americani, proprio gli stessi che hanno aumentato le importazioni di gas in Europa.
Per la prima volta dopo anni l’euro e il dollaro valgono uguali. Purtroppo non è una buona notizia per noi, per la maggioranza della popolazione.
Se un euro vale di meno vuol dire che servono più euro per acquistare un determinato prodotto importato. L’intervento russo in Ucraina ha rappresentato l’occasione per imporre agli europei il gas liquido americano come una delle fonti energetiche principali, più inquinanti e più care. La parità dollaro-euro vorrà dire che pagheremo ancora di più l’energia che importiamo dagli Usa, dall’Algeria, dall’Arabia Saudita.
Non solo. Ovviamente anche altri beni importanti risulteranno più cari. Per esempio i prodotti cinesi, che avevano rappresentato prodotti di consumo accessibili alla fasce sociali medio basse diverranno più cari.
Non solo. Un euro meno forte potrà voler dire fuga di capitali che cercheranno monete più forti e affidabili. Almeno, direte voi, con un euro più debole le merci europee e italiane costeranno di meno e sarà più facile esportarle? In teoria vero, in pratica bisogna vedere rispetto a chi e soprattutto se i prodotti italiani sono caratterizzati da alta elasticità della domanda - e per molti prodotti italiani non è così. Aggiungiamoci che l’inflazione rischia di rendere poco competitive le nostre merci e, soprattutto, l’ipotesi di razionamenti energetici potrebbe ridurre la produzione ed espellere dal mercato migliaia di imprese.
Per capirci, dunque, aumenta l’impoverimento degli europei - soprattutto dei paesi periferici, e la destrutturazione del nostro sistema produttivo trasformandoci in una (altra) periferia produttiva dell'impero americano.
Guendalina Anzolin e Francesco Campolongo
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