Una risposta importante e necessaria, per arginare le solite interpretazioni di comodo del potere, governanti e il popolo inconsapevole.
RISPOSTA A PIERO BEVILACQUA
Caro Piero, mi permetto di dissentire dal tuo articolo Il mondo senza natura degli intellettuali no vax, che pure ho visto apprezzato da molti di cui, come di te, ho molta stima. Non entro nel merito del background filosofico di Agamben e Cacciari, che non conosco a sufficienza e che non ho alcun interesse ad approfondire (rilevo però che la figura dell’homo sacer di Agamben non ha niente a che fare con l’antropocentrismo, o con la sacralizzazione dell’uomo, nel senso moderno del termine).
Contesto però, come ho già fatto altrove, la facile identificazione tra rifiuto del vaccino (o di questo vaccino) e l’egoismo individualistico di stampo “neoliberista”. E’ un bersaglio di comodo che non ci porta lontano, ma che porta lontano altri. Ieri Theresa May auspicava la creazione di un ambiente ostile agli immigrati per “risolvere” il problema dell’immigrazione. Oggi l’ambiente ostile lo promuove, con pubblica dichiarazione, Macron nei confronti dei no vax, per risolvere quello della pandemia. In Italia lo si sta facendo da tempo con successo – con o senza pubbliche dichiarazioni – nei confronti di entrambi, migranti e no vax. Quale sarà il prossimo bersaglio? Vero è che molti cosiddetti no vax fanno altrettanto, se non peggio, nei confronti di medici “vaccinisti” e di infermieri impegnati nel loro lavoro. Ma non sono investiti di poteri pubblici né del favore della quasi totalità dei media. Il che è una differenza di cui tener conto… Il risultato è una crescente incomunicabilità tra due “partiti” (niente e che fare con quelli politici) che si guardano in cagnesco.
Nell’arcipelago no vax ci sono molte componenti. Innanzitutto, nazisti e cattolici “tradizionalisti” – quasi la stessa cosa – con finalità palesemente strumentali, che hanno gioco grazie al disinteresse e alla renitenza nell’interpretare le motivazioni di quell’arcipelago parte di chi come noi avrebbe invece tutto l’interesse per cercare di farlo. Poi c’è una vasta schiera di persone dalle convinzioni solide (già emersa quattro anni fa, in occasione delle mobilitazioni contro i dieci vaccini obbligatori della Lorenzin) per le quali il rifiuto dei vaccini, di tutti i vaccini, come di molti dei farmaci di sintesi riconosciuti dalla medicina ufficiale, fa parte di un regime di vita fatto di sobrietà, di cibo biologico, di lotta contro l’inquinamento dei campi e dell’ambiente, di rispetto e di ascolto della natura e del vivente. Un regime che non è mai il frutto di scelte e meno che mai di pratiche individuali, ma di forme di condivisione che le costituiscono in comunità baste su mutualismo e solidarietà: pratiche da cui abbiamo tutto da imparare. Far passare le loro scelte per individualismo ed egoismo neoliberista – ne ho già discusso con Sergio Bologna, che le conosce bene perché ne ha un ”esemplare” in famiglia – è una manifestazione di insipienza.
Poi c’è una platea molto ampia di persone non organizzate che ce l’hanno con il governo e che hanno trovato nelle manifestazioni no vax – in mancanza di altri “attrattori” sociali credibili – il modo di sfogare la loro rabbia in modo disordinato e a volte grottesco. Non si spiega altrimenti la perseveranza con cui hanno continuato a ritornare in piazza. Tra loro troviamo “collettivi” tutt’altro che egoisti – per lo meno in senso individualistico, ancorché li si potrebbe, per me a torto, giudicare “corporativi” – come i portuali di Trieste e quelli di Genova (che, ricordo, hanno organizzato diversi scioperi contro il transito di armi; per questo lodati anche dal papa; ma da chi, altri?). Poi c’è una schiera di “sbandati dei social”, pronti a bere e a divulgare le più varie e spesso più stupide (ma non sempre) teorie complottiste. Hanno facile accesso alle altre componenti dell’arcipelago che è tutt’altro che impermeabile a molte delle loro teorie, ma che certo non si risolve in esse. Ma è un motivo per lasciar loro il campo libero? Occorre tener conto, però, che l’universo no vax, presente in tutto l’Occidentale (del resto del mondo non so) è molto più vasto di quel 10-15 per cento di italiani non vaccinati, perché comprende anche molti che si sono visti costretti a vaccinarsi, ma che nutrono nei confronti dei vaccini, delle misure governative e del Governo lo stesso rigetto dei no vax praticanti. E qui, più che i sondaggi contano i discorsi che si sentono in tram o al bar. E più che i nazisti, di cui non bisogna mai dimenticare presenza e minacce, conta una sempre più ampia sovrapposizione tra l’area del non voto e quella del no vax; tacite o dichiarate. D’altronde, come dargli torto? E qui entriamo nel secondo punto della mia contestazione.
Non è difficile vedere nelle decisioni contradditorie e contraddette dei governi – e soprattutto dell’ultimo, quello in carica – non il carattere sperimentale e necessariamente mai definitivo dei risultati della ricerca scientifica, bensì il semplice compromesso tra gli interessi personali, elettorali e lobbistici di uomini come Salvini, Brunetta o Renzi, ma anche Letta o Speranza (più molti altri. Draghi, d’altronde, non è da meno; e ci ha messo pochi mesi per unirsi al gruppo).Perché, di molti dei tanti medici-scienziati che fanno le star in TV viene spesso da pensare che siano loro e la loro “scienza” ad adeguarsi alle scelte dei politici piuttosto che il contrario.
Errori ne sono stati fatti molti e molti erano inevitabili: ma alcune scelte non sono errori ma crimini o inganni: innanzitutto il rifiuto di liberalizzare i brevetti sui vaccini, cosa consentita dall’WCO, a cui il governo italiano si è allineato. Era chiaro fin dall’inizio, una volta messo a punto un vaccino, che per impedire la circolazione e la mutazione del virus era necessario vaccinare nel più breve tempo possibile il numero più alto possibile degli abitanti del globo. Uno sforzo e un costo eccessivo? Quanto sono costate – lo chiedo ai cultori e agli adoratori del PIL – le perdite di PIL di due anni rispetto al costo di un intervento a tappeto a livello mondiale (risparmiando, per carità, tutti coloro che non vogliono vaccinarsi, ma consentendo a tutti gli altri di farlo)? Le varianti che oggi tornano ad aggredirci, riportandoci al punto di partenza, non sono che la conseguenza di questo mancato intervento. Ma quanti medici-scienziati ce lo ricordano nelle loro quotidiane comparse in TV e sui giornali? Poi l’aver agitato il miraggio dell’immunità di gregge a livello nazionale, bloccando qualche volo internazionale o imponendo qualche tampone ai confini: pura fuffa. Poi l’aver fatto credere – con tanto di supporto scientifico – che una volta vaccinati non si era più né contagiosi né contagiabili e aspettando mesi per lasciare intendere che il vaccino difendeva sì, per lo più, dalle forme più gravi della malattia, ma non dal contagio; e mettendo così “in libera uscita” un popolo di vettori del contagio ben più influente di quella misera percentuale di non vaccinati che, se l’immunità di gregge non fosse una chimera, non avrebbe alcuna possibilità di infettare il resto della popolazione. Poi, evitando accuratamente di finanziare tutte le misure che avrebbero potuto ridurre la circolazione del virus con un vero distanziamento: per esempio, requisire locali per farne aule scolastiche, in attesa di costruirne di nuove e assumere all’istante – non stanno forse governando in deficit? – un numero adeguato di insegnanti (che, a differenza dei medici, ci sarebbero già). Moltiplicare i mezzi pubblici e le loro corse per portare gli studenti a scuola in sicurezza - non sono forse loro, la Next Generation EU, i destinatari di tutti quei fondi? – e anticipare così un futuro in cui il mezzo condiviso dovrà avere il sopravvento su quello individuale. Invece hanno gettato miliardi e miliardi di euro in progetti di infrastrutture di trasporto senza senso – se la transizione ecologica ha un senso – sia ora che, ancor più, in futuro. Poi rafforzare la medicina territoriale (e la formazione dei medici): quella che, come dimostrato, intervenendo per tempo dopo i primi sintomi, può evitare l’ospedalizzazione e l’inevitabile aggravamento dei contagiati. Lo si dice da due anni ma non si è fatto quasi niente. Poi, niente è stato fatto per portare alla pubblica discussione i casi di risoluzione positiva del contagio con interventi farmacologici tempestivi. Poi, poi, poi. La gente non è scema, e queste decisioni, dettate da interessi consolidati, si sono riflesse sul credito dei medici-scienziati che le hanno avallate o non le hanno adeguatamente denunciate.
Non so infine da dove tu abbia ricavato la convinzione che i due filosofi sotto accusa abbiano una visione della scienza come sapere indiscutibile e infallibile, strumento di un dominio “antropocentrico” che Cacciari assegnerebbe all’uomo sulla natura. Tu da storico sai che questa è in realtà la temperie entro cui è nata e si è sviluppata la scienza moderna, che ha trovato la sua espressione più chiara nella distinzione cartesiana tra res cogitans (la mente, il soggetto, l’iniziativa, la libertà) e res extensa (la natura come corpo inerte o dispositivo meccanico a disposizione di chi li studia per soggiogarli). Un paradigma che solo di recente, e tutt’altro che esaustivamente, ha cominciato a venir rovesciato da un approccio olistico promosso dalla cultura ecologica e abbracciata, tra l’altro, da molte delle comunità che tu tacci di egoismo e che invece vedono nella capacità di rigenerarsi e di rigenerare propria del mondo della natura la strada per affrontare a monte i danni provocati dall’”arroganza antropocentrica” della tecnica. Ma che cosa c’entra questo con la contestazione della sicumera con cui i medici-scienziati della TV (e, dietro di loro, il Governo) sono venuti a spacciare come verità l’efficacia di cui volta per volta – e ogni volta al ribasso – è stato accreditato il vaccino? Non sta proprio lì “l’arroganza antropocentrica” e “l’ingenua pretesa dell’infallibilità della scienza” di cui accusi Agamben e Cacciari, che avranno anche i loro torti, ma non quelli dei governi e dei medici-scienziati che ci hanno scientemente ingannati, ciascuno per conto suo, e che continuano a farlo? Non era – non sarebbe - meglio parlare chiaro a tutti e spiegare che sì, si fa quel che si può; ma anche che si potrebbe fare molto di più e molto meglio di quel che si fa?
Nessun commento:
Posta un commento