Da Eleonora Evi eurodeputata Verdi Europei
L’Old Bailey ha emesso la sua sentenza: Julian Assange NON VERRÀ ESTRADATO negli USA, dove lo avrebbero atteso 175 anni di carcere per accuse (infondate) di spionaggio.
Il giudice ha motivato la decisione appellandosi alle precarie condizioni della salute mentale di Assange, gravemente peggiorate dal carcere durissimo e dalle gravissime violazioni dei suoi diritti fondamentali da parte della Gran Bretagna.
Dobbiamo tanto ad Assange, che strappò con coraggio quel velo di ipocrisia che da sempre nasconde il vero volto di lobby e istituzioni. I file segreti militari e diplomatici forniti da Chelsea Manning e resi pubblici da WikiLeaks, insieme al Guardian e ad altri media, avevano rivelato orribili abusi da parte degli Stati Uniti e di altri governi.
Eppure nessun governo o istituzione fu chiamato a rispondere di quanto denunciato. Per anni abbiamo assistito solo all’accanimento su un giornalista che stava facendo con coraggio il suo lavoro di inchiesta e denuncia.
Negli anni mi sono unita ai tanti appelli di legali e associazioni, che chiedevano di bloccare l’estradizione di Assange ma che sembravano cadere puntualmente nel vuoto.
Sembravano non esserci speranze, e invece, oggi possiamo celebrare un bel giorno per la democrazia e la libertà di stampa.
Gli Stati Uniti hanno ancora 14 giorni per presentare ricorso, ma mi auguro che la Gran Bretagna non faccia passi indietro e che, anzi, restituisca ad Assange la sua libertà.
Da l'antidiplomatico
Scene di giubilo hanno salutato la decisione del giudice Vanessa Baraitser di non estradare il fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti per affrontare le accuse di spionaggio al tribunale di Old Bailey di Londra.
Assange, 49 anni, era accusato di 18 accuse di cospirazione per aver hackerato computer del governo degli Stati Uniti e la pubblicazione di documenti militari riservati, incluso un video di un attacco con elicottero Apache del 2007 a Baghdad in cui sono state uccise una dozzina di persone, tra cui due giornalisti Reuters.
Nella sua sentenza la Baraitser ha affermato che i diritti alla libertà di parola non forniscono "una discrezione illimitata da parte di Assange per decidere cosa pubblicherà".
Il magistrato ha, inoltre, motivato la sua sentenza precisando che ci sono i rischi che Assange possa suicidarsi.
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