lunedì 20 febbraio 2017

400 balene spiaggiate in Nuova Zelanda,



servizio a cura di Orazio La Corte
Da venerdì 10 febbraio 2017, sono oltre 600 i cetacei arrivati sulle coste, per motivi al momento ignoti. 400 balene si sono arenate su una spiaggia Farewell Spit vicino alla città di Nelson, nel nord dell’isola meridionale. 

300 esemplari non ce l’hanno fatta, mentre un centinaio si è salvato grazie all’intervento dei volontari che hanno formato una catena umana. Sabato una nuova ondata di 240 cetacei è arrivata nella stessa zona. In questo caso però gli animali sono riusciti a ritrovare da soli la strada del mare aperto, anche se non hanno abbandonato le acque prospicenti l'area.



Lo ha reso noto, oggi 12 febbraio il portavoce del ministero per l'Ambiente di Wellington. Gli ultimi sforzi dei soccorritori si stanno concentrando sulle 17 balene ancora in vita rimaste accanto alle carcasse di quelle arenatesi nei giorni scorsi.
Gli esemplari coinvolti in questo particolare fenomeno sono ‘balene pilota’, che come dimensioni possono arrivare a sei metri di lunghezza per oltre tre tonnellate di peso.
Nella giornata di venerdì decine di volontari hanno provato a salvare i 100 cetacei ancora vivi, ricoprendoli con asciugamani e lenzuola umidi per tenerli al fresco e bagnati. È stato fatto un appello anche agli abitanti e alle scuole delle città vicino alla spiaggia, perché raggiungessero i cetacei spiaggiati e aiutassero i volontari. 


Quando in Nuova Zelanda era tarda mattinata, l’alta marea ha consentito ai soccorritori di rimettere in acqua i globicefali sopravvissuti: nel pomeriggio però 90 di loro si sono nuovamente spiaggiati, per via della bassa marea. I 500 soccorritori presenti hanno cercato di tenerli in vita per un altro giorno, in attesa dell’alta marea.

Andrew Lamason, un responsabile locale del dipartimento neozelandese che si occupa della protezione degli animali, ha spiegato che non si sa ancora se ci sia stata una ragione particolare per cui i globicefali si sono spiaggiati, ma la baia è poco profonda, e per i cetacei che ci entrano uscirne è particolarmente difficile. È anche normale che i cetacei, una volta rientrati in acqua per l’alta marea, si spiaggino di nuovo, perché la loro natura da animali di branco fa sì che si tengano vicini ai loro simili, anche se sono morti sulla spiaggia. I soccorritori proveranno a guidarli in mare aperto, ma è difficile che obbediscano se non è un leader del gruppo a impartire le direzioni.

Per ora i corpi dei cetacei morti saranno tenuti sulla spiaggia: verranno poi smaltiti in mare, ma la priorità è stata data al salvataggio degli animali ancora vivi. Gli unici spiaggiamenti di balene in Nuova Zelanda che hanno coinvolto più esemplari di quello di ieri sono quello delle isole Chatham del 1918, quando se ne arenarono un migliaio, e quello del 1985 all’isola neozelandese di Great Barrier, quando furono 450. E la Nuova Zelanda è uno dei paesi del mondo dove ogni anno si spiaggiano più cetacei (circa 300).
L'oceanologo Denis Ody del WWF avanza l'ipotesi che gli animali possano essere portati su percorsi sbagliati dall'effetto dei sonar utilizzati anche a scopi militari


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